Diario dalla Tanzania/9

A Usokami: l’ospedale e le case della carità

Una comunità di Suore Minime dell'Addolorata è impegnata nelle diverse realtà della missione petroniana

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A Usokami, il cardinale si è recato in visita anche all’Ospedale nato dalla missione bolognese.

Madre Enza, superiora generale delle Minime dell’Addolorata ci introduce nel luogo dove è attiva una comunità di suore di Santa Clelia, grazie alla dedizione di tanti anni di Suor Grace, la Minima di origine indiana che mostra con orgoglio all’Arcivescovo tutti i lavori realizzati negli ultimi anni con l’aiuto di Bologna.

L’obiettivo è quello di inserire l’Ospedale nel circuito del servizio sanitario tanzaniano, obiettivo non ancora raggiunto, per la mancanza di un numero adeguato di sale operatorie e di reparti di degenza, così come non è ancora raggiunto l’obiettivo della piena sostenibilità economica.

Un rapporto di collaborazione con il dott. Giovanni Guaraldi del Policlinico di Modena, porta numerosi specializzandi in medicina a compiere qui il periodo di tirocinio. Laboratorio analisi, emoteca, una fornita farmacia, reparto neonatale e immaturi, sono fiori all’occhiello della struttura, ma non ancora adeguati alle necessità.

La visita prosegue nei locali dedicati al progetto di prevenzione e cura dell’AIDS, purtroppo un problema ancora molto presente, ma che ha fatto molti progressi negli ultimi anni, grazie soprattutto alle cure anti retro virali.

Lasciato l’Ospedale il viaggio prosegue con una breve visita alla Casa della Carità uomini, collegata alla Comunità Papa Giovanni XXIII, dove persone buone accudiscono uomini con disabilità e vivono in un clima di amicizia e famigliarità secondo gli insegnamenti di don Oreste Benzi.

Un’altra Casa della Carità, questa volta per bambini orfani e gestita dalla Parrocchia è affidata alle cure delle Minime. Madre Enza racconta con molta partecipazione gli sforzi compiuti per offrire ai ragazzi un accoglienza dignitosa in una casa che avrebbe dovuto idealmente essere organizzata in piccoli nuclei famigliari con la presenza di volontari, ma che attualmente conta solo sulle suore e su un piccolo numero di dipendenti, mentre, nonostante gli sforzi delle suore, la struttura mostra evidenti carenze e ha bisogno di manutenzione.

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