Al termine del Congresso diocesano dei catechisti ed educatori che si è svolto domenica 5 ottobre, alcune riflessioni a margine del Direttore dell’Ufficio.
Parlare di Parola di Dio e catechesi significa collocarci nel cuore della nostra fede, laddove sgorga la relazione vitale con Gesù Cristo, e accompagnare il processo di crescita e maturazione di questa fede nella vita del credente e della comunità cristiana. È quello che abbiamo cercato di vivere nel Congresso Diocesano dei Catechisti e degli Educatori di domenica 5 ottobre. Dopo la preghiera guidata dall’Arcivescovo, che ha conferito il mandato di evangelizzazione, ci siamo messi in ascolto della riflessione che Padre Roberto Pasolini ha condiviso coi tutti i partecipanti. Come catechisti – ha esordito Padre Roberto – siamo chiamati a trasmettere la Parola di Dio, siamo chiamati ad annunciare il fatto che Dio ci parla in moltissimi modi, attraverso la realtà, la creazione, la coscienza, la Scrittura, una sinfonia di voci… che sono un’unica voce: la Parola di Dio. Nel trasmettere la Parola di Dio, si tratta di dire, prima di qualsiasi altra informazione, che Dio è un Padre. Tutto questo nasce da come noi stiamo davanti a Dio: è la preparazione remota del catechista. Noi possiamo stare davanti a Dio come da piccoli stavamo davanti ai grandi: sereni, senza stress. Se stiamo davanti a Dio come piccoli capiamo che lui è Padre, io sono figlio e gli altri sono fratelli e sorelle: significa potersi gustare e godere Dio. Si tratta di custodire una posizione di piccolezza. Padre Roberto ci ha invitato a guardare due figure: la Vergine Maria e l’apostolo Paolo. Maria ci aiuta ad accogliere la Parola di Dio: Maria è la vergine, come è presentata dall’evangelista Luca nel racconto dell’Annunciazione. Maria era vergine nel senso che era colma di vita: la verginità di Maria è la prima cosa che serve anche a noi annunciatori della Parola di Dio, cioè amare la vita ed essere pronti a viverla pienamente, disposti e pronti alla vita. La verginità è la nostra prima responsabilità come catechisti: costruire uno spazio di vita e di speranza. Dio riesce a portare la sua Parola nella profondità di Maria e il suo cuore è raggiunto dalla Parola di Dio. Il primo frutto creato dalla voce di Dio dentro di noi è una profonda e quieta gioia: il principale bisogno che ha la nostra umanità è accorgersi che Dio è con noi. Un altro elemento che Padre Roberto ci ha suggerito è non sottovalutare l’impatto emotivo che la Parola di Dio ha su di noi: non si tratta di sentimentalismo, ma di fare attenzione a che cosa accade emotivamente in noi quando Dio ci parla. Come catechisti non sottovalutiamo il modo con cui parliamo, l’impatto emotivo che il nostro modo di parlare ha, perché anche nella nostra comunicazione il modo con cui noi diciamo le cose è già sostanza. Di fronte alla Parola di Dio che la raggiunge, Maria non dice subito di «sì», ma interroga, si coinvolge in quello che sente e questo le permette di rispondere dando un assenso gioioso, felice, entusiasta. Quello che noi facciamo come catechisti quando annunciamo agli altri la Parola di Dio è restituire loro l’esperienza che noi per primi abbiamo fatto con Dio.
L’apostolo Paolo ci insegna come restituire la Parola di Dio. Ascoltando le parole di Paolo ad Atene e in seguito a Corinto, cogliamo che annunciare la croce significa arrivare davanti agli altri con le nostre ferite attraversate dalla misericordia e dal perdono, riconciliati con i nostri errori e la nostra debolezza, significa che non abbiamo paura di fare brutta figura, e nemmeno siamo preoccupati di fare bella figura: siamo liberi. La forza vera di un catechista è dire con la qualità del nostro modo di essere davanti agli altri che siamo persone riconciliate con i nostri errori, con i nostri peccati e i nostri difetti. Occorre che i bambini e i ragazzi vedano nei catechisti una umanità riconciliata con Dio. A conclusione della sua riflessione Padre Roberto ha consegnato ai catechisti due suggerimenti: «Il primo: regolarizzate il vostro ascolto della Parola di Dio, datevi un ritmo possibile e praticabile di ascolto della Parola di Dio, una scelta piccola e ripetibile, misurandovi con la nostra reale capacità di stare con la Parola di Dio. Il secondo: quando emerge e affiora un po’ della nostra debolezza (a casa, in ufficio, in parrocchia…), non rimettete subito la maschera, lasciatevi guardare nella nostra debolezza che finalmente è venuta alla luce, approfittate delle brutte figure per riconciliarvi con la vostra debolezza. Le riconciliazioni che avrete accettato di vivere con voi stessi, con i vostri limiti, i vostri difetti e i vostri peccati saranno la forza davanti ai vostri bambini». Grati di quanto abbiamo condiviso e vissuto nel Congresso Diocesano, troviamo nuovo slancio per la nostra missione di annunciatori e catechisti. Tra pochi giorni sarà possibile scaricare i contributi del Congresso vistando il sito UCD (https://catechistico.chiesadibologna.it/).
Don Cristian Bagnara,
Direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano
