Esequie di don Giovanni Cattani

Con commozione affidiamo il nostro caro don Giovanni alle mani di Dio, quelle che ha cercato per tutta la vita ed alle quali si è affidato. Lo facciamo con sobrietà e interiorità, come nel carattere di don Giovanni, essenziale, ma sempre attento, sensibile, fraterno, immediato, senza ridondanze, senza compiacimenti, senza due tuniche e bisacce piene; senza perché uomo evangelico, perché non ne aveva bisogno, perché aveva quello che serve e aiutava tanti a trovarlo. Siamo confortati dalla luce della Pasqua, con il cuore pieno di quel primo e definitivo “è vivo!”, con gli occhi aperti perché lo vediamo nello spezzare del pane. Non ha creduto invano don Giovanni. Niente è invano nel mondo amato da Dio, perché nulla si perde di quanto è affidato a Lui e di quanto è compiuto del suo nome. E’ il cento volte tanto in cui lui ha creduto e che ha sperimentato, allo stesso tempo consapevole di essere un servo inutile. Lo ha visto concretamente in questi ultimi mesi dolorosi, faticosi, inaspettati come sempre è la malattia, ma che non hanno piegato la quercia solida del suo animo. Il cento volte tanto è diventato l’affetto e la vicinanza della sua famiglia e dei tanti, davvero cento volte tanto, che sono e siamo la sua famiglia. Mi ha commosso come tutte le volte che sono andato a trovarlo era sempre circondato da qualcuno, con cui pregava, scherzava, confortava. Sì, spesso era lui che con fermezza dava coraggio e guardava avanti. Sono andato in Tanzania e lì ho trovato ancora altro cento volte tanto. La sua presenza a quasi trenta anni era ancora viva, anzi quasi era diventata una tradizione orale, che si tramandava in quella prima generazione di cristiani che la sua umanità ha permesso venisse generata dallo Spirito. Era parroco da dodici anni quando partì.  Lui, prete antico, ordinato quasi dieci anni prima della fine del Concilio Vaticano II, cresciuto negli anni della guerra e della ricostruzione, ha vissuto nell’amore indiscusso per la chiesa con spirito libero e apostolico. Libero da convenzioni e galatei ecclesiastici e proprio per questo con un senso della chiesa vero, rispettoso e fermo che ha amato e servito in maniera esemplare. Della chiesa non ci si serve, ma si serve; non onori, ma oneri. Giovanni sapeva bene che non servivano i trattati che stanno nelle scaffalature, trattati che conosceva bene da uomo di grande cultura com’era, mai esibita (proprio come gli uomini di cultura!) eppure che permeava tutte le sue parole, perché per lui l’unico trattato vero era la Parola di Dio e l’amore misericordioso, umano che questa genera. L’odore delle pecore lo conosceva bene e ne era ricambiato. Lo faceva in modo personale, ma mai personalistico.  La salus animarum veniva certamente prima della salus idearum, perché questa diventa piccola convenienza personale, prudenza del non fare, dell’arte del rimando, del non pagare mai di persona, dello scegliere il prudente chiudersi.  Giovanni è stato un prete vero e un uomo vero, vivendo lo spirito apostolico non solo andando fino ai confini della terra ma anche percorrendo fino alla fine e sempre con tanta libertà interiore e intelligenza, le strade verso gli uomini così come essi sono e dove sono. Era a casa ovunque, perché pieno dell’amore di Dio. Aveva detto a proposito dell’invito di Gesù a raccogliere quanto avanzato dalla moltiplicazione dei pani delle parole che mi sembrano siano state il suo programma di vita.
“Divenire quel volto amico sorridente per scoprire e valorizzare il riflesso di Dio in tutti: credenti, atei, uomini di scienza, diseredati, quelli che la sventura ha sfigurato. Anche se lo specchio riflettente è andato in pezzi c’è pur sempre un pezzettino che riflette la luce di Dio. Impariamo a raccogliere i pezzi della infinita benevolenza di Dio, rivelatasi nel Signore Gesù, perchè nulla vada perduto. Lo Spirito di Dio che è Sapienza e Intelligenza ci guidi a vedere la presenza di Dio nel libro della natura, dell’arte, della storia che seppur melmosa, rivela ed è orientata a Cristo il Verbo di Dio. Il fango rende brutta, offusca, ma non cancella l’opera, l’immagine di Dio, che solo Cristo ci ha restituito nel suo splendore e nella sua completezza. E’ lo spirito di Dio, lo Spirito di Cristo servo umile e mite che ci guida nel mondo – che è pur sempre il mondo di Dio, anche se un pò sfigurato – ad ascoltare con amore tutta la gente senza eccezione di persona e scoprirvi o immettervi il seme di una speranza e di un’attesa più grande”. Solo poche domeniche or sono era andato a Fossatone e Crocetta per celebrare. Il Paradiso lo ha iniziato già con quelle Sante Eucarestie, vero rendimento di grazie per tutti i doni ricevuti e offerti. E’ quello che non finisce, mistero che abbiamo contemplato nel Congresso Eucaristico. Oggi quel rendimento di grazie lo vive pieno in cielo, accolto alla mensa del padre, il giorno che non conosce tramonto, quella domenica nella quale ha chiusi gli occhi sul mondo per aprirli alla luce vera. Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste. Sono le cose grandi di Dio, quelle che rendono grandi gli uomini, come è stato per don Giovanni. Oggi segue Gesù e va con Lui e per Lui al Padre. In Pace.

03/05/2017
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