Giornata nazionale per la Vita: Donne e uomini per la Vita nel solco di santa Teresa di Calcutta

“Donne e uomini per la vita nel solco di Santa Teresa di Calcutta”. Questo è il tema dell’odierna giornata per la vita. E siamo saliti, pregando e camminando assieme, perché la vita chiede di uscire, di andare incontro, di stare assieme. Ci lasciamo aiutare dalla Madre del Signore e Madre nostra, Colei che ha generato l’autore della vita, la vita. Maria sceglie la vita. Si affida. Crede nell’adempimento della promessa dell’angelo. Non c’è vita nel rimandare, nelle mezze misure, nell’incertezza, nello scendere a patti con la mentalità di Erode, che è quella del mettere al centro il proprio potere. Si ama la vita solo con la passione e i sentimenti di una madre. Aiutiamo la Chiesa che vuole essere madre di molti figli a generare e proteggere la vita, rivestendo tutti con il suo amore, specialmente chi è più indifeso e solo. In questo anno del Congresso contempliamo il pane che ci dona la vita: (Gv 6,33), “colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».  Lui è il buon pastore che (Gv 10,11) dà la propria vita per le pecore. Un amore senza limiti, che non si accontenta di misure avare e calcolate e che per questo ci aiuta a liberarci dalla paura che fa credere di trovare la vita salvando la propria. “Anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”, ci ricorda Gesù. La vita non dipende da quello che mangeremo o indosseremo, come ossessivamente persuade il mondo. “La tua ferita si rimarginerà presto”, promette il profeta, ma non pensando a sé, sentendosi vittime, ma curando le ferite degli altri! “Se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio”. Esattamente il contrario di quello che ci insegna il mondo che riempie di paure e convince che la vita la troviamo conservandola, isolandosi, tenendola stretta, dando solo se si riceve o conviene. Non preoccupiamoci del poco che abbiamo: la vita si moltiplica condividendola, come avviene per i cinque pani e i due pesci della nostra debolezza. Amando i poveri – cioè coloro a cui la vita è tolta o negata – dando sapore e luce, troviamo consolazione vera, profonda, la gioia che nessun ladro può portare via e nessuna tignola può rovinare. La constatazione evangelica la sperimentiamo già oggi. Così si rivela la potenza di Dio, che in realtà è anche la vera forza dell’uomo. Il sale della terra che può dare il sapore solo se si perde, se non si conserva. Altrimenti la domanda lapidaria di Gesù “a cosa serve?” non trova altra risposta che l’amaro essere gettato via e calpestato dalla gente. Come tante risorse, possibilità che finiamo per non sapere utilizzare perché non le spendiamo per gli altri e che rubiamo a tanti che non le hanno prendendole per noi. “Risplenda la nostra luce davanti agli uomini, perché vedano le nostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Il moggio è ridurre tutto a sé, interessarsi scioccamente solo al proprio piccolo e non a tutta la stanza. Il lampadario è mostrare la luce per dare luce agli altri, consumarsi come la candela. Perché è sempre vero: “chi nun arde nun vive”. Possiamo dare tutta la luce e il calore solo senza badare se il fuoco ci logora e ci riduce, poco a poco.
La giornata della vita ci aiuta a non avere paura di ardere, a volere una vita larga, grande nell’amore, più forte della paura, della tentazione di stare bene senza ardere. Il cristiano non difende una vita ridotto a idolo, ma cerca, con intelligenza e fermezza, di difendere sempre la persona che contiene il soffio della “vita”, che arde perché vive. Non spegniamola mai! Il coraggio vero è questo, umile e grande allo stesso tempo. Santa Teresa raccontava che a Melbourne era andata a visitare un povero vecchio la cui esistenza era ignorata da tutti. La sua stanza era disordinata e sudicia. Nella stanza c’era una magnifica lampada, coperta di polvere: “Perché non l’accendi?”, gli chiesi. “A che scopo, se nessuno viene a trovarmi?”, mi rispose, “Io non ne ho bisogno”. Allora gli dissi: “L’accenderesti se le suore venissero a trovarti?”. E lui: “Sì. Pur di sentire una voce umana in questa casa, l’accenderei”. Alcuni giorni dopo ricevette da lui questo brevissimo messaggio: “Di’ alla mia amica che la lampada che accese nella mia vita continua a brillare”. La vita donata accende la vita, la tiene accesa, gli dona valore anche quando sembra non ne abbia affatto. Così costruiamo un mondo giusto: stare dalla parte di chi non conta, come i vecchi che non interessano o i bambini cui viene negata la vita e la speranza! Per questo “avere cura dei nonni e avere cura dei bambini è la prova di amore più promettente della famiglia, perché promette il futuro”. Scegliere la vita significa “una rivoluzione civile”, perché la vita ha sempre un valore, straordinario, unico se rivestita di amore. Altrimenti, ed è pericoloso per tutti, finisce per perderlo, riducendosi a vitalità, consumo, interesse, produttività, per cui vale più il denaro che la persona. La vita non è penoso “giovanilismo”, non si riduce a quando non hai problemi. La vita non è salute. La vita è degna quando siamo vicini gli uni agli altri. La dignità vera si chiama “noi”. La vita è tenersi per mano, dalla nascita, quando veniamo accolti tra le braccia di qualcuno, alla morte. Questo è il sogno di Dio, che realizza il desiderio e la nostalgia del cuore dell’uomo. Per questo la solitudine è l’inferno. Aiutiamoci a rivestire la vita di amore e a difenderla, sempre. Santa Teresa di Calcutta continua ad aiutarci a vivere e cantare la vita senza paura: “La vita è bellezza, ammirala. La vita è un’opportunità, coglila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. … La vita è la vita, difendila”.  Cerchiamo la felicità per gli altri e troveremo la nostra vita. E solo l’amore può liberarci dalla paura che consiglia misure avare, che porta a sciupare le tante opportunità o a minimizzare la forza straordinaria che possiamo trovare solo donando, perché altrimenti resta nascosta, inespressa perché conservata in noi. La difesa della vita inizia nelle scelte piccole, concrete, strappando una persona all’insignificanza, dando il diritto a chi gli viene negato purtroppo anche in nome della propria libertà. Non si ottiene mai la libertà negando la vita agli altri e a se stessi. “Facciamo che ogni bambino, (ogni uomo), ogni singolo sia desiderato”. Con Madre Teresa preghiamo: “Signore Gesù, che hai creato con amore, sei nato con amore, hai operato con amore, sei stato onorato con amore, hai sofferto con amore, sei morto con amore, sei risorto con amore, io ti ringrazio per il tuo amore per me e per il resto del mondo, e ogni giorno ti chiedo: insegna anche a me ad amare”.

04/02/2017
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