Vespro solenne a chiusura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Oggi siamo qui perché “l’amore di Cristo ci possiede”. Essere suoi è la via della nostra gioia. Siamo suoi, vogliamo essere suoi e per esserlo dobbiamo tutti combattere sempre contro la tentazione dell’orgoglio, del banale vivere per sé stessi, dell’autosufficienza che rende il dono una proprietà. Terminiamo questi giorni di preghiera per l’Unità dei cristiani in un comune atteggiamento di conversione, perché solo liberandoci da quello che ci separa possiamo cercare, amare, desiderare il tanto che ci unisce e comprendere nel profondo come solo insieme possiamo vivere e testimoniare l’amore di Cristo. Convertirci significa lasciarci possedere dall’amore di Cristo. Se siamo suoi avremo anche i suoi occhi, per vedere in maniera nuova e cercare quello che ancora non c’è. Il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con l’altro, così come è. Sappiamo bene che non parliamo di cristiani e di comunità perfette, senza il limite della nostra umanità! (EG131). “Le differenze tra le persone e le comunità a volte sono fastidiose, ma lo Spirito Santo, che suscita questa diversità, può trarre da tutto qualcosa di buono e trasformarlo in dinamismo evangelizzatore che agisce per attrazione”. La settimana dell’Unità dei cristiani ci aiuta ad amare questa diversità, dentro e fuori delle nostre chiese. Farlo con gli altri ci aiuta a dialogare anche con i nostri! Solo il dialogo, che è un atteggiamento interiore, permette di amare insieme le singole parti ed anche quel tutto che è la chiesa unita, per la quale riconciliarci. L’amore di Cristo, infatti, ci spinge verso la riconciliazione, che significa anche che non possiamo e non vogliamo fare a meno degli altri. E’ Lui che ci riconcilia cercandoci e amandoci per primo. In questi giorni abbiamo sperimentato come siamo un’unica chiesa, pregando assieme, godendo dell’amicizia, del circondarci di stima e di attenzione. Commentava recentemente il pastore valdese Ricca: “Siamo a metà strada tra divisione e unità: non siamo più veramente divisi, non siamo ancora veramente uniti. In questa situazione nella quale si trova tutta la cristianità, riceviamo una spinta: l’amore di Cristo ci spinge”. Non vogliamo e non possiamo fermarci a metà strada! Abbiamo stabilito buoni rapporti. E sappiamo quanto è importante, anche per affrontare assieme le grandi sfide del mondo. Ci siamo cercati. Ma non basta. Prendiamo sul serio questo invito di Cristo, che ci spinge con tutto sé stesso alla riconciliazione. Lui ci lascia il desiderio della riconciliazione perché Gesù continua sempre a pregare per l’unità, perché Lui non può accettare la divisione, mai. Occorre il coraggio di mettere da parte quello che divide anche se a volte questo ci sembra ingiusto, addirittura pericoloso perché ci sembra tradire le nostre ragioni. Amiamo quell’unica ragione di Cristo che è essere “una cosa sola”. Riconciliarsi a volte nel mondo appare impossibile e troppo complicato, anche perché pensiamo di dovere essere autosufficienti, ci accontentiamo di vivere in un condominio, pensiamo sufficiente non farci del male rinunciando a volerci bene. L’amore è sempre il frutto della riconciliazione e questa aspira a realizzare l’incontro pieno con l’altro. Senza riconciliazione non c’è amore vero, ma galateo; finiamo per cercare quello che ci divide pensando che è anche quello che ci distingue e, dolorosamente, ci fa essere noi stessi. Per poterci riconciliare dobbiamo liberarci dell’uomo vecchio che è in noi e cercare quello nuovo. E la riconciliazione ci fa scoprire quello che siamo. Sempre Ricca diceva che “solo un nuovo protestante si può riconciliare con i cattolici, e solo un nuovo cattolico si può riconciliare con i protestanti, solo un nuovo ortodosso si può riconciliare sia con i cattolici sia con i protestanti, solo un nuovo israeliano si può riconciliare con i palestinesi e solo un nuovo palestinese si può riconciliare con gli israeliani”. La riconciliazione è credere che la divisione non è irreversibile; che i frutti di questa si possono guarire, riparare e che l’amore e la comune fede possono permetterlo! Spesso il male ci fa credere che l’amore è ormai compromesso, che tutto è inutile e non può tornare più come prima. L’amore di Cristo rende nuovo quello che è altrimenti vecchio e segnato dalla debolezza.
Un esempio è la memoria che celebriamo questo anno del V° centenario da quando Martin Lutero denunciò quelli che egli considerava abusi nella chiesa del suo tempo, rendendo pubbliche le sue 95 tesi. Oggi possiamo ricordare assieme il conflitto, perché rendendolo principio di comunione la arricchisca e non la indebolisca. Quello che fu motivo di divisione può diventare ricchezza e saldezza dell’incontro e di una comprensione matura del dono che è l’altro. Oggi siamo tutti in grado di ascoltare la sfida di Lutero alla Chiesa di allora e di oggi, riconoscendolo un “testimone del vangelo”. “Con gratitudine riconosciamo che la Riforma ha contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”, ha detto Papa Francesco. Diventiamo tutti ministri della riconciliazione. Facciamo cadere barriere, costruiamo ponti, stabiliamo la pace, apriamoci a nuovi stili di vita. Siamo in un mondo diviso e attraversato da correnti di paura e di odio, che si nutrono l’uno con l’altro. Siamo in un mondo che maltratta la casa comune, perché troppo poco ci fa capire quanto ne siamo responsabili. In questa preoccupazione le chiese si aiuteranno a guardare assieme i poveri e a trovare la spinta di Cristo nell’amore per gli altri, soprattutto iniziando dai suoi fratelli più piccoli, prime vittime della divisione. I corridoi umanitari per i profughi della guerra, quel corridoio che fu la visita a Lesbo del patriarca Bartolomeo e di Papa Francesco, il lavoro della Tavola Valdese e della Comunità di Sant’Egidio e ultimamente anche della CEI, sono frutto della riconciliazione e, allo stesso tempo, germoglio del futuro.
Signore, non vogliamo vivere senza l’altro e Tu ci doni il tuo amore che ci spinge alla riconciliazione. Insegnaci a chieder perdono, a liberarci da quello che ci divide per gustare il tanto che ci unisce ed essere davvero tuoi. Perché il mondo creda.  

25/01/2017
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