solennità di San Petronio

Bologna, Basilica di San Petronio

Ieri sera abbiamo accompagnato con rito solenne e festoso il nostro antico vescovo e padre, Petronio, in questa sua magnifica casa. Il popolo bolognese l’ha edificata a suo onore in uno slancio di devozione appassionata; ed è riuscito a farne un capolavoro grandioso di eleganza architettonica e di tecnica costruttiva.

Ora egli è qui, e qui attenderà nei primi anni del Terzo Millennio la visita pensosa e orante dei figli che, animati da un invincibile speranza, verranno ad affidargli l’avvenire di questa sua città e a implorare la sua indefettibile protezione.

In questo giorno che è suo, siamo radunati davanti a lui per esprimergli in primo luogo la nostra sincera riconoscenza: fregiandosi del suo nome e attingendo vigore morale dal suo magistero, Bologna ha solcato le onde inquiete di una lunga storia; e si è fatta, nei secoli, grande, bella, dotata di laboriosa vitalità, senza smarrire mai la propria identità fondamentale. Come ci raffigura e ricorda l’iconografia tradizionale, questa città è stata saldamente tenuta nelle mani di san Petronio, che con la sua intercessione ha ottenuto dal Datore di ogni bene che essa crescesse, si rinnovasse, si aprisse a ogni progresso non illusorio, rimanendo però sostanzialmente fedele a se stessa.

A chi la guarda con occhi snebbiati – occhi che sappiano vedere e ammirare oltre ogni pregiudizio ideologico – Bologna rivela coi suoi edifici, con le sue piazze, con le sue strade, un volto di singolare bellezza: è la tipica bellezza “petroniana”, fiorita per larga parte dalla verità del Vangelo e segnata fortemente dagli ideali cristiani.

A chi ne esplora l’indole propria e lo spirito senza arbitrarie precomprensioni, Bologna offre una ricchezza di valori, di abitudini acquisite, di convincimenti condivisi, che trova la sua origine prima nella calda e pervadente luce del Verbo di Dio che “illumina ogni uomo” (cf Gv 1,9). E’ la caratteristica “umanità petroniana”, che suscita l’ammirazione e conquista il favore anche di chi proviene da terre remote e da genti diverse.

Questa è la “eredità di Petronio”: noi ne siamo lieti e orgogliosi, ma al tempo stesso sentiamo la responsabilità e l’impegno di custodirla e tutelarla anche nel secolo che comincia, perché possa essere consegnata intatta – e anzi resa più vivace e consapevole – alle generazioni future.

Nella salvaguardia di questa preziosa eredità dei padri possiamo tutti, credenti e non credenti, essere d’accordo – almeno è lecito e gratificante auspicarlo – indipendentemente dai generali convincimenti di ciascuno.

Senza dubbio, coloro che hanno la felice sorte di condividere la fede di Petronio nel Dio Uno e Trino, il suo amore ardente per Cristo Uomo-Dio, unico Redentore e Signore di tutti, la sua attesa certa di una vita eterna di fulgore e di gioia, sono particolarmente facilitati a comprendere e a gustare l’esultanza di questo giorno, l’incanto di questo tempio, la valenza spirituale di questo affettuoso omaggio al Patrono.

Ma anche quelli che credono di non credere, se sono autenticamente e cordialmente bolognesi, non possono non sentirsi e non riconoscersi “petroniani”. E dunque sono anche loro sollecitati a collaborare e ad adoperarsi perché tutto quel patrimonio di verità esistenziali, di attitudini a comunicare e a solidarizzare, di capacità e propensioni a godere del bello, del bene, del giusto ovunque si trovino – tutto cioè quel retaggio di civiltà e di sano umanesimo che arriva a noi dalla Bologna di sempre – non si alteri e non vada perduto. Anche per loro, che credono di non credere, questo 4 ottobre è dunque un giorno di forti pensieri, di emozioni genuine, di rinnovati propositi a un agire migliore e più positivamente motivato, di una riconquistata e più profonda letizia.

“Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8). E’ l’interrogativo misterioso e inquietante, che il Signore propone nel vangelo di Luca; inquietante soprattutto perché ha voluto lasciarlo senza risposta. Noi possiamo rapportarlo così alla concretezza della nostra condizione: “Gesù, quando tornerà, troverà ancora la fede sotto le due torri?”.

Se l’esito di questa questione dipendesse soltanto da noi, dalla nostra determinazione a metterci al servizio del Regno di Dio, dalle nostre bravure, avremmo di che preoccuparci. Conosciamo bene quanto siamo facili a infiacchirci e a sbandarci noi che militiamo sotto le insegne di Cristo.

E sarebbe una sventura senza confronti. Se si estinguesse la fede – cioè l’adesione alla verità salvifica che è stata portata in terra dal Figlio di Dio – la nostra esistenza perderebbe di senso e l’uomo non potrebbe più affidarsi a nessuna vera speranza. Di più, la stessa civiltà “petroniana” – che abbiamo ereditato dai padri – a poco poco si estenuerebbe; e alla fine Bologna non sarebbe più Bologna.

Ma per fortuna non siamo soli ad affrontare questo difficile compito. Il nostro vescovo e padre di sempre, san Petronio, è ancora con noi; e aspetta che noi veniamo a toccargli il cuore con la nostra implorazione, perché poi sappia lui toccare il cuore di Dio e strappare dalla divina misericordia le grazie di cui Bologna ha bisogno per camminare con sicurezza e serenità sulle strade, che ci sono ancora ignote, del Terzo Millennio.

Questo tempio è uno spazio sacro particolarmente deputato ad accogliere i bolognesi che, nella preghiera e nella meditazione, verranno a riconfermare e a rianimare la loro identità umana e cristiana.

Appunto in questa prospettiva ho invitato ogni comunità parrocchiale della nostra diocesi a venire qui pellegrina nei prossimi anni, proprio con le seguenti finalità:

– venerare il nostro santo Patrono e ravvivare l’amore e la devozione per lui;

– sollecitare la sua intercessione perché la nostra città e tutti i bolognesi sappiano tenere desta e anzi accrescere la coscienza della loro splendida originalità di fronte alle sfide del Terzo Millennio;

– pregare per la saggezza, la concordia e la prosperità dell’intera famiglia “petroniana” (cf La città di san Petronio nel terzo millennio n.63).

04/10/2000
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