Convegno organizzato dalla CISL e dalla Compagnia delle Opere « Giovani e lavoro:quali diritti nel nuovo quadro normativo»

Bologna, Cappella Farnese

Sono grato agli organizzatori di questo Convegno per avermi offerto l’opportunità di portare il saluto della Chiesa di Bologna e del suo Arcivescovo il Cardinale Giacomo Biffi.
L’argomento messo a tema, non solo è chiamato a rispondere a domande di stringente attualità, ma a porre sul tavolo della verifica la capacità promozionale del nostro sistema democratico, attraverso l’applicazione del «principio di solidarietà» che, secondo la dottrina sociale della Chiesa, rimane uno dei principi basilari della concezione cristiana dell’organizzazione sociale e politica (Cf. CA, 10).
In tale contesto, la solidarietà non va intesa come «un sentimento di vaga compassione», ma come «determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno» (SRS, 38).
È noto che i rapporti tra i giovani e la società sono molto cambiati e denunciano una crisi generazionale senza precedenti, che interpella tutte le forze vive e consapevoli operanti nei nostri sistemi organizzativi.
Tra i giovani italiani, troppo pochi si sentono “generati”, in senso socio-culturale, da chi li ha preceduti. Gli altri vivono un disagio che li schiaccia sul presente, li ancora a progetti irreali e non li stimola a progettare il futuro.
Questo stato di cose continua a superare il livello di guardia, perché la società italiana, stracolma di messaggi, ma povera di scelte etiche, stenta a compiere il salto di qualità di cui ha bisogno: soppesare, cioè, criticamente il passato, interpretare con sufficiente lucidità il presente, esplorare con slancio più generoso e animo più risoluto il proprio futuro.
Su questo orizzonte, la società italiana ha bisogno di recuperare l’«etica della responsabilità come «meccanismo di connessione», che dia al suo tessuto «molecolare» la possibilità di «ricodificare» il senso ultimo del vivere insieme (Cf. Rapporto Censis 1999, XX).
A tale scopo, i corpi intermedi della nostra organizzazione sociale (dal sindacato alle organizzazioni imprenditoriali, all’associazionismo professionale, allo stesso cosiddetto “terzo settore”), sono chiamati a favorire la crescita armonica dei soggetti sociali, nel contesto di una lettura oggettiva della situazione economica generale del Paese, senza lasciarsi trascinare nell’area di una litigiosità permanente, che allontana la soluzione dei problemi.
In sostanza, i cattolici sono chiamati a praticare il «compromesso» nel suo significato pieno di «cum-promittere», cioè il cercare insieme la migliore soluzione possibile dei problemi, sotto lo sguardo dell’«arbitro», che è il popolo italiano. Sotto questo profilo, cercare incessantemente il compromesso in senso nobile, cioè il mantenere, nella tenace ricerca del bene comune, il dialogo tra i diversi soggetti della compagine sociale, significa praticare una nobile legge della politica, cioè una delle forme più elevate della carità.
In un momento in cui la società italiana soffre per un’evidente «inquietudine collettiva», ha bisogno di riferimenti oggettivi, per neutralizzare gli effetti ambigui della «globalizzazione», del terrorismo strategico e culturale, del pacifismo a senso unico e della logica perversa della conflittualità permanente che sta paralizzando il nostro paese.
Il sistema maggioritario bipolare “artificiale”, che qualche riformatore frettoloso è riuscito ad imporre, sull’onda di un’emotività anch’essa “costruita”, non riesce a svincolarsi dalla vecchia logica di schieramento. La “destra” e la “sinistra” continuano a imporsi come criteri di riferimento assoluto, ma di fatto incapaci di cogliere le opportunità offerte dalla ragionevolezza dei valori oggettivi, ovunque essi si trovino.
L’Italia e l’Europa hanno bisogno di offrire alle nuove generazioni tempi e spazi adeguati per una formazione capace di porre i giovani nella condizione di cogliere tutte le opportunità che il mercato del lavoro offre.
Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica “Novo millennio ineunte”, scrive che la «generosa disponibilità» e l’entusiasmo dei giovani devono essere investiti «come un nuovo talento», che il Signore ha messo nelle nostre mani perché lo facciano fruttificare (Cf. NMI, 41).
I Vescovi italiani, da parte loro, «condividono la speranza con i tanti giovani che sono in ricerca di un lavoro, e con tutti quei lavoratori che faticano a trovare punti di riferimento nella complessità e precarietà del mondo del lavoro» (OPEI/2001, 61).
In questa direzione sembra procedere la recente riforma del mercato del lavoro disegnata dal Prof. Marco Biagi, e fatta propria dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Una riforma che si affida a quella cultura sindacale aperta alla salvaguardia della persona, ma refrattaria alla visione ristretta di chi considera il lavoro “l’inesorabile epicentro del conflitto sociale e, quindi, lo strumento di un progetto politico antagonista”. Una visione che è nell’atto di nascita della CISL, lo è stata nella sua storia e deve continuare ad esserlo.
D’altra parte il progetto di riforma non deve rischiare di essere dirottato sul binario morto dei “futuribili”, quella specie di cimitero delle idee mai realizzate o che – per varie ragioni – non si realizzeranno mai.
Penso che questo Convegno debba considerarsi un momento di quel dialogo costruttivo e indispensabile per creare sinergia tra le parti sociali. Infatti i soggetti sociali cristianamente ispirati sono portatori di valori universali, di cui il mondo ha bisogno per superare gli effetti negativi della globalizzazione, ma soprattutto per salvaguardare l’integrità delle risorse umane modellate su Cristo.
Gesù Cristo, infatti, «è il nuovo inizio di tutto» e, insieme, «la ricapitolazione di tutto». Con la sua Incarnazione «si è unito in certo modo ad ogni uomo» (Cf. TMA 4, 6). Per questo i cattolici debbono coltivare, oggi più che mai, la persuasione ribadita della “Centesimus annus”: «Non c’è vera soluzione della “questione sociale” fuori del Vangelo…» e le «cose nuove» che avanzano possono trovare in esso il loro spazio di verità e la dovuta impostazione morale» (CA, 5).
Con l’auspicio che l’impegno degli organizzatori, dei relatori e di quanti hanno contribuito alla realizzazione di questa importante occasione di confronto e di approfondimento possa portare frutti abbondanti, auguro a tutti buon lavoro.

 

31/10/2003
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