Omelia a Roma in occasione dell’incontro della segreteria del Sinodo dei Vescovi

Rm 12, 17a. 19b-20a. 21
“Non rendete a nessuno male per male. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore (Dt 32, 359. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere (Pro 25, 21-22). Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male”. Ecco cos’è l’amore cristiano! Vinci il male con il bene. Tutti parlano dell’amore. E’ facile parlare di amore. L’uomo digitale, poi, resta sempre in superficie, preso dalle correnti delle passioni e poco conosce quelle profonde dell’amore, che richiedono di andare a fondo. Tutti esigono l’amore, ma non tutti sono davvero persone che amano. Caino amava il fratello. Ma amava di più se stesso. Non è importante che tu ami “molto”. Importa che tu “ami di più”. Si tratta maggiormente di donare che di ricevere. E c’è anche più gioia, ma prima bisogna farlo per viverla. Solo se ami diviene possibile l’amore per i nemici, altrimenti disciplina eccessiva e sbagliata per la normale logica retributiva. Diceva il vescovo di Aleppo, Boulos Yazigi – che voglio ricordare insieme all’altro Vescovo, a Padre Paolo Dall’Oglio e a tutto il popolo siriano inghiottito dall’oscurità della violenza – che “L’amore autentico consiste nel preferire l’altro a se stesso. Nel prendere ciò che è tuo e donarlo all’altro” solo perché lo ami e l’amore vuole così. Come Dio, come abbiamo scritto nel nostro cuore dove contempliamo l’immagine di Dio. Non c’è amore più grande  di quello di una persona che dona tutto ciò che gli appartiene ad un’altra persona che ama. E dona tutto non perché ha ricevuto tutto da lei, ma solo perché l’ama. L’amore è svuotarsi di se stesso per fortificare l’altro. Il fatto di amare veramente qualcuno non significa che lo amiamo “molto”, ma che lo amiamo, anche poco, ma “più” di noi stessi, che siamo noi stessi solo insieme all’amato. “Io amo” è un’aziona sacra. Colui che ama è santo. E santo è colui che ama. Tu ami Dio? Allora ama come lui! Per questo l’Apostolo in maniera molto concreta ci invita a Non rendere a nessuno male per male. Mai. Non sono previste deroghe. Quindi: non prendere un occhio a chi te lo toglie, ma offri l’altra guancia. A chi ti costringe a fare un miglio ne fai due con lui, così lo tratterai da fratello, lo sorprenderai con un amore gratuito e questo da un nemico che ti costringe a qualcosa inizierà ad essere un fratello che volentieri accompagni nel suo cammino. Camminando con lui non per obbligo, ma per amore capirai perché ti voleva accanto a sé, gli regali amore che lo cambierà e tu troverai il prossimo. Non fa così con noi Gesù? Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male. C’é una vittoria e una sconfitta. Non c’è pareggio con il male. Se non ami ricordati che vince il male. Qualche volta abbiamo la presunzione o l’illusione di non perdere. L’indifferenza in realtà uccide quanto i banditi perché fa perdere l’altra metà della vita che era rimasta a quel povero uomo che era per strada. Il male vuole vincere, non pareggiare. L’invito dell’apostolo significa anche che tu non sei mai il tuo peccato e lo puoi vincere con il bene, anche quello che riesci, quello dell’ultimo minuto, quello che viene fuori e forse non sai bene nemmeno come, quello che hai, sempre, con te. Solo il bene fa vincere. Non disprezziamolo mai il piccolo bene, anche un bicchiere di acqua fresca. La Chiesa conserva questo amore che il Signore le ha affidato e che lei rende possibile ai piccoli, dona con intelligenza al mondo che spesso invece pensa di vincere il male con il male e finisce per distruggersi. Il Signore vince il male volendo bene, mandando il suo Spirito che continua ad amare la nostra vita, a rendere nuovo ciò che è vecchio, che ci rende uomini nuovi malgrado il nostro limite. L’invito è lasciare fare a Dio. Tu cerca solo di volere bene. Lascia fare a Dio che non ti farà mancare nulla, anche la giustizia che pensi di ottenere con la giustizia dell’occhio per occhio. Dio che nutre gli uccelli del cielo non solo non farà mancare il pane per te; Dio che veste i gigli del campo non solo ti vestirà con l’eleganza più raffinata, ma anche Dio non ti lascerà senza giustizia. Sì, perché il male subdolo spesso istiga la vendetta proprio come senso di giustizia, quasi necessaria per difendere la vittima. Dio compie la vendetta. Tu, che non sei Dio, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, cioè trattalo da uomo, sempre; se ha sete, dagli da bere, anche perché non continui a rubare acqua. Non nutrirai un nemico, ma un fratello! Come San Francesco con il lupo di Gubbio che sapeva che rubava perché aveva fame e organizzò la solidarietà dei suoi nemici chiedendo proprio agli abitanti di Gubbio di non fargli mai mancare il cibo. Lascia fare a me la vendetta. Tu fai sempre il bene. La vendetta? E qual è la vendetta di Dio? Amare, perché Dio non può odiare e fare il male. Dio ama e giudica, perché Dio giudica, e il suo amore sarà bruciante per chi ha coltivato l’odio, per la nostra ignavia o per la presunzione rivelando come ci siamo fatti ingannare dal male. Tutt’altra cosa che grazia a buon mercato e banalizzazione del male.  Il suo amore, cioè il mistero della croce, renderà brucianti le nostre resistenze, libererà dalle paure, ci renderà liberi dal male e dalle sue conseguenze. Noi, che siamo depositari di un amore così, che siamo chiamati ad essere dei principi dell’amore, dei re che posseggono tutto, sosteniamoci tra noi per aiutare il mondo ridotto a deserto e perché questo diventi il giardino per cui Dio lo ha creato e che inizia ogni volta che vinciamo il male con il bene.

07/02/2020
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