Messa per la solennità di Pentecoste e consacrazione di Mariangela Sarti dell’”Ordo Virginum”

“Vieni, Spirito Santo”. Viene il dolce ospite dell’anima, che non aspetta altro che gli apriamo la porta del nostro cuore! Non lasciamolo fuori con la diffidenza, pensando di essere troppo grandi o troppo piccoli, con la paura dell’amore. Sentiamo la gioia di essere amati come dei piccoli e, proprio per questo, diventiamo fortissimi dell’amore ricevuto. Quando cerchiamo la forza in noi, da soli, siamo in realtà fragili. E’ quando siamo deboli che siamo forti! Noi non abbiamo ricevuto uno spirito da schiavi, che sognano di diventare padroni, ma da figli, liberi perché pienamente amati dal padre. Siamo “pieni del suo amore”, “colmati” e per questo “sentiamo” che tutto ciò che è suo è nostro e impariamo ad amare senza la legge del possesso, che tante divisioni e solitudini genera. A Gerusalemme uomini deboli, contraddittori, peccatori, limitati diventano capaci di compiere i prodigi dell’amore di Dio, perché pieni di Lui e finalmente se stessi. Quando contiamo su di noi ci isoliamo, ci chiudiamo, affermiamo il nostro io bulimicamente alla ricerca di conferme o ci sentiamo perduti perché non le troviamo. In realtà siamo super amati da un Dio che continua a donare tutto se stesso, perché lo Spirito è tutto Dio e per questo il cristiano regala quello che è e che ha e rende contenti gli altri perché lui è pieno di amore.
Questa è la festa di oggi del paraclito che ci rende paracliti, che significa “colui che è chiamato accanto”, colui che “prende le difese”, colui “che consola”, colui “che dice una parola buona”, colui “sul quale si può contare”. Lo Spirito di Dio a Pentecoste è mandato a noi perché possiamo consolare e difendere, perché tutti possano sentir parlare nella propria lingua materna, cioè ognuno si senta capito, che è amato, che non è solo.  Quanto è difficile trovare la gioia nel nostro mondo! Tanti sembrano agitati, arrabbiati, tesi. C’è più paura che gioia, spesso una paura irragionevole, che ci indebilisce, che ci fa smarrire le tante possibilità che abbiamo e, curiosamente, non usarle nemmeno per noi. E  poi quanta sofferenza c’è nel cuore degli uomini, a patire dai più poveri, da quei suoi fratelli più piccoli che non sono certo contenti di avere fame, che sono smarriti perché abbandonati nudi di dignità, stranieri che restano stranieri perché nessuno li rende familiari e dona loro la cittadinanza che possiamo regalare usando il semplice amore fraterno. Quanta sofferenza nel malato che amaramente è turbato confrontandosi con il limite della vita o nel carcerato che non vede speranza attorno a sé e quando non c’è speranza non c’è vita e tutto è perduto. Dobbiamo sempre aiutare a guarire, non a morire, anche solo abbandonando all’indifferenza. Lo Spirito non serve per noi ma per aprirci al mondo e resta con noi se lo facciamo diventare amore, parole, compagnia, insistenza, dialogo. Il modo per vincere la Babilonia del mondo e della nostra città, è vivere pieni del suo amore, aprendo le porte del cuore non perché abbiamo capito tutto, abbiamo una risposta per tutto, ma siamo forti perché amati. Il mondo cerca l’apparenza, ci inganna facendoci credere quello che non siamo per poi abbatterci perché non siamo quello che vorremmo e che gli altri ci impongono dobbiamo essere. Tutti gli uomini cercano in realtà l’amore, sempre, dall’inizio alla fine della loro vita: ne hanno bisogno, non possono vivere senza. Il male li inganna: moltiplica amori finti, tanto che finiscono per rubarlo, per comprarlo, per venderlo, per impadronirsene pensando così finalmente di ragggiungere la risposta e non la trovano. Oggi allora è proprio la festa del compimento della primavera, di un popolo di amati, di innamorati che hanno trovato quello che cercavano. Mentre l’amore del mondo ci fa credere che per stare bene dobbiamo pensare a noi, a tutti i costi, lo spirito di Dio ci fa aprire, donare, regalare, amare gli altri. Non c’è più distinzione tra i nostri e “gli altri”, perché in ognuno c’è il prossimo. Se ci vogliamo bene tra noi sapremo riconoscere in chi abbiamo vicino il nostro frarello e generarlo nell’amore e nella fede. Quando il cenacolo rimane chiuso i discepoli finiscono per immaginare un mondo che non esiste, non sanno vedere niente di bello, immaginano nemici che non ci sono, dimenticano la forza che hanno e anche che il male ci raggiunge ovunque e ci rende inoffensivi, sterili perché chiusi gli uomini  si compiacciono di se stessi senza fare nulla.
