Giornata Mondiale della Pace

All’inizio del nuovo anno guardiamo assieme il nostro futuro, in maniera consapevole ma piena di speranza, preoccupata ma non triste, seria ma gioiosa. Anche noi possiamo scegliere il mondo che vogliamo. Certo, non dipende tutto da noi, ma iniziamo dal nostro cuore. Ci affidiamo a quel Dio il cui nome è “misericordioso”, che ha mandato il suo figlio “perché ricevessimo l’adozione a figli”. Siamo figli, non schiavi di un padrone irraggiungibile, totalmente diverso dalla nostra miseria. La misericordia di Dio diventa la sua provvidenza, cioè la protezione e vicinanza concreta alla nostra vita. Affidarsi alla sua provvidenza è tutt’altro che fatalismo. Questo cresce, invece, in cuori disincantati, che non credono più a niente, che guardano tutto dalla propria bolla di sapone e credono solo a quello che fanno loro. Affidarsi alla provvidenza significa accorgersi che non si è mai lasciati da soli e aiutare con la nostra volontà la volontà di Dio. E’ la nostra fede che rende possibile il miracolo. «Va’, e sia fatto secondo la tua fede», dice Gesù. Così al contrario non avviene niente se non crediamo possa avvenire. Maria è fragile, eppure forte, perché ama e si affida all’amore di Dio, alla sua promessa. Non cerca prima le sicurezze sufficienti. La forza viene camminando ed è la fiducia, come avviene per chi ama. Non si vince la paura stando fermi, rimandando sempre, cercando protezione nelle cose, finendo schiavi della proprie paure o rifugiandosi in qualche dipendenza per stare bene. Maria non sa quello che la aspetta, ma si affida a Dio, medita nel suo cuore, aiuta quel figlio a crescere e lo ama sopra ogni altra cosa.
Oggi preghiamo per il dono della pace. Non è affatto scontata. Anzi. Quanto dolore, quanta morte. Non possiamo mai abituarci a questo! Dobbiamo imparare a piangere! Parlare di “terza guerra mondiale a pezzi” ci aiuta a comprendere la tragedia che è ogni guerra e a sentirla nostra. Ogni guerra non è mai piccola, limitata e quindi innocua, ma mondiale. Ed a questo, purtroppo, ci crediamo poco. Quest’anno Papa Francesco ci invita a riflettere sull’indifferenza. L’indifferenza è complice del male. Se io non aiuto, abbandono. Se non faccio niente, faccio male. Lo sperimentiamo nella nostra vita personale. Avevo fame e non mi hai dato da mangiare. Non avere fatto niente pensiamo ci giustifica! Invece è esattamente il problema, il male che non vediamo e pensiamo così che non lo abbiamo fatto. Su questo siamo e saremo giudicati. E l’indifferenza si rivela da quello che facciamo, non dai nostri stati d’animo! L’indifferenza non ci fa capire mai le conseguenze del nostro non fare niente. Cosa succede a chi ha fame e non offro un po’ di pane? L’amore non può mai accettare l’indifferenza. Martin Luther King scriveva che occorre domandarsi non cosa accade a me se mi fermo ma cosa accade a lui se io non mi fermo. E se io non mi fermo lui perde l’altra metà della vita che i banditi gli hanno lasciato abbandonandolo mezzo morto. Sì, l’indifferenza uccide ed è complice di quel bandito che è il male.
