Festa di San Tommaso D’Aquino

Ogni memoria non è rivolta solo al passato ma ci aiuta a comprendere le nostre radici e ci rende consapevoli dei doni che ci sono stati confidati perché a nostra volta li spendiamo. Per questo la memoria ci apre al futuro. Essa é piena perché si unisce alla comunione dei santi, circolarità misteriosa dei vari carismi, della quale spesso siamo inconsapevoli, eppure così efficace, che protegge e orienta la nostra vita. Oggi insieme alla Comunità della Facoltà Teologica Inter Regionale e alla Comunità dei Padri Domenicani ricordiamo San Tommaso. Abbiamo la grazia di farlo in un luogo così importante perché conserva il corpo di San Domenico, senza il quale non possiamo certo comprendere la vicenda di San Tommaso, figlio proprio di quel carisma che non ebbe timore di confrontarsi con la città e con l’Università. Nel 1974 Papa Paolo VI, che tanto abbiamo ricordato in questi mesi nei quali riviviamo la stagione del Concilio Vaticano II che lo vide protagonista, recandosi in pellegrinaggio a Fossanova si chiedeva: “Maestro Tommaso, quale lezione ci puoi dare? A noi, in un momento breve e intenso qual è il presente, a noi lontani sette secoli dalla tua scuola, a noi, galvanizzati dalla cultura moderna, a noi, fieri del nostro sapere scientifico, a noi, distratti dal «fascino della frivolezza»di cui parla il libro della Sapienza (Sap. 4, 12), e di cui noi sperimentiamo oggi, con la prevalenza della conoscenza sensibile su quella intellettuale e spirituale, il vertiginoso incantesimo, a noi, sottoposti alla anestesia del laicismo antireligioso, a noi, S. Tommaso, che ancora grandeggi, filosofo e teologo, sull’orizzonte del pensiero avido di sicurezza, di chiarezza, di profondità, di realtà, a noi, anche con una sola parola, che cosa ci puoi dire?”. Ci poniamo anche noi la stessa domanda questa sera, in un presente anche per noi “breve e intenso”. Siamo anche noi immersi nel confronto con tante culture, ma anche tanto anestetizzati dalla disillusione, catturati da quella pervasiva frivolezza che è la invadente superficialità dei mass media, segnati da una stagione che genera paura, nella quale sembra prevalere la disumanità, la violenza, la brutalità che distrugge i ponti, i modi ideologici che allontanano dalla realtà. La nostra è una generazione attratta dall’urlo più che dalla parola, che disprezza in maniera pratica le idee privilegiando le emozioni, che consiglia di alzare i muri nell’illusione di trovare così sicurezza, che nutre la facile contrapposizione. Ringrazio oltre la Facoltà Teologica anche il Centro San Domenico S. Tommaso perché ci aiutano a seguire San Tommaso che indica la libertà di studiare senza diaframmi  o esclusioni, senza chiusure pregiudiziali, confrontandosi con la migliore produzione culturale, senza sudditanze, senza orgogli, senza rinunciare a cercar in tutto la presenza della sapienza  che viene da Dio così come ad illuminarla, da uomo di fede e soprattutto di preghiera, dalla centralità di Cristo. Questo è il segreto di San Tommaso.
