Omelia della V domenica di quaresima anno B 2021 Santa Famiglia

Parrocchia della Sacra Famiglia, Bologna

Il profeta parla di un’alleanza nuova. Quanto abbiamo bisogno di comprendere questa alleanza e nella Pasqua celebrarla nell’amore fino alla fine di Gesù! Ne abbiamo tanto bisogno. Senza finiamo per allearci con chiunque ci rassicuri, ci dia un po’ di benessere anche a qualsiasi prezzo oppure ci difendiamo disperatamente, scegliendo di restare soli. La famiglia è il senso di questa alleanza e la famiglia è l’alleanza che Dio vuole tra le persone! La legge sarà dentro di noi. Il profeta dice infatti: “La scriverò sul loro cuore”. Oggi alcuni sposi la rinnovano. Spesso si dice: la mia metà. È un’espressione che mi commuove sempre perché vuol dire che per essere interi dobbiamo avere dentro di noi l’altro, il prossimo! Non un’aggiunta, anche importante: la mia metà. Per molti non è più solo la metà perché si sono aggiunti tanti doni che sono entrati a fare parte dell’alleanza tra voi. Nell’enciclica Fratelli Tutti Papa Francesco ricorda che “non possiamo mai ridurre la vita alla relazione con un piccolo gruppo e nemmeno alla nostra famiglia, perché la nostra relazione, se è sana e autentica, ci apre agli altri che ci fanno crescere e ci arricchiscono. Il legame di coppia e di amicizia è orientato ad aprire il cuore attorno a sé, a renderci capaci di uscire da noi stessi fino ad accogliere tutti” (FT 89). L’alleanza copre tutto, mette assieme la nostra diversità, la nostra fragilità, anche le immancabili debolezze. L’alleanza ci rende migliori ma anche consapevoli di come siamo. Oggi, a distanza di anni, la nostra alleanza è ancora più forte perché capace di resistere a tutte le tentazioni del divisore. Il male vuole spezzare l’alleanza tra Dio e gli uomini e quindi tra gli uomini, il matrimonio che è progetto di Dio e che ci chiama a vivere con totalità, fedeltà e gratuità. “Questa è la via perché le relazioni, pur attraverso un cammino segnato da fallimenti, cadute e cambiamenti, si aprano alla pienezza della gioia e della realizzazione umana e diventino lievito di fraternità e di amore nella società”. Per questo dobbiamo curare il cuore. Ecco anche la Quaresima, tempo per curare il cuore. Senza cuore vediamo nell’altro solo la farisaica pagliuzza, che crede di capire tutto dell’altro e in realtà vede solo quella! Chi capiva della peccatrice: il fariseo che già sapeva chi era o Gesù che si è lasciato avvicinare, l’ha liberata dal suo peccato restituendola a sé stessa? Chi conosce il fratello giovane: la misericordia del Padre o la verità del fratello maggiore? Il male ci fa condannare la nostra fragilità, “lo Spirito invece la porta alla luce con tenerezza”. Il Maligno può dirci la verità ma, se lo fa, è per condannarci. La Verità viene da Dio e se ci abbandoniamo al suo amore “non ci condanna, ma ci accoglie, ci abbraccia, ci sostiene, ci perdona”. “Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo”: è proprio un legame di amore. La sua legge non è fuori di noi, è dentro, molto più larga dei sacrifici e delle prescrizioni. Poi per amore compiamo i veri sacrifici e osserviamo tutto, ma per amore.

Come possiamo vedere Gesù? Sentendo il suo amore e amando come Lui. È con gli occhi del cuore che possiamo vedere Gesù! Senza questi possiamo “vedere” e non accorgerci di nulla, non comprendere, abbiamo occhi e non vediamo. Non si trova il cuore in modo compulsivo, rapido, egocentrico. Occorre avere un sistema che ci permetta di farlo funzionare, altrimenti siamo compulsivi, vittime dell’istinto e senza capire quello che solo il tempo, l’insistenza, la perseveranza può produrre. L’interiorità, cioè il sistema che funziona sempre, il sistema simpatico, involontario del nostro cuore, ha bisogno di tempo e di molta cura e può cambiare, sempre migliorarsi. Per guarire ci vuole tempo e, quindi, pazienza.

