“thinking day” celebrato dall’agesci

Bologna, Basilica di San Petronio

A tutti i membri dell’AGESCI – qui convenuti a celebrare la liturgia domenicale che ripresenta il sacrificio del Signore e ci consente di unirci a lui nell’elevare l’inno di lode e di ringraziamento al Padre – sono lieto di porgere il mio saluto affettuoso. E’ un saluto che vuole esprimere la mia stima e il mio incoraggiamento a proseguire nella scelta di formazione e di vita che caratterizza il vostro movimento.

Radunandovi attorno all’altare, voi per ciò stesso attestate la vostra qualifica di “cristiani”, e dunque la vostra appartenenza a Cristo e la vostra decisione di aderire seriamente a lui, che è l’unico vero Maestro, l’unico Salvatore degli uomini, l’unico Signore della storia e dei cuori.

Questa è una determinazione che deve farsi in voi sempre più consapevole, particolarmente in questo anno in cui siamo tutti invitati a celebrare senza superficialità il bimillenario della sua nascita.

Nel disegno di Dio noi siamo stati chiamati a essere “conformi all’immagine del Figlio suo” (Rm 8,29), ci dice l’apostolo Paolo. Anzi, in lui (che è, per così dire, il nostro “protòtipo”) tutti dall’eternità siamo stati pensati e voluti. Sicché ogni uomo – appunto e soltanto perché è uomo, indipendentemente dalla sua condizione sociale, religiosa, morale – è già una “icona” del Signore Gesù; una “icona” magari appena abbozzata, che attende di essere rifinita nella vita battesimale ed ecclesiale, ma in ogni caso una icona autentica e degna di essere avvalorata.

Ne consegue che ogni progresso spirituale, ogni crescita interiore, ogni bagliore di virtù – anche in chi esternamente sembra lontano dall’esistenza cristiana – è già una preziosa assimilazione alla bellezza di Cristo e un positivo avvicinamento a lui.

Di più, sempre secondo l’insegnamento di san Paolo “per mezzo di lui, in lui e in vista di lui sono state create tutte le cose””(cf Col 1,16). Il che vuol dire che tutta la natura è in qualche modo una iniziale “epifanìa” di Cristo, tutta parla di lui, tutta appartiene a lui, ed è come la frangia del suo mantello.

Ne derivano alcune conseguenze ineludibili e decisive per un impegno educativo che – restando autenticamente scautistico – voglia essere anche autenticamente cristiano.

Quando voi vi abituate al rispetto, alla comprensione, all’amore per la natura, voi già irrobustite nel vostro animo la connessione col Signore Gesù, “nel quale piacque a Dio di far abitare ogni pienezza” (cf Col 1,19), senza che sia necessario apporre su tutto ciò che fate e dite delle etichette religiose.

Quando voi cercate di sviluppare in voi gli atteggiamenti di lealtà, di amore alla giustizia, di generosità operosa verso gli altri, voi già crescete nella vostra somiglianza al Figlio di Dio che è morto in croce per noi, è risorto e oggi è vivo, senza che sia indispensabile ogni volta richiamare il Vangelo.

Quando voi vi adoperate a far maturare l’uomo e a farne sbocciare la sua genuina personalità nel rispetto della sua identità originaria, voi già contribuite a far emergere il credente, cioè l’uomo nuovo ricreato e santificato dallo Spirito Santo, senza che si debba in ogni occasione nominare formalmente il nome di Dio.

Naturalmente – e questo non va mai dimenticato – corrisponde e attiene alla logica delle cose, alla dignità umana, alla natura conoscitiva della persona, che ogni ragazzo e ogni ragazza non solo sia oggettivamente e inconsapevolmente connesso a Cristo e radicalmente somigliante a lui, ma anche soggettivamente sappia e assimili e mediti il disegno del Padre.

E arrivi dunque a conoscere esplicitamente il proprio Salvatore, abbia sempre più chiara la visione della propria intima e sostanziale relazione con lui, lo percepisca presente nella sua Chiesa, sia in grado di leggere sempre più nitidamente la sua immanenza e la sua perenne efficacia, nella creazione e nella storia; cioè nel mondo degli uomini e delle cose.

Perciò nel vostro programma pedagogico, visto nella sua completezza, non può mancare la progressiva acquisizione da parte dello scout cattolico di questo sguardo cristocentrico e gioiosamente ecclesiale.

Bisogna insomma prendere le distanze da due possibili e deleterie deviazioni: da un naturalismo vacuo che, non percependo la realtà come creata da Dio in Cristo e per la gloria di Cristo, non ne colga il messaggio e ne travisi il significato e la funzione; e da un soprannaturalismo estrinseco e giustapposto, che tema di non essere sufficientemente cristiano se a tutto non appiccica continuamente i cartellini dei richiami clericali.

Sant’Ambrogio ha scritto: “Ubi fides ibi libertas” (“dove c’è la fede lì c’è la libertà”). Dove è stata accolta e assimilata la verità che il Crocifisso Risorto è il Signore e il compendio ideale di tutte le cose, dove questa persuasione è diventata la chiave interpretativa dell’universo e il metro su cui tutto (le idee, gli esempi, gli accadimenti) deve essere valutato, allora c’è piena libertà per gli spiriti di accostarsi agli uomini e alle varie realtà nel rispetto della loro situazione e della loro indole specifica, senza che ci si senta gravati dall’obbligo noioso di cristianizzazioni esteriori e arbitrarie.

Il mio auspicio e la preghiera che oggi elevo al Signore, è che con l’intelligente e cordiale acquisizione di questi princìpi la vostra identità cristiana e scautistica resti sempre più salda, che la vostra azione educativa diventi sempre più efficace, che il vostro messaggio alla società odierna sia sempre meglio ascoltato e capito.

20/02/2000
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