A 25 anni dalla Canonizzazione

La Messa a Reno Centese per sant’Elia Facchini

La liturgia sarà presieduta dall'Arcivescovo alle 20.30

Per l’occasione vi sarà anche l’affidamento del Crocefisso che accompagnò il ministero di padre Elia

Mercoledì 1 ottobre ricorre il 25° anniversario della canonizzazione di sant’Elia Facchini, francescano, martire in Cina. In tale occasione, l’arcivescovo Matteo Zuppi celebrerà la Messa delle 20.30 a Reno Centese, nella quale si ringrazierà anche per l’affidamento del Crocifisso che accompagnò il ministero di padre Elia. In vista di questo evento, per ravvivare la memoria di sant’Elia, una sua immagine ha girato l’unità pastorale, a disposizione di chiunque ne abbia fatto richiesta. Il 9 luglio si è tenuta la celebrazione con la presenza di due sacerdoti cinesi provenienti dalla regione in cui fu martirizzato. Dall’1 ottobre verrà, invece, aperta la «piccola cappella Sant’Elia», in cui è custodito il crocifisso reliquia di Sant’Elia.

Giuseppe Pietro Facchini nasce il 2 luglio 1839 a Reno Centese, bambino e poi ragazzo sempre vivace e pieno di energia, pronto allo scherzo ma capace di rispetto.

Nel 1857 decide di farsi frate recandosi al convento dei Frati Francescani di Cento che lo trasferiscono a Bologna e poi a Rimini, dove prenderà il nome di frate Elia. Il 1° Novembre 1862 a Ferrara, al convento di Santo Spirito, farà la Professione perpetua e riceverà l’ordinazione sacerdotale il 18 Dicembre 1864.

A causa del Decreto di soppressione dei conventi, lascerà Ferrara nel 1866, ma non rinuncerà alla sua missione di apostolo, chiedendo di essere mandato missionario in Cina. Nel 1889 riceve l’incarico di trasferirsi nello Shanxi per fondare il primo convento francescano della regione. Alla fine del 1897 aumentano le persecuzioni contro i cristiani, per mano dei Boxer. Invitato da monsignor Grassi a rientrare a Taiyuan, temendo il peggio per lui e i suoi compagni, padre Elia risponderà: «Se mi ammazzeranno mi manderanno in Paradiso più presto». Il 9 luglio 1900 verrà martirizzato per decapitazione.

«Fare memoria è sempre un impegno tutt’altro che indifferenteha detto don Marco Ceccarelli, parroco di Reno Centesesignifica non tanto non scordare il passato, ma piuttosto diventarne partecipi con il proprio presente e quindi con le proprie scelte e il proprio impegno. La memoria del suo martirio ci spinge a comprendere il discepolato come “cosa seria” dove la fatica non è il limite, ma la condizione: solo chi non ama non fa alcuna fatica». «La memoria della sua canonizzazione – ha poi aggiunto – ci parla in maniera chiara e ci dice che, al di là del martirio, la santità è a portata di tutti, qualunque siano il contesto o la persona. La santità, in Elia, ci ripete che basta dire “SÌ” a quell’amore di Dio che dal Vangelo bussa alla porta della nostra vita: noi mettiamo quello che possiamo, il Signore lo trasforma in ciò che serve».

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