A differenza degli uomini che confondono spesso amore con possesso, Dio ama regalando, aiutandoci ad essere figli liberi, capaci a nostra volta di amare, di scegliere di amare e come amare. E questo è uno dei frutti della Quaresima: rientrare in noi stessi per essere davvero liberi, riprendere in mano la nostra vita per essere padroni del nostro io, ritrovare la casa del padre, donare il seme. Nel seme già c’è nascosto il frutto. Non lo vedo, eppure c’è. La fede è quello che ce lo fa vedere, che ci fa credere che nel seme è nascosto il frutto e per questo lo getto nella terra. Se non “vedo” il frutto nel seme sarò portato a disprezzarlo, a sciuparlo, a cercare altre risposte più evidenti. Dobbiamo trovare la risposta alla domanda che ci accompagnerà sempre “Signore, vogliamo vedere Gesù!”. Abbiamo bisogno di trovare pace nei grandi interrogativi che agitano la vita, per liberarci dalla paura e dalla rassegnazione, per smettere di non credere più a niente che ci rende pieni di amarezza.

Gesù non si fa vedere mettendo prima delle condizioni, dei requisiti da avere, delle regole da rispettare o imponendo le sue convenienze. Non sceglie chi può vederlo e chi invece deve restare lontano. Gesù non si nasconde come spesso amano fare le persone che si credono importanti o per verificare le vere intenzioni di chi ci cerca. Gesù si fa vedere attraverso la sua scelta di amore, il segreto della sua vita, in realtà della nostra vita: perderla per amore. La sua gloria, di cui è venuta l’ora, è tutta nel chicco che cade in terra, che muore perché non vuole rimanere solo e al contrario intende produrre molto frutto. È anche la vostra gioia di oggi. Gesù è amore, ama la sua vita e ci insegna ad amare la nostra vita donandola. Chi è innamorato lo comprende bene! Chi ama desidera donarla all’amato! Che ci farebbe altrimenti? Che ci fai delle tue ragioni se perdi Dio e il prossimo? La vita la perdiamo restando soli, amando finché ci conviene. Ecco la vera gloria di Gesù: l’amore donato. La sua gloria, cioè la sua forza, l’energia profonda del suo essere, quella che trasfigura la vita, è questo seme che muore a sé stesso per generare vita, per continuare nella vita che produce. Nel mondo ci si gloria con il lusso o il denaro o con l’esibizione, con il ruolo, prendendo, non donando, possedendo non regalando, tenendo per sé non condividendo con gli altri.  In questo tempo di coronavirus siamo chiamati a rendere il mondo tutto come una famiglia, fratelli tutti, e a renderlo noi una famiglia. Dobbiamo iniziare da chi è più debole: gli anziani, i bambini e i giovani, chi è diventato fragile come chi perde il lavoro. Non è un di più, che occupa qualcuno. Ci deve coinvolgere tutti. Il seme significa dare vita, luce dove siamo, volendo bene, cioè non per interesse ma gratuitamente. Così si prepara il futuro, anche il nostro. L’amore è gratuito, sempre, e non accetterà mai ricompensa, perché la vera ricompensa è l’amore stesso. Possiamo essere noi a trasmettere vita, cioè luce, perché salutiamo, ci fermiamo, andiamo a trovare, ci mettiamo d’accordo per aiutare, diamo fiducia, facciamo sentire importanti, adottiamo qualcuno che ci diventa prossimo, che vuol dire anche essere esigenti, a chi non cerca altro, come tanti stranieri. La nostra società vince quando ogni persona, ogni gruppo sociale, si sente veramente a casa. In una famiglia se uno ha una difficoltà, anche grave, anche quando “se l’è cercata”, gli altri vengono in suo aiuto, lo sostengono; il suo dolore è di tutti e nelle famiglie tutti contribuiscono al progetto comune, tutti lavorano per il bene comune, ma senza annullare l’individuo (FT230).

Oggi ringraziamo per tanti frutti di amore e chiediamo, proprio per questo, di continuare a farli crescere. Solo l’amore vince la paura di perdersi. Ma solo perdendosi per amore si trova la vita. Ecco la Pasqua.

+ Matteo Zuppi

21 marzo 2021, Parrocchia della Sacra Famiglia

21/03/2021
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