Tanti doni a Pentecoste. Sono i carismi, il regalo che è ognuno di noi se vuole bene e non lo nasconde per paura, pigrizia. E’ la vocazione. Ognuno ha la sua. La troviamo camminando e servendo. Oggi accompagniamo Maria Angela che entra a fare parte, dopo anti anni di paziente attesa e preparazione, dell’Ordo Virginum della Chiesa di Bologna. Sceglie la via della verginità per imitare Cristo. E’ il suo ministero, iniziato nel battesimo ricevuto da lei proprio qui a San Pietro. La verginità non è rinuncia ma modo più profondo di possedere. “Essere immagine della Chiesa sposa che contempla Cristo suo Sposo, rendendolo sempre più presente nel mondo sociale, politico ed economico, così che l’umanità viva, celebri e annunci la gioia del Vangelo”. Ecco la madre della Chiesa che Maria Angela aiuterà. Questo il desiderio delle appartenenti all’Ordo Virginum, santi che condividono la vita ordinaria, potremmo dire “la porta accanto!”, le donne di oggi, lavorando e svolgendo le attività che sostengono il vivere come ogni persona. Maria Angela aiuterà la Chiesa, che è donna, con il suo carisma femminile, quello che garantisce come agli apostoli il giorno di Pentecoste, l’assiduità e la concordia. Vorrei che Maria Angela realizzi l’immagine centrale del mosaico di Santa Maria in Trastevere. Maria è raffigurata sullo stesso trono di Gesù, che le mette un braccio intorno a collo. Carissima, senti per te questa tenerezza di Gesù. Lasciati sempre amare da Lui e mostra, come fossi uno specchio, la bellezza di tanto amore e come questo ci spinge ad amore per tutti. Porta questa tenerezza della nostra Madre Chiesa in particolare dove vivono i poveri, quelli che invochi a Santa Maria in Strada e quelli che incontri ed ami, spezzando il pane terrestre dopo quello del cielo, all’Arca. Hai imparato a dire di sì. Sei stata fedele a questo ministero, per tanti anni hai esercitato pazienza e questo è anche un valore in più di assiduità e concordia. Sei sola, ma non single, anzi, sei madre di tanti perché la sposa di Crosto è madre di fratelli e di poveri.
In questi anni a Pentecoste ho sempre chiesto allo Spirito di inviare due doni a me e a noi, alle nostre comunità e alla città degli uomini, che è sempre parte della comunità dei credenti. Il primo anno chiesi l’unità e la gioia. Poi la fiducia e l’umiltà. In seguito la mitezza e l’amabilità. Questo anno vorrei chiedere al Signore per ognuno di noi e per le nostre comunità il dono della Forza e della Bontà. Forza, per uomini e donne deboli che restano tali, che non la cercano nella supponenza, ma nell’amore; che non si arrendono, che sono liberi dalle paure, che non lasciano le cose come stanno, che non si fidano dell’apparenza. Forza perché non dobbiamo cedere all’individualismo del mondo, scendere a compromessi con la tiepidezza e con gli inganni del mondo che sciupa la vita e la persona. E nemmeno un cristianesimo debole, senza sapore quanto quello muscolare che usa la verità come se fosse una clava. La forza è nella medicina nella misericordia e non nell’imbracciare le armi del rigore. Siamo forti tanto da combattere il male, forti da prendere i serpenti e bere i veleni del mondo, ma per annunciare il Vangelo e il suo amore. Chiedo la Bontà, che non può mai essere messa in discussione, offesa o ridotta a pericolosa ingenuità; che dobbiamo difendere rendendola intelligente, capace di combattere le cause del male, tenace perché prepara il futuro e regala consolazione gratuita. “Fate del bene, cioè siate buoni e troverete dappertutto facce allegre”, diceva Papa Giovanni. “Non c’é scienza; non c’é ricchezza: non c’é forza umana che eguagli il valore della bontà: dolce, amabile, paziente. Può subire mortificazioni o contrasti l’esercizio della bontà, ma finisce sempre col vincere, perché la bontà é amore; e l’amore tutto vince”. (Giovanni XXIII)
Vieni presto Spirito di amore grande, che ci vuoi grandi. Insegnaci a crescere nell’amore per te e per la Chiesa, nostra madre, per la città degli uomini che da Babele diventi come tu la vuoi, la Nuova Gerusalemme della pace e dell’amore pieno in tutti.

09/06/2019
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