Saluto alla Città al solenne ingresso nell’Arcidiocesi di Bologna

Eccellenza carissima,

Signor Sindaco,

ho ascoltato con profonda emozione le vostre parole. Mi riempie di gioia intima

il trovarmi nel cuore della città di Bologna, che da questo momento diventa

la mia città.

Il fatto che siano un fratello nell’Episcopato ed il Sindaco ad accogliermi;

il fatto che su questa piazza si affaccino il Tempio petroniano per eccellenza

e il Palazzo municipale, è un simbolo carico di profondi significati.

L’uomo è abitante del tempo e dell’eternità; è cittadino

della città terrena e della città celeste. Un’appartenenza

non esclude l’altra.

«

Lungi dal distogliere gli uomini dal compito di edificare il mondo», l’appartenenza

alla città celeste «lungi dall’incitarli a disinteressarsi

del bene dei propri simili, li impegna piuttosto a tutto ciò con un obbligo

ancora più stringente» [cfr. Cost. past. Gaudium et Spes 34,3; EV

1/1427]. Così come l’appartenenza alla città terrena non

deve distogliere l’uomo dall’inesausta ricerca di una Vita non più insidiata

dalla morte.

Questa piazza dice in un certo senso la verità intera sull’uomo

a questa nobile città, che inventando l’istituzione universitaria

ha insegnato al mondo intero quella simultanea coniugazione di fede e ragione

che porta l’uomo alla contemplazione della verità e alla pienezza

della sua umanità.

Non per caso dunque il nostro incontro avviene in questa piazza, Signor Sindaco:

l’incontro fra l’eletto del popolo bolognese e il servo di Cristo

venuto perché non cessi mai l’annuncio del Vangelo a questo popolo

bolognese. La distinzione infatti fra le due Istituzioni che rappresentiamo,

non significa né comporta reciproca estraneità o ignoranza, né ancor

meno opposizione. I loro rapporti, i nostri rapporti, al contrario, possono e

devono dar luogo ad un dialogo rispettoso ed aperto a tutti, portatore di esperienze

e di valori fecondi per il bene di questa città. Un sano dialogo non fra

concorrenti, ma fra interlocutori potrà favorire lo sviluppo integrale

della persona umana dentro ad una comunità civile adeguata alla dignità di

ogni uomo, senza distinzione di razza e di religione.

è precisamente questo il “luogo” del nostro incontro vero,

profondo, pur rimanendo rigorosamente nell’ambito proprio a ciascuno: l’affermazione,

la promozione e la difesa della dignità della persona umana. Questa dignità,

la cui percezione piena è il frutto della fede cristiana, è anche

la radice nascosta che nutre ogni vera civiltà. Che deve nutrire sempre

più la pacifica convivenza di questa città, deturpata anche recentemente

da azioni indegne dell’uomo ed aliene completamente dalla sua anima.

Eccellenza carissima, Signor Sindaco,

oggi voi mi accogliete in una città unica per arte, storia e cultura.

Il mio primo augurio, l’oggetto costante della mia preghiera è che

il popolo bolognese possa sempre progredire nelle vie del benessere spirituale

e materiale, custodendo quella grande tradizione di fede, di civiltà e

di cultura che l’hanno reso grande.

O amata città di Bologna! Vengo oggi a te per aiutare ogni tuo abitante

a contemplare e a vivere il mistero di Cristo, poiché è stato il

suo atto redentivo a ridare definitivamente all’uomo la dignità ed

il senso della sua vita. Le tue dodici parte richiamano la Gerusalemme celeste.

Mi piace quindi rivolgerti il primo saluto colle parole del Salmo: «sia

pace a coloro che ti amano; sia pace sulle tue mura; sicurezza nei tuoi baluardi».

Ogni giorno «chiederò per te il bene».

15/02/2004
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