Messa in suffragio dei defunti

Bologna, San Girolamo della Certosa

La morte non inizia mai con il certificato clinico di fine vita, ma prima. E’ la vera pandemia del mondo, quella che accompagna la nostra condizione umana. Questa dovremmo combattere invece di dividerci e combatterci tra noi!

Certo, la manifestazione piena e definitiva della morte è il limite ultimo della vita, passato il quale questa sembra perdersi per sempre. La morte è una frontiera che spesso vogliamo ignorare o come se riguardasse sempre altri. Credere di potere aspettare tutto quaggiù dalla terra ci fa dimenticare che non abbiamo qui permanente città per il nostro soggiorno.

“Una delle illusioni più comuni è quella di stabilirci quaggiù come eterni padroni del pugno di terra su cui teniamo i piedi: di vivere e considerarci come proprietari e non come semplici conservatori di beni che sono forniti all’uomo a comune sostentamento secondo gli ordinamenti di una giustizia divina e umana”, diceva San Giovanni XXIII.

E quando ci crediamo proprietari facilmente sfruttiamo senza regole, facciamo crescere l’uso personalistico delle ricchezze. La morte attraversa la vita ordinaria, si palesa dove noi non immagineremmo, come il virus che colpisce e ci sembra sempre incredibile che avvenga. 

Il limite tra vita e morte passa per le nostre strade, si intreccia con le nostre esistenze, interrompe e condiziona le relazioni.

“La vita è una prefazione alla morte, la morte è una prefazione all’amore”, diceva con acume Madelein Delbrel, mistica innamorata di Dio e per questo attentissima all’umano. La morte la senti quando ti accorgi che sei vulnerabile, quando precipiti nella depressione e tutto risulta inutile, quando la vita non ha significato perché non è illuminata dalla luce dell’amore, quando la speranza è spenta dalla disillusione, quando il cuore è svuotato e indurito dal denaro e dall’inimicizia, quando diventa più importante salvare se stessi che amare qualcuno.

La morte la riconosci nelle parole di odio, nell’incapacità a dialogare e capire l’altro, nello spreco delle possibilità perdute per ignavia e per presunzione. La morte inizia quando perdi qualcosa che non torna più o quando sei prigioniero della solitudine il più delle volte provocata dal prossimo che non sa amare (e ognuno di noi è anche prossimo per qualcuno!) ma altre volte è la condizione oggettiva di una persona segnata dalla sua fragilità.

Quando si muore si muore soli, cantava un poeta. In queste settimane la disperazione di molti è stata quella di non avere potuto accompagnare i propri cari nel passaggio della frontiera della vita. Dovremmo ricordarcela questa disperazione perché nessuno mai muoia da solo e tutti abbiano vicino qualcuno che sia, e non è un problema di sangue ma di amore, il suo prossimo.

E l’amore del prossimo aiuta a sentire quello di Dio per la nostra vita. “Voglia il Cielo che non sia stato l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare. Che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca con tutti i volti, tutte le mani e tutte le voci, al di là delle frontiere che abbiamo creato”, scrive Papa Francesco nella sua ultima Enciclica Fratelli Tutti, che indica il contrario della pandemia, un bene universale.

Siamo tutti sulla stessa barca e non ci si salva da soli! Dobbiamo essere vicini ai più fragili, difendere la salute mentale di tutti, che diventa altrimenti una malattia che non si vede eppure segna il fragilissimo equilibrio dei nostri sentimenti e della mente. Quante frontiere di pregiudizio e di indifferenza! 

Ma se la morte passa già oggi per la nostra vita anche la vita eterna inizia oggi e la possiamo contemplare e fare nostra pur nella precarietà dei nostri giorni. Non diventiamo invulnerabili, come vediamo anche in questa ripresa del virus, al di là del pigro ottimismo per cui “andrà tutto bene”.

Tutto finisce ma non l’amore. Tutto cambia, ma l’amore trasforma tutto, rende nuovo anche ciò che è vecchio e non perde nulla di quello che abbiamo. L’amore ha un nome, un modello, un amico che con la sua sola presenza ci cambia ed al quale rassomigliamo e che vogliamo imitare: Gesù. Lui è la speranza per noi e per i nostri morti, che ci rende invulnerabili perché niente ci può separare da Lui e quindi da loro. Gesù ci insegna a lottare per la vita, cioè ad amare e per amore suo e dei fratelli a non essere rassegnati di fronte alla morte. Gesù è la nostra pasqua, la luce che illumina con tenerezza il buio della vanità umana e le notti della disperazione.

Lui, ed è il senso della nostra fede, ha reso la croce la vittoria sul male e Lui crocifisso sorregge le nostre croci abbracciandole con il suo amore che ha vinto l’unico nemico che dobbiamo avere, la morte. E questo amore resuscita la vita già oggi, liberando dalla tomba della solitudine, sciogliendo dalle catene del peccato, rifiutando la condanna del giudizio perché per Gesù nulla è definitivo se non l’amore. Seminiamo nella terra degli uomini il seme dell’amore di Gesù, parola di vita eterna.

Questo amore rende più forti dell’odio, ci impegna a portare la vita dove c’è la morte, la speranza dove c’è disperazione, perché la Pasqua inizia nell’amore che Gesù ha seminato nel nostro cuore povere umanità. Oggi capiamo che la vita finisce nella vita, che l’amore di Gesù ci fa alzare verso il cielo e questo lo vediamo riflesso nella nostra povera umanità.

Come nel quadro di Van Gogh del seminatore, dove la terra brulla è celeste, come tanti pezzi di cielo. L’amore rende tutto “nostro”, e tutti “miei!”. “Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”, indica Fratelli Tutti anche come indicazione per cogliere il senso spirituale di questa terribile pandemia.

Ascoltiamo Gesù, via che non finisce e porta che introduce alla pienezza dell’amore. Ascoltiamo anche i nostri cari che sono con Gesù e che suggeriscono di non perdere tempo, di essere leggeri dimagrendo dalla considerazione del nostro io perché solo così possiamo essere sollevati in cielo. I nostri cari ci ricordano di non mettere il cuore in ciò che è vano e di guardare i tanti segni della grazia, della presenza di Dio. L’amore di Gesù è la nostra forza. 

Ti ricordiamo Signore i nostri cari, i tanti i cui nomi portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo. Tu sei sceso dal cielo e sei diventato uomo perché gli uomini del mondo diventino cittadini del cielo. La vita non è un cerchio che si chiude e finisce con se stessa ma un cammino verso la pienezza che è il tuo amore. Tu non vuoi la tristezza ma la beatitudine.

Il tuo vangelo è gioia, è luce che non conosce tramonto perché dona l’amore che vince il male. I tuoi santi sono difesi e protetti da te, perché Tu non ci vuoi con te. Forte come la morte è l’amore e Tu sei il mistero di amore da cui veniamo e verso cui andiamo. Grazie nostra speranza e nostra forza. Signore salvali! Signore salvaci! Amen

02/11/2020
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