Meditazione del Rosario del 26 marzo 2020

Bologna, Cattedrale

Noi continuiamo concordi e insistenti, a pregare assieme. Questo appuntamento è diventato un piccolo rito che ritma le nostre giornate, magari dovendolo aggiustare con le varie incombenze domestiche. C’è chi si unisce alla preghiera mentre prepara la cena.

Questa situazione così drammatica diventa un’opportunità di crescita. Lo diciamo con tanta sofferenza perché ci sono persone che muoiono e tante che soffrono. Anche per loro non buttiamo via quello che stiamo capendo. Il tempo che è stato tolto a chi è colpito, per certi verso a tutti, ci renda consapevoli a non sciuparlo. Oggi siamo tutti un po’ più soli e la solitudine, se non scappiamo, ci obbliga a conoscerci meglio.

Possiamo non farci stordire dalle apparenze. Questo spazio della preghiera, per la quale spesso pensavamo di non avere mai tempo, ci aiuta ad essere spirituali e interiori. Non si può essere uomini materiali senza curare lo spirito, cioè l’amore che abbiamo nel cuore. Interiorità non è una introspezione infinita dentro l’abisso del nostro cuore, come si esprime il salmo.

Non finiremmo mai e facilmente rischieremmo di essere solo egocentrici. L’uomo interiore è uno che costruisce la sua casa sulla roccia di quello che il Signore gli dice. Non è uno che ha risolto tutto, che non ha più problemi e dubbi, ma è chi ha fatto entrare il Signore nel profondo del suo cuore, si è “innamorato” per davvero di Lui, lo ha preso sul serio, non gioca con le esperienze per nutrire il suo io.

Noi non siamo oggetto della salvezza, ma soggetti, perché il Signore non ci chiama servi ma amici e ha bisogno della nostra volontà perché si possa compiere la sua. L’uomo interiore è segnato dal suo peccato, anzi lo capisce davvero, non si assolve da solo. Ha iniziato a parlare con il Padre, non perché avesse palato a farlo bene, ma come sapeva e come un bambino ha imparato a parlare ascoltandolo, perché così si impara a parlare la lingua di Dio e dell’uomo.

Prendiamo la buona abitudine di leggere ogni giorno un passo del Vangelo e, sull’ esempio di Maria, custodire nel cuore la Parola, perché, come un buon seme, porti frutto nella nostra vita. E’ rientrato in se stesso, non si vergogna più di cercare l’abbraccio del Padre ed ha capito che possiede tutto perché la sua casa è di amore e non deve più cerca la sua parte per essere se stesso, ma lo è insieme al Padre. Ha trovato l’essenziale.

L’esteriore è preoccupato sempre dell’apparenza e non della sostanza, dei riconoscimenti e non del cuore, li cerca come conferme continue, come la compulsività delle relazioni digitali. L’uomo interiore resiste al male perché forte dell’amore di Dio. Non ha tutte le risposte o una volontà temprata, ma non vuole perdere l’amore che ha scoperto, che è andato a sceglierlo nel suo angolo del mondo, che aspettava per incontrare la risposta al desiderio che aveva nel cuore. “E tutto è nuovo adesso che mi hai detto che mi sei amico, prezioso agli occhi tuoi perché hai preferito, hai preferito me”, cantava un poeta. 

Scrisse ad una sua amica Annalena Tonelli: “Dio è nella cava del nostro cuore. Nulla come la solitudine e il silenzio per l’incontro faccia a faccia con Lui. Per le decisioni da prendere non lasciarti uccidere dal timore. Se crediamo, noi non possiamo più avere timore di nulla”. “Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza avere prima fatto la nostra parte dentro di noi”, scriveva Etty Hillesum durante la tempesta della guerra che spense la sua giovanissima vita. 

Ecco, l’uomo interiore prepara il suo cuore con la preghiera, che è ascoltare Dio e stare con Lui. Il mondo oggi ha tanto bisogno di uomini che hanno un cuore e non di agitati negli affanni e nelle convenienze personali. Sono loro che ci permettono di affrontare la crisi, che aiutano con il loro servizio e che ricostruiranno la casa di Dio e la città degli uomini dopo il diluvio. 

26/03/2020
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