Solennità dell’Epifania del Signore

1.            «Entrati nella casa videro il bambino con Maria sua Madre, e prostratisi lo adorarono». Cari fratelli e sorelle, la pagina evangelica narra il secondo – dopo quello dei pastori – incontro dell’uomo col neonato Salvatore: l’incontro dei Magi.

            Alla luce di quanto l’apostolo ci ha detto nella seconda lettura, questo evento non è casuale e non è solo frutto della iniziativa dei Magi. Esso è la prima realizzazione di un progetto che Dio ha pensato a riguardo dell’uomo: «che i gentili  cioè sono chiamati in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo».

            Ricordando l’incontro dei Magi con Gesù, noi oggi celebriamo la volontà del Padre che tutti gli uomini siamo salvi: che tutti i popoli entrino a far parte della sua famiglia, la Chiesa. Celebriamo il disegno divino di «ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra» [Ef 1,10]: ogni uomo, ogni popolo è stato compreso nel mistero della redenzione. è il modo con cui stiamo oggi celebrando questa Eucarestia, intende mettere in risalto questo fatto.

            Tuttavia, da un confronto attento fra l’incontro dei pastori e l’incontro dei Magi risultano differenze e caratteristiche che sono proprie del cammino di costoro verso Cristo.

            In primo luogo, i Magi si mettono in cammino perché hanno scoperto il segno di una Presenza nella creazione: «abbiamo visto sorgere la sua stella». Molti sicuramente videro quell’astro, e non si mossero. Cari fratelli e sorelle, il cammino verso l’incontro col Signore non inizia neppure se la nostra ragione si autolimita a rispondere solamente alle domande penultime della vita; se ritiene che la natura, la realtà nella sua interezza non rimanda ad altro. Cari amici, dobbiamo essere vigilanti: oggi, è in atto una vera e propria mutilazione della ragione, che impedisce all’uomo di cercare nella realtà i segni di una Presenza eccedente la realtà stessa.

            I Magi poi si mettono in cammino: «giunsero da Oriente a Gerusalemme». Mentre i pastori furono gratificati di una rivelazione dall’alto, i Magi devono compiere un lungo viaggio.

La pigrizia spirituale è nemica della fede. Quando siamo così interessati alle cose penultime, da rimandare sempre la ricerca delle Cose ultime; quando censuriamo abitualmente la domanda di senso, che sorge spontanea nell’uomo, non “giungiamo mai da Oriente a Gerusalemme”. La ricerca della verità, in primo luogo della verità religiosa, appartiene alla natura stessa dell’uomo ed è segno della sua dignità.

            I Magi conoscono «il luogo dove doveva nascere il Messia» dalle S. Scritture, cioè dalla divina Rivelazione. Usando la sola ragione, l’uomo – come dice l’Apostolo – “cerca Dio, andando come a tentoni” [cfr. At 17,27]; la scienza ci offre tante possibilità di vivere, ma nessuna di sapere se valga la pena e perché vale la pena di vivere.

«Dio nessuno lo ha mai visto, l’Unigenito, che è nel seno del Padre, ce lo ha rivelato». Questa rivelazione è la luce da cui l’uomo non può prescindere, se vuole incontrare e conoscere il Mistero di Dio e in esso il mistero della sua esistenza.

            Nel cammino che lo porta all’incontro con Dio in Cristo, l’uomo pertanto deve muoversi con due gambe: la ragione e la fede. La ragione senza la fede è impotente; la fede senza la ragione è cieca.

2.            Accade l’incontro per i Magi. Esso viene narrato nel modo seguente: «videro il bambino con Maria sua Madre, e prostratisi lo adorarono». Cari amici, prestate molta attenzione!

            L’incontro è descritto nei termini di un atto “quotidiano”: «videro il bambino»; e di un atto dovuto solo a Dio: «prostratisi lo adorarono». Adorarono come Dio colui che vedevano essere un bambino. Colui che videro, il bambino, non è altro da Colui che adorarono. Questa è la fede cristiana: quel bambino di cui Maria è la Madre, è Dio stesso; è il Verbo fatto carne.

            è contrario alla fede cristiana introdurre una qualsiasi separazione tra il Verbo che è Dio e «il bambino con Maria sua Madre»: il bambino visto dai Magi è il Verbo-Dio incarnato che i Magi adorarono. Non si può separare quel bambino dal Verbo incarnato, né parlare di un “Gesù della storia” separato dal “Cristo della fede”.

Cari fratelli e sorelle, questo è  il modo permanente, il metodo potremmo dire che Dio ha deciso di usare per donarsi all’incontro con l’uomo. E oggi questo metodo ha un nome: la Chiesa.

La Chiesa è un fatto visibile, così visibile da poter essere equiparata a qualsiasi altra società; ma essa è in realtà il luogo in cui il Dio fatto uomo è disponibile ad essere incontrato da ogni uomo che lo desidera. L’esperienza beatificante vissuta dai Magi è una possibilità reale offerta anche oggi all’uomo, perché esiste la Chiesa.

06/01/2010
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