Santa Clelia Barbieri 150° anniversario

Budrie, Santuario di S.Maria delle Budrie

Clelia Barbieri fu battezzata in questa chiesa parrocchiale delle Budrie lo stesso giorno della sua nascita, il 13 febbraio 1847. Sono dunque passati centocinquant’anni da che la figlia del bracciante è diventata figlia di Dio, da che una creatura, che sulla terra appariva già destinata a un’esistenza di nascondimento e di stenti, è stata annoverata tra gli eredi del Regno dei cieli e tra i candidati a una vita eterna di gioia e di gloria.

La mentalità permeata di fede, della gente di allora, non poteva tollerare che tra la nascita terrena e la rinascita dall’acqua e dallo Spirito Santo passasse più di qualche ora. Noi abbiamo, a questo proposito, pensieri diversi; ma non è detto che al cospetto degli angeli la nostra sia giudicata migliore saggezza e più acuta intelligenza del disegno del Padre.

Centocinquant’anni. A questa distanza possiamo valutare, con miglior cognizione di causa di coloro che quel giorno avranno circondato di semplici e affettuosi auguri la piccola che era divenuta cristiana, quanta energia soprannaturale è stata immessa in quella neonata dall’azione sacramentale. Ed è davvero una iniziativa felice quella di ricordare e celebrare il momento di inizio di una breve ma intensa e straordinaria avventura dello spirito, quale è stata la vita di santa Clelia.

Perchè tutto è cominciato di lì. Anzi, tutto – il suo crescere nella grazia, l’eccezionale dilatarsi del suo cuore nella carità, la sua capacità di trascinare anche altri sulla strada dell’eroica coerenza evangelica, fino alla gloria degli altari e alla sua irradiazione taumaturgica e consolatoria nelle generazioni successive – tutto è già racchiuso in quel battesimo, che don Giuseppe Setanassi ha amministrato presumibilmente senza particolare emozione.

Come avviene nel seme, che già contiene invisibilmente ma realmente ogni futuro fiorire e fruttificare.

Il battesimo è, per così dire, al centro dell’intera vicenda che conduce una creatura dal suo niente originario fino a diventare partecipe della letizia e della ricchezza divina. Al battesimo approda tutto il progetto salvifico che c’è su di noi; e dal battesimo scaturisce poi l’impulso soprannaturale che, attraverso le vicissitudini del pellegrinaggio terreno, ci fa arrivare alla cittadinanza nel Regno dei cieli.

San Paolo ha tracciato con ammirevole sintesi lo svolgersi di questo arcano processo, che origina nel segreto stesso dell’intima ed eterna vita di dio e che progressivamente costruisce la nostra stupefacente avventura. Il Padre – egli dice – ha conosciuto da sempre coloro che fa oggetto del suo amore inaudito; quelli che ha conosciuto, “li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo; quelli che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati” (cf Rm 8,29-30).

Il battesimo (che è il momento della “giustificazione” ed il conferimento della vita di grazia) media, come si vede, tra l’eterna elezione di Dio e la glorificazione definitiva.

Così è stato per santa Clelia, così è anche per noi.

Per questo nella presente liturgia dobbiamo chiedere al Signore, appoggiandoci all’intercessione di santa Clelia, il dono di riscoprire tutta l’importanza e la preziosità del nostro battesimo.

Oggi poi, che veniamo a contatto con tanti non battezzati e ascoltiamo tanti discorsi che sono lontanissimi dalla verità che l’unico vero Maestro ci ha comunicato, questo argomento è diventato di un’attualità senza paragoni.

Gesù ci ha detto con molta chiarezza: “Se uno nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5). E agli apostoli, prima di salire al cielo, ha ordinato: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,15-16). Nessuna contraria opinione della cultura mondana dominante può smentire questa parola di Cristo.

Non per niente Giovanni Paolo II, nel suo itinerario di preparazione al Grande Giubileo del Duemila, ha proposto proprio per questo 1997 – in connessione con il recupero della certezza che Gesù Cristo è l’unico Salvatore del mondo – la riscoperta del sacramento del battesimo come fondamento dell’esistenza cristiana.

Troppi pensano al battesimo come a una cerimonia convenzionale, a un’occasione sociale ineludibile, a un pretesto per fare una festa in più tra parenti e amici.

Dobbiamo ritornare invece a vederlo nella sua verità e a riprendere consapevolezza dell’altissima dignità che è conferita a chi viene rigenerato al sacro fonte.

Ecco in compendio, le “fortune” del Battezzato.

Solo Dio può misurare la grandezza del suo dono, solo Lui può capire appieno la bellezza della vita battesimale, solo Lui può apprezzare come si conviene il nuovo valore che acquistano le azioni di chi è rinato dall’acqua e dallo spirito.

La Quaresima – che nelle sue preghiere e nelle sue letture ci offre soprattutto un percorso “battesimale” – faccia più attenta e più assidua la nostra meditazione della parola del Signore, perchè ritroviamo tutta la gioia e la fierezza del nostro essere cristiani. E, attraverso il “secondo battesimo” che è il sacramento della penitenza e della riconciliazione, convertiamoci da ogni condotta incoerente, perchè possa risplendere davvero nelle nostre azioni la nostra nobiltà di appartenenti, nella Chiesa, alla felice e grande famiglia di Dio.

16/02/1997
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