inaugurazione dei nuovi spazi espositivi della Galleria d’Arte Moderna ‘Raccolta Lercaro’

Bologna, istituto Veritatis Splendor

Oggi è un bel giorno.
E’ un bel giorno per tutti noi che veneriamo e amiamo il cardinal Giacomo Lercaro, e siamo lieti di vedere il suo nome, la sua eredità spirituale, il suo genio, felicemente rievocati, custoditi, onorati qui, nel cuore della sua città episcopale, da questa prodigiosa collezione d’arte.

E’ un bel giorno per Bologna, arricchita e gratificata da uno straordinario tesoro di opere, offerto all’ammirazione, allo studio, alla fruizione estetica dei suoi cittadini e di quanti si lasceranno attrarre dal fascino di questa “Raccolta”.
E’ un bel giorno per l’Istituto Veritatis Splendor, che si compiace di una compresenza nella stessa sede, che è indubbiamente suggestiva e significante.

Tale collocazione – nella sua doverosa autonomia – può essere letta quasi come una parabola; una parabola formulata architettonicamente: questa casa destinata alla rigorosa ricerca della verità e della sapienza (nonché alla formazione attraverso i valori trascendenti) – questa specie di tempio per il culto della verità e del suo splendore – gode da oggi quasi di un prònao deputato alla contemplazione della bellezza. Il bello ci si offre così come un primo e più amabile accesso a ciò che è vero, buono e giusto.

Tutte le opere d’arte degne di questo nome manifestano il travaglio, l’ansia, l’aspirazione “anagogica” (vale a dire, “verso le realtà superiori”) che c’è nel cuore dell’uomo. Ed è già una ragione perché esse siano oggetto di un’attenzione rispettosa e appassionata.
Più ancora: ogni opera d’arte, quando riesce nei suoi intendimenti, è un’epifanìa della bellezza. In ogni caso, pur nascendo dal nostro mondo imperfetto ed effimero, è almeno una nostalgia della bellezza assoluta ed eterna.

Sant’Agostino ha scritto nelle Confessioni una frase preziosa: “La bellezza, che, attraverso l’anima, si trasmette alle mani dell’artista, proviene da quella bellezza che sovrasta le anime, cui l’anima mia sospira giorno e notte” (Confessionum liber X, 34, 53). Proviene cioè da quel Dio che egli definisce: “Bellezza di ogni bellezza” (ib. III, 6, 10).
L’arte ha dunque un’intrinseca dimensione religiosa. Sotto questo profilo non è necessario che le sue tematiche e i suoi contenuti siano espressamente d’indole sacra.
Se è autentico e valido, il lavoro dell’artista è sempre un servizio alla bellezza suprema e alla sua comunicazione salvifica. Sicché l’artista, anche quando è problematico o scettico o crede di non credere, con la sua fatica propone un messaggio che in ultima analisi – sia esso consolatorio o magari anche inquietante – proviene dall’alto. In questo senso i veri artisti, anche se non lo sanno, sono inclusi nel disegno d’amore di Dio per le sue creature.

Come si vede, oggi è un bel giorno in modo particolare per quanti in Bologna hanno a cuore l’annuncio illuminante del Vangelo di Cristo e per i loro pastori.

16/05/2003
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