Meditazione al Rosario del 7 aprile

Bologna, arcivescovado

Maria ci mostra sempre il Figlio e con lei contempliamo i misteri del Figlio, oggi quelli dolorosi, la spada che le trafigge l’anima. E’ una contemplazione che non smette di stupirci, di allargarci il cuore, di farci sentire questo amore davvero “folle”, così irragionevole per i calcoli e le paure degli uomini.

Maria accoglie la Parola, il Verbo, e lo fa nascere unendo l’umano e il divino, rendendo così l’uno legato per sempre all’altro. Gesù diventa uomo, carne, perché anche noi, che siamo carne, accogliamo il Verbo e diventi concreto nella nostra vita. Maria ci insegna ad ascoltarlo, a seguirlo, a stargli vicino, a tornare da Lui, a non scappare cercando di salvare noi stessi, a non venderlo per quaranta denari che diventano sempre una maledizione, a non credere di difenderlo con le spade di questo mondo, ma a stargli vicino e ad amarlo.

Non si muore come Gesù se non per amore e non si resta accanto a Lui e a chi soffre se non per amore.  Ci è dolce, allora, questo spazio, una piccola regola quotidiana, in settimane nelle quali abbiamo visto tanta sofferenza, ancora più amara perché spesso vissuta nella solitudine.

La nostra interiorità cresce scegliendo liberamente regole che ci aiutano a non perderci e a non disperderci, a non costruire sulla sabbia ma sulla roccia che è Gesù. Ne abbiamo bisogno, perché nessuno diventa spirituale e interiore senza scendere in profondità di se stesso e senza farsi aiutare.

Ci sentiamo figli di questa madre che ci riunisce e che ci è affidata. Ascoltiamola sempre, prendiamola sul serio, non offendiamola mai con la presunzione delle nostre ragioni. L’unica ragione è Gesù e questa madre alla quale apparteniamo. Non rivolgiamoci con toni offensivi e umiliamola litigando o usandola per i propri interessi.

Lei ci aiuta a nutrirci della parola di Dio, perché Maria ci ripete anche a noi di fare tutto quello che Gesù dice. Insieme a lei in realtà ascoltiamo Gesù e siamo incoraggiati a prendere in mano e nel cuore il Vangelo. “È una scala il Rosario; e voi la salite insieme, adagio adagio, andando in su, incontro alla Madonna, che vuol dire incontro a Gesù”, diceva Paolo VI.

In questi giorni di passione, come avviene nella vita nostra, stare con la madre ci aiuta a salire con suo Figlio sulla via dolorosa. Il dolore suo ci aiuta a capire il dolore, a fermarci, a non guardare da spettatori. Non possiamo urlare pavidamente nascosti nella folla del pensiero comune che lo prende in giro, che gode nel rifarsi su qualcuno, si sente forti umiliando un umiliato e uccidendo l’amore gridando: Salva te stesso!

Restiamo con Maria. Non andrà tutto bene senza affrontare la durezza della croce! Non c’è Pasqua senza sacrificio, come il seme deve cadere a terra per dare frutto. Davanti ad un amore così capiamo chi siamo per davvero e anche possiamo scegliere da che parte stare e chi vogliamo essere. Gesù ci riparla sempre di un domani pieno di luce e di una speranza che non si piega al male perché solo così lo può sconfiggere. 

07/04/2020
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