Ordinazione episcopale di Mons. Giovanni Mosciatti a vescovo di Imola

Quanta gioia oggi. E’ tutta grazia, abbondante, tanto più grande del nostro peccato e della mediocrità della nostra vita. Come tutti i doni diventano nostri se li doniamo, se vinciamo l’istintivo senso di possesso che ci fa credere che c’è più gioia nel ricevere che nel dare. La tua gioia, Giovanni, è davvero la nostra, dei tuoi e di quei “tuoi”, tanti e cari, che Dio ti ha fatto incontrare in questi anni, carovana affidabile del tuo cammino. La tua gioia più vera è vedere tanti contenti con te e per te e potere contemplare insieme la nostra madre Chiesa esultare perché l’umiltà viene innalzata e Cristo reso vivo in mezzo a noi. La tua gioia è tanta comunione, vecchia e nuova, dono che dobbiamo fare crescere, anche tra Chiese sorelle. Ecco la nostra Madre forte e così umana, che combatte il peccato ma ama perdutamente e sempre il peccatore, che non vede ovunque rovine e guai mentre riconosce anche nelle avverse vicende umane “i misteriosi piani della Divina Provvidenza”. Una Madre da difendere sempre, perché noi siamo peccatori ma lei è nostra madre e chi divide è semplicemente e sempre solo complice del male.
Questa casa vive con te – e la grazia di Dio è sempre una sorpresa, uno stupore a cui non ci abitueremo mai – un passaggio importante. Pochi giorni or sono Mons. Ghirelli qui ha salutato Mons. Fabiani, dicendogli “A Dio”, pregando perché con Lazzaro povero in terra possa godere il riposo eterno del cielo, quel Lazzaro che ha amato nei poveri di Imola. Ringraziamo tutti di cuore Mons. Ghirelli per l’amabilità e la generosità con cui ha servito questa Chiesa, questa bellissima Chiesa di Imola. Sii sempre contento di raccogliere dove altri hanno seminato, tanti, a cominciare dai santi della porta accanto. E semina anche tu con serena fiducia, perché il seme di Cristo e del suo amore è sempre fertile nel cuore degli uomini. Sentiamo la nostra umana inadeguatezza. Certo. Non la superiamo con l’ipocrita perfezione dei farisei, nascondendoci dietro un ruolo, ma pregando come dei figli il Padre che riveste i gigli del campo. A noi viene chiesto solo di aiutare, come possiamo e come siamo fatti ma con tutto noi stessi. Un vescovo saggio in un’occasione come quella di oggi disse al consacrato: “Prega il doppio rispetto a quanto predichi e passa più tempo tra le pagine della Scrittura che sulle sedie delle riunioni”. Aggiungerei ascolta più di quanto parli e parla solo dopo avere amato e sempre per amore. Non smettere ogni giorno, anche in quelli più grigi e difficili, di cantare il Magnificat e di andare con la fretta dell’innamorato, come Maria, a visitare i fratelli e le sorelle, perché è davvero beato chi crede nell’adempimento della Parola. E’ il Vangelo la tromba, al quale, con passione non intiepidita con gli anni, continui a dare tutto il tuo fiato. Suonala per buttare giù le mura di paura, di divisione, di pessimismo, di pregiudizio, di ignoranza. Suonala per radunare il popolo e con gioia continuare a metterti in viaggio nella bellissima avventura del Vangelo, perché, come dice Sant’Agostino (Discorso 340) “suonare la tromba significa predicare con piena fiducia la nuova vita senza avere timore del fracasso della vita antecedente”.