Ecco, facciamoci inquietare e viviamo anche noi l’instancabile ricerca di Tommaso, incessante e appassionato cercatore delle risposte necessarie. Lo possiamo fare solo contemplando Gesù, come il mistico San Tommaso. Egli ci insegna a non diventare cultori di un metodo che senza il dialogo diventa ripetitivo, manierista, lontano dalla realtà, che si chiude in una accademia lontana dalla vita e dalla pastorale, che esclude nei fatti il confronto, che fa credere di capire tutto mentre in sostanza elude le domande. Non dobbiamo accettare come lui la sfida di una comprensione sempre più profonda, senza pregiudizi, ma senza perdersi, sempre inquieta? “Vi raccomando anche, in maniera speciale, la capacità di dialogo e di incontro, ha chiesto Papa Francesco. “La Chiesa sia fermento di dialogo, di incontro, di unità. Del resto, le nostre stesse formulazioni di fede sono frutto di un dialogo e di un incontro tra culture, comunità e istanze differenti. Non dobbiamo aver paura del dialogo: anzi è proprio il confronto e la critica che ci aiuta a preservare la teologia dal trasformarsi in ideologia”. Non a caso San Tommaso è ricordato per la sua predicazione ed egli insegna a cercare quello che conta e a non perdersi con tante verità ma smarrendo la gerarchia di queste. (EG 36) “Alcune di esse sono più importanti per esprimere più direttamente il cuore del Vangelo. San Tommaso d’Aquino insegnava che anche nel messaggio morale della Chiesa c’è una gerarchia, nelle virtù e negli atti che da esse procedono. Qui ciò che conta è anzitutto «la fede che si rende operosa per mezzo della carità» (Gal 5,6). Le opere di amore al prossimo sono la manifestazione esterna più perfetta della grazia interiore dello Spirito”. E’ proprio la via della misericordia. “San Tommaso d’Aquino sottolineava che i precetti dati da Cristo e dagli Apostoli al popolo di Dio «sono pochissimi». Citando Sant’Agostino, notava che i precetti aggiunti dalla Chiesa posteriormente si devono esigere con moderazione «per non appesantire la vita ai fedeli» e trasformare la nostra religione in una schiavitù, quando «la misericordia di Dio ha voluto che fosse libera». Questo avvertimento, fatto diversi secoli fa, ha una tremenda attualità. Dovrebbe essere uno dei criteri da considerare al momento di pensare una riforma della Chiesa e della sua predicazione che permetta realmente di giungere a tutti”. San Tommaso ci aiuta a non parlarci addosso per poi credere che nessuno ci voglia stare a sentire; ad avere cura di non rispondere a domande che nessuno ci pone ma a dialogare con l’altro così com’è  «considerandolo come un’unica cosa con se stesso», come scriveva S. Tommaso. Così annunziamo con la nostra vita le imperscrutabili ricchezze di Cristo.
Possiamo farlo solo se non conserviamo per noi stessi il sale che ci è stato donato. Il sale è la luce del Vangelo, sono i sentimenti di Gesù che non possiamo nascondere in raffinatezze di verità lontane dalla vita. Siamo il sale della terra solo se umili cercatori di risposte come San Tommaso, sapendo con lui che tutto è paglia. Se abbiamo ben chiaro questo aiuteremo a trovare le risposte necessarie. Ma dobbiamo sempre perderlo nell’intelligenza del dialogo, dell’umanità concreta, dell’accogliere le tante domande. E tutti siamo tenuti a farlo! E lo possiamo fare se, come San Tommaso, siamo anzitutto uomini di preghiera.
Mentre il Santo, come suo solito, era in preghiera davanti al Crocifisso, al mattino presto nella Cappella di San Nicola, a Napoli, Domenico da Caserta, il sacrestano della chiesa, sentì svolgersi un dialogo. Tommaso chiedeva, preoccupato, se quanto aveva scritto sui misteri della fede cristiana era giusto. E il Crocifisso rispose: “Tu hai parlato bene di me, Tommaso. Quale sarà la tua ricompensa?”. E la risposta che Tommaso diede è quella che anche noi, amici e discepoli di Gesù, vorremmo sempre dirgli: “Nient’altro che Te, Signore!”. Sento tanto la responsabilità di vivere questa ricerca appassionata e intelligente, perché essa viene dal sale del Vangelo, per un nuovo umanesimo e per una comunicazione che sappia far gustare a tanti la misericordia che oggi rende concreto Cristo.
Preghiamo con lo spirito di San Tommaso. “Mio Dio, non dimenticarti di me, quando io mi dimentico di te. Non abbandonarmi, Signore, quando io ti abbandono. Non allontanarti da me, quando io mi allontano da te. Chiamami se ti fuggo, attirami se ti resisto, rialzami se cado. Donami, Signore, Dio mio, un cuore vigile che nessun vano pensiero porti lontano da te, un cuore retto che nessuna intenzione perversa possa sviare, un cuore fermo che resista con coraggio ad ogni avversità, un cuore libero che nessuna torbida passione possa vincere. Concedimi, ti prego, una volontà che ti cerchi,una sapienza che ti trovi, una vita che ti piaccia, una perseveranza che ti attenda con fiducia e una fiducia che alla fine giunga a possederti”.

28/01/2016
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