solennità della immacolata concezione di Maria

Bologna, basilica di San Petronio

La santa Chiesa – che conosce nella loro più riposta verità i pensieri del Creatore – legge riferendolo a Cristo e alla sua Madre santissima il primo annuncio di una vittoria sul male che sia contenuto nella parola di Dio: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: essa ti schiaccerà la testa, anche se tu le insidierai il calcagno” (cfr. Gen 3,15).

Come dice sant’Ambrogio: “Il Signore, accingendosi a redimere il mondo, cominciò la sua opera da Maria” (In Lucam II,17). Se attraverso la sua maternità veniva preparato il riscatto di tutti, era giusto che fosse lei la prima a ricevere dal Figlio la salvezza da ogni possibile contaminazione. La festa di oggi – splendida e cara al cuore di ogni credente – vuol celebrare appunto nella gioia e nella riconoscenza questi inizi del trionfo di Dio sul nemico dell’uomo.

Come ci ha insegnato san Paolo nella lettera agli Efesini che ci è stata riproposta nella seconda lettura, ogni destino umano dall’eternità è oggetto dell’amore incredibile di Dio – “secondo il beneplacito della sua volontà” (Ef 1,6) – poiché egli ci ha chiamati per nome prima ancora che venissimo concepiti, inserendoci nel suo disegno unico e onnicomprensivo: vale a dire (questo è il “disegno”), la predestinazione del suo Figlio fatto uomo e in lui la compredestinazione di tutti noi. Perciò è detto che la nostra primaria ed essenziale vocazione è la chiamata a essere “santi e immacolati al suo cospetto nella carità” (Ef 1,4), come santo e immacolato è Cristo che è il nostro modello supremo e insostituibile.

Purtroppo fin dal principio l’umanità, nel rischio fatale e drammatico implicito nella sua libertà, ha deciso di rifiutare questo progetto divino: questo è il peccato delle origini, il peccato radicale che ha scatenato nel mondo la malvagità e la prevaricazione. Dal canto nostro, noi abbiamo poi allargata sempre più la divergenza del nostro essere e della nostra vita dal piano divino e dalla nostra nativa dignità con la molteplicità delle nostre colpe personali.

Invece Maria – in ogni suo giorno, in ogni sua ora, fin dal suo primo palpito vitale nel grembo di sua madre – non ha mai cessato di convergere verso Dio, nell’integralità del suo essere e nella pienezza della sua fede affettuosa e operosa, non ha mai cessato di adeguarsi perfettamente al suo progetto di santità universale.

In lei il dono rinnovatore di Cristo, unico e necessario Salvatore di ogni creatura, è stato attivo in tutti gli istanti della sua esistenza a cominciare dal primo, perché così ella si configurasse come l’immagine senza difetti della Chiesa (cioè della comunione organica di tutti coloro che come lei vogliono rispondere di sì alle sollecitazioni della grazia).

In tal modo la Chiesa, guardando all’Immacolata, apprende in ogni momento quale sia l’autentico progetto di Dio sull’umanità rinnovata (cioè su tutti noi), ammira quale sia il suo traguardo ideale e si rende quindi conto di quale debba essere la sua tensione e il suo programma di vita.

L’evangelista san Luca nell’incantevole racconto dell’annunciazione ha messo bene in luce che la totale bellezza di questo supremo capolavoro, che è la Vergine Immacolata, fiorisce per il confluire e l’intrinseca connessione di due necessari fattori: la grazia celeste, che colma di sé questa creatura privilegiata, e l’assenso pronto e senza riserve della fanciulla di Nazaret. Maria è colei che “ha trovato grazia presso Dio” (cfr. Lc 1,30) ed è colei che dice senza esitare: “Avvenga di me secondo la tua parola” (Lc 1,38); è la “piena di grazia” (Lc 1,28) ed è “la serva del Signore” (Lc 1,28).

Questa misteriosa e feconda dialettica tra la grazia e la libertà regge anche la nostra avventura umana, e determina la misura della sua buona riuscita in conformità alle grandi intenzioni su di noi del Signore. Ciascuno oggi deve domandarsi, alla luce di quanto è avvenuto esemplarmente in Maria, come si svolga in noi questo incontro tra l’energia soprannaturale e la nostra autonoma volontà, e quale corrispondenza abbia finora trovato nella nostra vita l’altissima proposta di colui che vuole rendere anche noi “santi e immacolati nell’amore” (Ef 1,4).

Poiché ella è l’inizio della vittoria dell’uomo e della donna sul peccato e sulla morte, Maria è la madre di ogni nostra speranza.

Ma la lotta tra la luce e le tenebre, tra l’umile sapienza della verità e l’arroganza dell’insipienza e dell’errore, tra il Sole di giustizia e il “padre della menzogna” (Gv 8,44), non è ancora conclusa. Noi siamo quotidianamente chiamati a deciderci e a orientare nell’uno o nell’altro senso le nostre scelte esistenziali.

Da questa decisione in favore della grazia o del peccato dipende che la vita umana sia rispettata in ogni momento, dall’inizio alla fine. Da questa decisione dipende che donne e uomini siano o non siano profanati nella loro congenita nobiltà dagli assalti ossessivi delle culture idolatriche, dagli istinti incontrollati e fondamentalmente egoistici, da ogni forma di violenza e di arbitrio. Da questa decisione anche dipende che i nostri giovani non siano abbandonati senza protezione alle tristi lusinghe delle aberrazioni morali e alla criminale stupidità della droga.

La Madonna, in questo suo giorno benedetto, ci insegna che contro gli assalti del fanatismo non ci si difende con il relativismo scettico ma con la robustezza della fede; che a chi vuol sopraffare, incutendo ansia e terrore, la risposta vincente è il risveglio della nostra fiducia rasserenante in colui che resta il Signore della storia e dei cuori; che a qualsivoglia programma motivato dall’odio noi dobbiamo opporre senza alcuna paura la civiltà dell’amore.

La Vergine Immacolata ci aiuterà a decidere bene; ci aiuterà a ridestare in noi la consapevolezza del destino di gioia e di santità, al quale siamo tutti orientati; ci aiuterà a rendere sempre più certa questa divina elezione, pur nella concretezza delle nostre difficoltà quotidiane.solennità della

08/12/2001
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