S. Messa in suffragio del Servo di Dio
Giovanni Paolo II
nel secondo anniversario della sua scomparsa

1. Il Signore nella sua Provvidenza ha voluto che celebrassimo la memoria del pio transito del servo di Dio Giovanni Paolo II durante la Settimana santa, i giorni della passione del Signore. Questa coincidenza è carica di senso.

Predicando gli Esercizi spirituali a S.S. Paolo VI l’allora Card. K. Wojtyla, commentando il mistero di Gesù nell’orto degli ulivi, disse: «Le parole che Gesù pronuncia per la seconda e poi per la terza volta [cioè: non avete vegliato con me] sono divenute un rimprovero, un rimprovero che riguarda ogni discepolo di Cristo. In certo qual modo tutta la Chiesa continua a sentire le stesse parole, e cerca di colmare quell’ora perduta durante la quale Gesù rimase solo nel Getsemani» [K. Wojtyla, Segno di contraddizione, Gribaudi, Milano 2001, pag. 146].

Il pontificato di Giovanni Paolo II trova in questo testo la sua radice ultima: non lasciare solo il Cristo nella sua opera redentiva. Nell’unità misteriosa ma reale della Chiesa col Cristo che dona se stesso, si compie la redenzione dell’uomo, e si manifesta continuamente come e quanto Dio ha amato il mondo e l’uomo [cfr. Gv 3,16]. La “passione di Cristo per l’uomo” è la cifra del pontificato di Giovanni Paolo II.

Riascoltiamo ora dalla prima lettura il profeta. Egli descrive l’opera del Servo e dell’Eletto nel modo seguente: «Proclamerà il diritto con fermezza, non verrà meno e non si abbatterà, finché non abbia stabilito il diritto sulla terra; e per la sua dottrina saranno in attesa le isole». Gesù dà pieno compimento alla profezia affermando di fronte a Pilato di essere venuto a rendere “testimonianza alla verità” [cfr. Gv  ], poiché è la verità che libera l’uomo. è in Gesù crocefisso e risorto che viene interamente rivelata e la verità circa Dio e la verità circa l’uomo: è di questa verità che – consapevolmente o inconsapevolmente – «saranno in attesa le isole».

Il santo Padre Giovanni Paolo II non lasciò solo Cristo in questa testimonianza alla verità. Egli scrive: «la risposta della Chiesa alla domanda dell’uomo ha la saggezza e la potenza di Cristo crocefisso, la verità che si dona» [Lett. Enc. Veritatis splendor 117,1; EE 8/1792]. Anche l’afasia che lo colpì al tramonto della sua vita, divenne per la Chiesa e per il mondo testimonianza alta alla «verità che si dona»: testimonianza resa col suo corpo crocefisso.

Miei cari fratelli e sorelle, comprendiamo in questa prospettiva il richiamo che Giovanni Paolo II ha fatto a tutti gli uomini: «A tutti chiedo di guardare in profondità all’uomo, che Cristo ha salvato nel mistero del suo amore e alla sua costante ricerca di verità e di senso. Diversi sistemi filosofici, illudendolo, lo hanno convinto che egli è assolutamente padrone di sé … La grandezza dell’uomo non potrà mai essere questa. Determinante per la sua realizzazione sarà soltanto la scelta di inserirsi nella verità, costruendo la propria abitazione all’ombra della Sapienza e abitando in essa»  [Lett. Enc. Fides et ratio 107; EE 8/2598].

2. «Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù». Lo “spreco” di Maria, la protesta di Giuda, la difesa di Gesù sciolgono nel loro intrecciarsi l’enigma fondamentale della nostra vita.

Non ogni realtà ha un prezzo equivalente; non ogni realtà può essere sostituita. Esiste un evento in questo mondo che vale in sé e per sé; che possiede una preziosità senza misura: è il dono che nell’amore gratuito la persona fa di se stessa.

Un giorno Giovanni Paolo II mi disse che riteneva il più grande insegnamento del Concilio Vaticano II sull’uomo la seguente affermazione: «solo nel dono sincero di sé la persona realizza se stessa». è questa la chiave di volta di tutto l’insegnamento del Servo di Dio sull’uomo. In piena coerenza col suo amato predecessore, Benedetto XVI durante questi primi anni del suo pontificato continua ad insegnarci: la verità di Dio e dell’uomo è l’amore [Deus caritas est].

«E tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento». La casa abitata dall’uomo può riempirsi del “profumo dell’unguento” o appestarsi di un “odore di morte”: se nella casa domina la legge dello scambio di equivalenti e risuona in essa solo una domanda: «perché quest’olio profumato non si è venduto?», l’uomo muore asfissiato. Se nella casa domina la legge della gratuità, l’uomo realizza pienamente se stesso.

Miei cari fratelli e sorelle, non lasciamo mai solo Cristo, che in questi giorni entra nella sua passione per l’uomo: ci guidi anche la cara e dolce memoria di Giovanni Paolo II.

 

03/04/2007
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