Ci aiuta il Vangelo di oggi. Il samaritano ha un volto: Gesù. Egli continua a versare “l’olio della consolazione e il vino della speranza”, perché ha sempre compassione dell’uomo e di ogni uomo e per questo si ferma e diventa il primogenito di tutta la creazione. Il Vescovo è il vicario dell’amore, diceva Sant’Ambrogio. Fatti sempre vicino perché si vede bene solo facendosi prossimi, non avere paura a fare sentire con le parole e i gesti l’amore di Dio, sii sempre raggiungibile. Non c’è straniero per il samaritano. Non possiamo mai abituarci a vedere un uomo che soffre senza fare qualcosa. L’indifferenza ruba anche l’altra metà della vita dell’uomo ferito. Il cristiano non si adatta al mondo: lo cambia. Per questo non è mai di parte: è di Cristo e sarà sempre dalla sua parte, cercando la sua pecora smarrita della quale non può fare a meno, che non giudica e per la quale è sempre inquieto finché non l’ha trovata. Non avere paura di essere entusiasta davanti agli uomini fintamente equilibrati perché poveri di amore. Cristo parla con tutti e vuole che tutti scoprano Lui, il primo ad essere e farsi prossimo. Predica, direi canta con la tua vita il suo amore, la Gioia di essere suoi. Lavora per una Chiesa dove tutti i battezzati scoprano la propria vocazione, la santità che è personale ma non individuale. Esorta con la parola e l’esempio le nostre comunità, piccole e grandi, perché siano quell’albergo dove l’umanità trova se stessa perché viene amata. E la tua casa sia un albergo sempre accogliente, una banda capace di fare suonare tutti, coinvolgendo infiniti e graditi “turni di guardia”. Ecco, tu presiedi questa comunione, come hai ricordato riprendendo Papa Francesco, stando davanti per indicare la via come un padre, audace, saldo, gioioso, in mezzo come un fratello per donare e ricevere amore, dietro come un figlio per “seguire il fiuto che ha il popolo di Dio di trovare nuove strade”. Cammina come Gesù e con Gesù per la tante strade da Gerusalemme a Gerico, comprese quelle dei corridoi di scuola. Quanti sono gli uomini aggrediti dai ladri di vita, che le tolgono la forza e la rendono insipida, vuota; che la uccidono al suo inizio o alla sua fine. Il samaritano non è un sacerdote o un levita che hanno da fare per se stessi, che sono condizionati dalla carriera mondana o da regole senza amore, che osservano i loro programmi e non si pongono la domanda “che cosa succederà a lui se io non mi fermo”, ossessionati da quella “cosa succederà a me se mi fermo?”. Vivendo tu come il Samaritano insegna a fermarsi e a farsi carico, a tornare, come Gesù e con Gesù, perché il prossimo lo troviamo partendo dall’altro e non piegando tutto al proprio io, amandolo com’è e non come pensiamo noi, abbracciandolo e non classificandolo, facendosi la domanda non a partire da sé ma dalla sua sofferenza. Papa Francesco ricordava a Firenze di un vescovo che era in metrò e non sapeva più dove mettere la mano per reggersi. “Si appoggiava alle persone per non cadere. E così ha pensato che, oltre la preghiera, quello che fa stare in piedi un vescovo, è la sua gente”. Fatti aiutare e valorizza con amabilità la tanta santità che è nei cuori dei cristiani e di tanti. Sii sempre, come ti ha detto la bambina, contento di servire Gesù. E’ il vero onore che abbiamo e se lo vivi tanti saranno aiutati a scoprirlo e si sentiranno amati. Il buon umore non ti manca e ti tiene lontano dal sussiego altero che non avvicina e sconsiglia di avvicinarsi. Sei un padre e non un paternalista che ripete consigli lontani e istruzioni per l’uso ma non li vive con loro. La simpatia è il primo modo per regalare l’amore che Dio ci ha messo nel cuore e tanto permette di avvicinarsi. Quando ti cercano ti possano trovare subito, i tuoi preti, tutti, senza burocrazia, compreso i poveri, gli indifesi e a quanti hanno bisogno di accoglienza e di aiuto. E cerca sempre i lontani perché ti sono stati affidati nel Signore e sono cosi perché non hanno trovato un cuore appassionato. Rendi vicino il Vangelo, perché avevi ragione: “Basta solamente che mi stai a guarda’ e ad ascolta’!”. Non smettere di vivere quella baldanza ingenua che don Giussani amava, “per la quale ogni giorno della nostra vita è concepito come un’offerta a Dio, perché la chiesa esista dentro i nostri corpi e le nostre anime, attraverso la materialità della nostra esistenza”. Davvero “sosteniamoci nella lode di Cristo”, cioè nella gioia, che è la nostra forza. “Niente dimostra tanto bene l’amicizia quanto il portare il peso dell’amico”, diceva Sant’Agostino, perché “quando si ama, non si fatica, o, se si fatica, questa stessa fatica è amata”.
La Vergine del Piratello ti aiuti a fare tutto quello il Signore ti dirà, per una gioia che non finisce. Ti protegga Cassiano, martire, maestro di scuola, a te, insegnante per tanti anni. E con lui tutti i santi di questa Chiesa di Imola che ti è affidata, che ti ama e che tu amerai con tutto te stesso.

13/07/2019
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