Meditazione al Rosario del 18 marzo 2020

Bologna, Convento San Giuseppe

Continueremo a pregare insieme. Ne sento una grande gioia interiore, che scaccia la tristezza per la situazione che stiamo vivendo. Vi penso a casa, da soli o con la vostra famiglia, forse anche al lavoro in cucina per preparare qualcosa, tutti costretti a un diverso uso del tempo che a volte stordisce, travolti da tante domande che sono come onde di incertezza che sommergono la fragile barca del nostro cuore e delle nostre relazioni.

Portiamo sempre nel cuore quanti hanno qualche familiare malato o quanti hanno perso una persona cara senza nemmeno avere potuto dare l’ultimo saluto a chi ci lasciava per sempre. Siamo vicini a loro e capiamo ancora di più quelle parole così rassicuranti di Gesù: “Io sono con voi tutti i giorni”.

Lui, che ha dato la vita perché la nostra non finisca, non lascia soli nell’avversità ed era con loro, vicino, li ha presi teneramente con sé perché li ha strappati dal buio della morte. Gesù é accanto a chi lotta per la vita. Mi raccontava un parroco che alcune persone ricoverate si sono fatte registrare il suono delle campane e lo risentono per avere compagnia e consolazione. Sì, le campane ci ricordano il Signore e la sua Chiesa che ci raggiunge e ci riempie del suo amore. Io sono con voi tutti i giorni. 

Il male non si sconfigge mai con rapidità. L’epoca digitale e la tecnica ci possono illudere che basta poco. Dobbiamo essere serenamente insistenti nella preghiera per esserlo anche nella realtà, come le scelte che dobbiamo rispettare con rigore indispensabile perché solo così si sconfigge il male, che approfitta propri della nostra incoscienza e presunzione.

La preghiera ci riempie di speranza e quindi di forza, perché ci aiuta a sentire nella profondità del nostro cuore e della nostra mente l’amore di Dio. Nel rosario siamo insistenti! Ripetiamo le parole e contempliamo i misteri, quelli che la Parola ci annuncia. Lo facciamo con l’insistenza del bambini che devono imparare e non si stancano di farlo, di ripetere qualcosa che scoprono e piace.

Ci aiuta ad essere spirituali, pieni del suo spirito che non significa avere chissà quali pensieri profondi, ma stare con il Signore e fare come Giuseppe, uomo spirituale e concreto, che ascolta la parola e semplicemente la mette in pratica. 

Di fronte allo sconosciuto proviamo tutti paura. Giuseppe si trovava in una situazione che sconvolgeva tutti i sui piani, pericolosa per lui, anche se lo era molto di più per Maria. Aveva paura e pensava, pur essendo giusto, a vincere la paura allontanando Maria e abbandonandola al suo destino. Come a dire: “Mi salvo da solo”.

Così Giuseppe si sarebbe salvato dai giudizi, dall’imprevedibile, da qualcosa che non aveva scelto lui e che non avrebbe posseduto. Nel sogno ascolta la Parola del Signore. Non avere paura di prenderla con te. Lega la sua vita a Maria, anche se non capisce, e custodisce Maria.

E’ il primo che capisce che amare non è possedere e che l’amore rende mio quello che non è mio. Chi custodisce Gesù, come Giuseppe, nel suo cuore, cambia, ha la forza per vincere tutte le difficoltà, come Erode, come noi questo terribile Erode che è il virus. Noi abbiamo bisogno di uomini seri, custodi, consapevoli e che non mollano pensando a sé. Il mondo, le messi che biondeggiano adesso, ci trovino operai pieni di speranza, certi che l’amore è più forte del male e Gesù è la salvezza del suo popolo.

18/03/2020
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