14 novembre

Caterina «nostra» santa

Saranno presentati nuovi studi su Santa Caterina De' Vigri e sul monastero di sua fondazione

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Il 14 Novembre l’Arcivescovo aprirà i lavori del convegno “Caterina Vigri, la Santa di Bologna. Arte e mistica femminile e i chiostri”.

Una «due giorni» dedicata a «Caterina de’ Vigri, la Santa di Bologna», alla luce delle forme artistiche ed espressive, ma anche della mistica: questi i contenuti del convegno svoltosi nei giorni scorsi al Museo civico medievale e promosso dall’Arcidiocesi e dal Comune di Bologna insieme al Dipartimento di Arti visive dell’Alma Mater. L’intento era di tenere viva non solo la memora della de’ Vigri, ma anche l’attenzione sulle sorti del suo monastero (quello del Corpus Domini, dove è conservato il suo corpo incorrotto) a seguito della sospensione della presenza delle sorelle e figlie della Santa, le Clarisse, avvenuta diciotto mesi fa.

Alla seconda giornata dei lavori ha partecipato anche il cardinale Matteo Zuppi, che ha ribadito l’impegno «perché la presenza delle sorelle e figlie di Santa Caterina riprenda, come segno insieme di continuità e di novità». Erano presenti i curatori dell’iniziativa – Irene Graziani, Francesco Vincenti e Raffaella Ottaviano – che hanno presieduto le quattro sessioni di lavoro.

«Si auspica che possa avvenire una riattivazione del monastero in tempi abbastanza veloci – afferma Vincenti -. Per sostenere le monache nella diffusione della conoscenza e nella riscoperta della Santa, nell’ambito di una “fiamma” che va continuamente alimentata, come storico dell’arte ho pensato di dare loro un contributo organizzando un convegno di storici dell’arte che si occupassero di Caterina Vigri dal punto di vista della storia, della letteratura, della storia dell’arte, della musica. Attorno a questa idea abbiamo creato un gruppo insieme ad Irene Graziani, docente di Storia dell’arte moderna in Unibo e abbiamo sondato le autorità per radunare i fondi necessari alla costruzione di un evento cosi ambizioso. Un evento che ha visto anche nella serata del 13 un concerto tenuto dall’ensemble di musica medievale “La reverdie”, che è stato un grande successo». «Caterina – prosegue Vincenti – è una figura importantissima, la prima figura femminile che raggiunge la fama in una Bologna che, essendo una città universitaria, era aperta a far uscire dall’anonimato le donne. E il mezzo con cui le donne potevano uscire dal silenzio domestico o da quello claustrale era farsi valere con la cultura. Quindi non si può parlare di vera e propria emancipazione, ma le figure femminili conosciute dovevano possedere una buona cultura. Caterina, che era vissuta alla corte degli Estensi prima di entrare nella vita religiosa, aveva potuto svolgere lì i suoi studi, e attingere a un bagaglio culturale molto vasto».

«Caterina ebbe uno stretto contatto con la comunità dei suoi concittadini – spiega Graziani -. Giunge a Bologna nel 1456, proviene da Ferrara dove ha svolto la sua formazione da giovanetta entrando alla corte di Niccolò III d’Este (è la dama di compagnia della figlia di lui, Margherita), ma poi giovanissima entra in una comunità di laiche e devote che è sostenuta da una figura di pia donna, Bernardina Sedassari. Entrerà poi nel monastero del Corpus Domini ferrarese e da lì verrà trasferita a Bologna entrando in contatto in questo caso anche con la corte dei Bentivoglio». «È molto vicina a lei la moglie di Giovanni II, Ginevra – prosegue Graziani – ma anche una figlia è professa dentro il suo monastero. Il rapporto è strettissimo anche con i cittadini di Bologna, tanto che Caterina viene considerata santa mentre è ancora in vita, (l’espressione “Santa di Bologna” si deve a Gabriella Zarri): per la sua potenza taumaturgica, per le sue virtù e per i doni mistici e profetici di cui è fornita». «Caterina è una figura molto studiata – conclude Graziani -. Tra l’altro, agli inizi di questo secolo, cioè fra il 2000 e 2004 la Provincia di Bologna insieme alla Fondazione Cassa di risparmio hanno promossa la pubblicazione di tutti i suoi scritti, in edizione critica, e quindi degli storici, ma anche storici della letteratura, oltre a storici dell’arte, si sono potuti misurare con la produzione di Caterina: oltre quindi agli studi fondamentali fatti da Gabriella Zarri, abbiamo quelli di Vera Fortunati e Claudio Leonardi e di moltissimi studiosi, alcuni dei quali erano presenti al convegno».

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