Festa di S. Michele Arcangelo Patrono della Polizia di Stato

Bologna

Oggi la Chiesa celebra la Festa dei Santi Arcangeli Michele (Chi è come Dio?), Gabriele (Forza di Dio), Raffaele (Dio ha guarito). La Polizia di Stato ha scelto come patrono S. Michele, l’Arcangelo che rifulge tra gli Angeli per la sua bellezza e insorge contro Satana e i suoi satelliti. È difensore degli amici di Dio, protettore del suo popolo.

Il male nel mondo visibile e invisibile non è una forza cieca e senza volto, ma ha un’origine personale. Dietro il male c’è sempre la figura oscura di Satana, il “grande drago”, di cui ci ha parlato l’Apocalisse. È “il serpente antico colui che è chiamato diavolo, e che seduce tutta la terra abitata” (Ap 12, 7-9).

L’Arcangelo “Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago, che fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli” (Cf. Ap 12, 9). Nel mondo creato, allora, si manifesta la presenza del “mistero dell’iniquità”, attraverso il peccato, causa prima del male e della morte.

Il peccato produce in noi come una scissione: da un lato, siamo orientati a Dio e attratti dalle cose buone, giuste e vere, perché siamo «figli della luce» (Cf. Lc 16, 8) e i frutti della luce sono appunto la bontà, la giustizia e la verità; dall’altro lato, siamo attratti dal regno delle tenebre, il regno di Satana. È lui che seduce il mondo intero e combatte contro coloro che osservano i comandamenti di Dio e possiedono la testimonianza di Gesù (Cf. Ap 12, 9. 17). Satana, proprio perché induce l’uomo a disobbedire a Dio, è detto maligno e tentatore (Mt 26, 36-44). Il suo potere è indicato dalle Scritture come potere delle tenebre (Lc 22, 53), per l’odio che egli porta  a Cristo, “la luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).

Nella potenza di Cristo Risorto, infatti, “si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio” (Cf. Ap 12, 10). Mediante il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia siamo stati innestati nella Pasqua di Cristo e abbiamo ricevuto in dono la luce e la forza  necessarie per vincere il male, che il demonio continuerà a seminare come zizzania lungo tutto l’arco della nostra esistenza.

Dopo il Battesimo, dunque, la lotta contro il male continua. Una lotta che durerà fino all’ultimo giorno: lo ha ricordato anche il Concilio Vaticano II: «Tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre… Inserito in questa battaglia, l’uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua unità interiore, se non a prezzo di grandi fatiche, con l’aiuto della grazia di Dio» (Gaudium et spes, n. 37). Ma, alla fine, il bene prevarrà sul male “grazie al sangue versato” da Cristo sulla Croce e in forza della testimonianza data da coloro che non si sono chiusi nel proprio egoismo, usando male la loro libertà (Cf. Ap 12, 11).

È in questo contesto che la Polizia di Stato è chiamata a svolgere il proprio ruolo. Alla luce della parola che abbiamo ascoltato, essa svolge un’autentica missione per garantire e salvaguardare il bene comune. Quando la Polizia interviene, si trova di fronte a persone che spesso hanno ceduto alle lusinghe del male, ma la sua lotta, di fatto, non è solo “contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male” (Ef 6, 19).

“Ogni giorno, attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili”. Accanto all’“inquinamento dell’aria”, c’è l’“inquinamento dello spirito”, che rende i nostri volti meno sorridenti e più cupi. I mass media tendono ad estraniarci dalla realtà, a renderci tutti spettatori, dentro “dinamiche collettive” che mostrano le cose in superficie: “le persone diventano corpi, e questi corpi perdono l’anima” (L’Osservatore Romano, 9 dicembre 2009).

Queste parole forti di Benedetto XVI mettono in evidenza un contesto favorevole alla violenta e sistematica aggressione al tessuto sano della nostra società. La Polizia di Stato e le altre Istituzioni sono chiamate a contrastare questa crescente deriva sociale, spesso senza mezzi adeguati per gestire una complessità dilagante, la quale trova nelle autoreferenzialità oggi emergenti a tutti i livelli il suo alimento. In sostanza, cresce la tendenza a preoccuparsi più del proprio interesse personale che del bene comune.

L’Enciclica Caritas in veritate indica la causa ultima di questa frantumazione sociale nel peccato delle origini: “Ignorare che l’uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo dell’educazione, della politica, dell’azione sociale e dei costumi” (n. 34).

Ora, da questo sguardo profondo sulla realtà, emerge per tutti – senza eccezioni – l’esigenza di un profondo esame di coscienza. Coloro che oggi sono protagonisti e che in qualche modo “fanno cultura” e incidono sulla compagine sociale hanno bisogno di riflettere più in profondità e di riposizionare il loro apporto alla promozione culturale.

Non basta più la chiave di lettura “destra o sinistra”, come non basta più il confronto multiculturale imperniato sull’equidistanza delle opinioni. Del resto anche l’epoca dei liberi pensatori, chiusi in se stessi, è tramontata. Occorrono uomini e donne di pensiero e di azione, capaci di correttezza e trasparenza argomentativa, per raccordare in modo costruttivo il rapporto fede/ragione e così instaurare un’autentica prassi democratica. Lo stile di certi talk show nostrani è in contrasto con i fondamenti di una vera democrazia. Anziché orientare il confronto alla ricerca della verità, si lascia filtrare la persuasione che non c’è niente di assolutamente vero, perciò tutti hanno ragione e tutti hanno torto, ognuno a modo suo: chi ha più “potere contrattuale” vince.

Non si può continuare a concepire la democrazia come se Dio non esistesse: i guai di questa impostazione sono sotto gli occhi di tutti. “Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia. La questione sociale, dunque, è diventata una questione antropologica” (Cf. Caritas in veritate, nn. 75 e 78).

La Chiesa di Bologna ringrazia la Polizia di Stato e tutte le Istituzioni preposte all’ordine pubblico e prega San Michele Arcangelo, perché protegga i loro Dirigenti e tutti gli agenti, che mettono se stessi in pericolo per proteggere l’incolumità di tutti.

 

 

29/09/2010
condividi su