  La paura e l’ignoranza fanno credere di capire e invece deformano la realtà. Dobbiamo liberarci dall’indifferenza, così persuasiva. Finiamo come storditi quando ci fissiamo sul nostro “io”. Se non ci si avviciniamo all’uomo mezzo morto non troveremo mai il nostro prossimo. Non è un problema di coraggio, ma di amore. Non è un problema di capacità, anzi: l’amore ci aiuta a tirare fuori le migliori ed a scoprirne altre che non pensavamo di avere! La misericordia è il contrario dell’indifferenza. E’ un problema di cuore e solo questo ci rende uomini uomini, capaci di difendere la casa comune dove io e noi viviamo. Io e noi. Senza gli altri io non posso vivere. L’indifferenza spesso ha fastidio a conoscere, pensa sia inutile farlo. Come faccio a capire l’altro e la comune casa dove viviamo io e lui senza ascoltarlo, visitarlo, aprire il mio cuore al suo? La paura fa credere la pace impossibile e l’amore ingenuo. E’ esattamente il contrario. E’ irrealistico alzare i muri e credere di essere sicuri perché chiudiamo i nostri cancelli e i nostri occhi. E’ irrealistico pensarsi come isole, giustificarci con l’individualismo. Certo, il mondo appare enorme, minaccioso, imprevedibile. E lo è. Solo l’amore ci fa aprire gli occhi e ci aiuta a cambiare questo mondo, mentre l’indifferenza lo lascia così com’è, attraversato da quelle forze di cui sentiamo il pericolo, che sono un pericolo ma che alla fine smettiamo di combattere! Spesso pensiamo, come scrive Papa Francesco, di non dovere niente a nessuno, eccetto che a sé stessi e pretendiamo di avere solo diritti. Dobbiamo liberarci dai pretesti che nutrono l’indifferenza come il sentirsi a posto, i tanti affanni del consumismo che ci fanno perdere l’essenziale, gli antagonismi che ci tengono lontani gli uni dagli altri, i pregiudizi di ogni genere che ci impediscono di vedere il fratello così come è. Questo è “fare la pace”. Diceva Mazzolari: “Il cristiano è un uomo di pace‚ non un uomo in pace. Fare la pace è la nostra vocazione”. Tutti possiamo essere artigiani di pace, praticando la solidarietà, così umile, possibile a chiunque, che inizia nei piccoli gesti, dal semplice saluto alla visita.
Ognuno può fare tanto. Un uomo di pace, uno solo, inizia a cambiare tutto il mondo! Io posso disinquinare il mondo dall’intossicazione della violenza. E il seme del mio amore non andrà mai perduto e darà sempre frutti, anche se io non lo vedo! Cosa possiamo fare? Spesso ci sentiamo troppo piccoli per pensare cose grandi e in realtà ci crediamo troppo grandi, importanti, per piegarci alle cose piccole. Papa Francesco indica alcune vie molto concrete, potremmo dire davvero realistiche per costruire la pace. La solidarietà «è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune”. Significa aprire i cuori e le case a chi è nel bisogno, come ai rifugiati e ai migranti; unirsi per realizzare progetti per aiutare il prossimo; migliorare la realtà in cui viviamo, a partire dalla propria famiglia, dal vicinato o dall’ambiente di lavoro; garantire le cure mediche e ai farmaci indispensabili per la vita, comprese le cure domiciliari; rispettare il creato e cambiare i nostri sili di vita. Non lasciamoci inquinare dal senso che tutto è inutile, tranne vivere per noi stessi. Le difficoltà non ci fanno perdere affatto la speranza che l’uomo è capace di superare il male. “L’indifferenza umilia, l’abitudinarietà anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, il cinismo distrugge”. Ci sentiamo corresponsabili e chiamati a contribuire, nella misura delle nostre capacità e del ruolo che rivestiamo nella società, al bene comune. E soprattutto la preghiera “fa” la pace. E’ la prima ribellione alla logica della guerra e si unisce al grido di dolore che non può aspettare. La preghiera ci aiuta a sentire tutta la sofferenza che vive chi è vittima della violenza. Così costruiamo la pace. Se non siamo guardiani del nostro fratello Abele finiamo complici di Caino. La misericordia è esattamente il contrario della terribile risposta dell’indifferenza, cioè “sono forse io il custode di mio fratello”. A me che importa di lui? Importa, è mio fratello, è il più piccolo, è parte di me. Se faccio qualcosa o non lo faccio lo faccio a Gesù. E in fondo anche a me stesso. Noi, personalmente e come comunità, possiamo essere quelle “oasi di misericordia” che indica Papa Francesco.
Con lui preghiamo: “Dio Onnipotente, che sei presente in tutto l’universo e nella più piccola delle tue creature, Tu che circondi con la tua tenerezza tutto quanto esiste, riversa in noi la forza del tuo amore affinché ci prendiamo cura  della vita e della bellezza. Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e sorelle senza nuocere a nessuno. O Dio dei poveri, aiutaci a riscattare gli abbandonati  e i dimenticati di questa terra che tanto valgono ai tuoi occhi. Risana la nostra vita, affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo, affinché seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione. Tocca i cuori di quanti cercano solo vantaggi a spese dei poveri e della terra. Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa, a contemplare con stupore, a riconoscere che siamo profondamente uniti con tutte le creature nel nostro cammino verso la tua luce infinita”. “A Maria, Madre di Dio e Madre nostra, presentiamo i nostri propositi di bene. A Lei chiediamo di stendere su di noi e su tutti i giorni del nuovo anno il manto della tua materna protezione: Santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”. Amen

01/01/2016
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