Il calendario liturgico della diocesi di Bologna, riporta al 10 settembre la memoria di Santa Maria del Vita.
Questa ricorrenza cade in un periodo denso di ricorrenze mariane: la nascita di Maria, l’8; il Nome di Maria, il 12; la Vergine Addolorata, il 15. Il Santuario che ha dato origine a questa devozione bolognese è molto riconoscibile nello skyline cittadino, nella forma attuale caratterizzata da una imponente settecentesca cupola ellittica, che con i suoi 52 metri, rende la Chiesa una delle più alte della città.
Il complesso nasce nel medioevo come luogo di cura e di assistenza per infermi e pellegrini, per iniziativa di una confraternita di battuti o flagellanti. Era un movimento penitenziale iniziato a Perugia da Raniero Fasani, sostenuto a Bologna da Bonaparte Ghisleri. Si può dire che si tratta del più antico Ospedale di Bologna in senso moderno e anche che questa istituzione storicamente è in linea di continuità con l’attuale ospedale Maggiore di Bologna. Nel 1797, infatti, con le soppressioni napoleoniche, la confraternita venne sciolta e incamerati i suoi beni, mentre l’ospedale, che pochi anni dopo assorbirà altre istituzioni sanitarie cittadine venne poco dopo chiamato “Maggiore” e trasferito in Via Riva Reno (nella zona del Palazzetto) e dopo la guerra ai prati di Caprara.
Il Santuario della Vita è stato più volte ricostruito fino alla forma barocca attuale e custodisce uno dei capolavori assoluti di Bologna: il compianto su Cristo morto di Nicolò dell’Arca. Gruppo di sette figure a grandezza naturale in terracotta policroma che raffigurano i modi diversi con i quali i discepoli vissero la Passione di Cristo, il celebre “urlo di pietra”, come lo definì Gabriele d’Annunzio.
L’immagine mariana che sta al centro del Santuario era stata affrescata su un muro della prima chiesa medievale, rivolta a est verso via Pescherie e andò perduta in seguito alle varie ristrutturazioni dell’edificio. Il suo ritrovamento casuale il 10 settembre 1614, venne ritenuto miracoloso dai Bolognesi che la elessero a patrona dell’Ospedale e dei malati. Alcuni decenni dopo, l’immagine sopravvisse anche ad un crollo quando il santuario prendeva la sua forma attuale.
La liturgia bolognese ricorda la Vergine Maria come madre dell’autore della vita e invoca per sua intercessione serenità e salute per tutti gli infermi.
