Meditazione al Rosario del 18 aprile 2020

Bologna, arcivescovado

Questa sera ascoltiamo il Rosario recitato in tre famiglie delle nostre comunità. In queste settimane viviamo la dolorosa separazione tra di noi, che ci fa accorgere di quanto tutti abbiamo bisogno della comunità ed anche del dono che questa é. 

Non possiamo proprio vivere separati! Questa lontananza fisica ci fa male e ci aiuta a combattere quella interiore e a stringere non tanto legami digitali, ma spirituali e umani, perché siamo chiamati ad essere una cosa sola, nella vita, non in astratto. Siamo una comunità. Le avversità possono aiutare a farci crescere nello spirito che ha una grande qualità: trasformare il male in occasione di bene e così vincerlo e disarmarlo del tutto!

E’ la perfetta letizia di cui scrive l’apostolo Giacomo: “Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza”(Gc 1,24). Il cristiano non ama stare male. Anzi!

Cerca la gioia, come tutti, forse ancora di più perché l’ha incontrata e sa che è possibile. Il cristiano non si converte per sacrificio, ma perché ha trovato la perla, proprio quella che cercava, di cui aveva bisogno, la “sua”.

Non vuole perderla. E‘ chiamato ad essere beato, sarà beato; riceve il cento volte tanto, anticipo di quello che non finisce; scopre il prossimo in ognuno, quindi ha tanto prossimo, cioè tanti amici, tante persone e anche il nemico non lo è più. Le difficoltà e sofferenze che il virus ha prodotto le affrontiamo – sia assieme sia personalmente – per crescere nell’amore, trasformandole in occasione di legame ancora più forte con il Signore e nell’aiutarlo a portare la luce dove non c’è.

In una prova enormemente più grande Etty Hillesum diceva: “Tu non puoi aiutare noi, ma siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini”. E’ quel piccolo pezzo di Dio che ci rende forti e ci unisce alla sua e nostra famiglia, che è la Chiesa. 

Non siamo spettatori. La Chiesa è comunione e questa coinvolge ciascuno e tutti la fanno propria e la regalano a loro volta. Siamo parte di quella rete che è l’amore di Dio, tessuta tra di noi perché la sua volontà è che l’uomo non sia solo.

La Chiesa è comunità di persone, famiglia di Dio che dona anima e amore alle nostre famiglie e ad ognuno di noi. Nella Chiesa impariamo ad essere prossimo e a mettere in pratica il comandamento dell’amatevi gli uni gli altri che Gesù ci ha lasciato. Che gioia la presenza di Gesù che entra nelle case degli uomini, nella stanza del nostro cuore.

Il dono della comunità ci aiuta a riconoscere la bellezza delle nostre famiglie e delle nostre persone. Alcuni vivono soli, ma nessuno è solo perché parte della comunità dei fratelli.  

Grazie Signore, nostro fratello che ci rendi fratelli. Tua madre ci parla sempre di Te e ci fa incontrare tra noi. Sia benedetto il Signore sempre. 

18/04/2020
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