Presentazione del 3° volume della collana “Bibliotheca Ioannes Paulus PP.II” – “Homo via ecclesiae” Il Magistero sociale di Papa Wojtyla

La missione pastorale in Tanzania di S. Em. il Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, offre anche a me l’opportunità di esprimere qualche considerazione, a conclusione della presentazione del III volume della “Biblioteca Joannes Paulus PP. II”, un elaborato di grande spessore culturale, che onora chi l’ha concepito e realizzato.
In un momento in cui è in atto una forte e mirata aggressione al cristianesimo e gli “areopaghi” multimediali si fanno sempre più intolleranti, in nome di una società più “aperta e culturalmente neutra”, la produzione di opere come “Totus Tuus”, “Familia via Ecclesiae”, “Homo via Ecclesiae” dimostrano che ci sono piste alternative a quelle proposte dal relativismo “decostruttivo” e che la linfa vitale delle nostre radici culturali non si è esaurita.
In tale contesto, questo volume viene a completare un trittico d’eccezione che, grazie all’alta qualità dell’opera prodotta dal genio creativo di FMR-ART’E’, offre a quanti, accanto ad un investimento finanziario di sicuro interesse, cercano – come dice Flaminio Gualdoni – “materiali di riflessione e pietre da costruzione”, per non soccombere nella desertificazione culturale che avanza.
Questo obiettivo, perseguito con forte e consapevole determinazione dalla Dott.ssa Marilena Ferrari, emerge anche dai programmi della rivista Eikon, edita sempre in casa FMR-ART’E’, dedicata alla cultura visiva contemporanea, che mira ad incarnare “significati profondi e simbolicamente rilevanti”, capaci di stimolare la facoltà “di vedere col pensiero ciò che le apparenze, da sole, non sono in grado di dire”.
Siamo, dunque, nell’area del recupero dell’interesse per una simbolica culturale attiva, che ha una pregnanza semantica molto più forte del semplice segno, perché supera la pura significanza convenzionale. Il simbolo, dal greco symballo(comporre, mettere insieme), racchiude in sé uno sfondo meta-fisico che può giungere fino a rivelare una reciproca compenetrazione tra il mondo visibile e il divino invisibile, quando orienta verso la riscoperta del segno sacramentale vero e proprio.
Ciò avviene in questa trilogia woytiliana, dove la simbologia espressa è molto efficace, perché riesce a dischiudere e a rendere accessibili i valori e i traguardi significati, mettendo in campo le risorse dell’arte come “epifania della bellezza” e la bellezza come “cifra del mistero” (Cf. Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti).
Infatti, questi tre volumi si presentano come una stupenda icona che, nella sua forma e nei suoi contenuti, esprime una valenza poliedrica, capace di suscitare “istanze di significato”, in grado di evidenziare ulteriormente i contorni visibili della “sacramentalità” della Chiesa, in una triplice direzione:

  1. lungo l’asse proposto dal I volume “Totus Tuus”, che mette in risalto il “principio petrino” della Chiesa alla luce del “principio mariano”, ancora più “originario e fondamentale”, secondo un’intuizione teologica molto cara a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI. Il “principio mariano”, infatti, mette in evidenza non solo il ruolo di Maria nella Chiesa ma, in Essa, anche il posto che il genere “femminile” occupa nell’economia salvifica, per il suo essere simbolo di tutto l’ “umano”, in rapporto alla Chiesa “Sposa” di Cristo. Emerge così il mistero della donna nel riverbero del grande mistero soggiacente al rapporto tra Cristo e la Chiesa (Cf. Ef 5, 32), riverbero che si esprime all’interno della visibilità sacramentale della Chiesa stessa mediante la presenza, altamente e concretamente simbolica, della donna vergine, madre e sposa;
  2. le “istanze di significato” vengono, poi, sollecitate nel II volume, “Familia via Ecclesiae”, lungo l’asse della realtà familiare cristiana, oggi aggredita e vilipesa come non mai, ma sempre riproposta come la grande speranza della Chiesa e della società, perché sostenuta dalla grazia sacramentale del matrimonio che la rende “serbatoio” di risorse ecclesiali e sociali;
  3. infine, l’espressione simbolica viene incrementata dal III volume, “Homo via Ecclesiae”, lungo l’asse dell’attenzione all’uomo come “prima e fondamentale via della Chiesa”, via indicata da Cristo stesso, attraverso il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione. È l’asse del Magistero sociale della Chiesa tutto orientato ad incrementarne l’operosità pastorale posta al servizio integrale della persona, lungo le coordinate della Verità e dell’Amore.

S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi, nella sua magistrale introduzione – di notevole interesse per l’orientamento pastorale dopo il Convegno ecclesiale di Verona – ha messo in evidenza che il “valore simbolico” del Compendio, secondo l’intenzione di Giovanni Paolo II, consiste nel richiamare l’attenzione sull’intero corpus della dottrina sociale della Chiesa, colta nella sua unità intrinseca, dentro l’unitarietà della proposta cristiana, in vista di un’autentica sequela di Cristo.
Per questa ragione, nell’Enciclica “Centesimus annus” Giovanni Paolo II ha scritto che “la dottrina sociale è parte essenziale del messaggio cristiano” e che essa appartiene alle componenti indispensabili della “nuova evangelizzazione”.
In effetti – sottolinea Mons. Crepaldi – la dottrina sociale è “strutturalmente legata alla liturgia e alla catechesi, alla preghiera e alla spiritualità cristiana”. Ciò nonostante, nel post Concilio è stata ideologicamente emarginata, perché indicata come responsabile di un presunto regime di “cristianità”, ritenuto troppo invasivo da quanti concepiscono la democrazia “etsi Deus non daretur”.
In tale prospettiva, il Magistero sociale di Giovanni Paolo II segna veramente una nuova primavera per la dottrina sociale, che il Papa innesta, a pieno titolo, nelle funzioni fondamentali della Chiesa, che nell’Eucaristia hanno la loro “sorgente” e il loro “vertice”. Pertanto, anche la dottrina sociale trova nell’Eucaristia, “fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione”, il «luogo teologico» in cui situarsi per interpretare l’«oggi» della storia della salvezza.
Di fatto, questo III volume della trilogia wojtyliana, con il suo polivalente spessore semantico, contribuisce a mantenere viva la “questione antropologica”, emersa al Convegno Ecclesiale di Verona (16-20 ottobre 2006), nel contesto della “questione ecclesiologica” pastoralmente molto dibattuta all’inizio di questo XXI secolo.
In sostanza, è stata avvertita la necessità di aprire nuovi orizzonti alla pastorale della Chiesa, che in questi anni ha, di fatto, incrementato il dinamismo funzionale (Parola, Liturgia, Carità) in chiave soprattutto intraecclesiale.
Il “metodo” pastorale delineato a Verona prevede, invece, che il coordinamento e l’unità dell’agire ecclesiale lo si raggiunga attraverso l’attenzione all’unità della persona, vista nell’ottica di cinque ambiti che riguardano: vita affettiva, lavoro e festa, fragilità umana, tradizione, cittadinanza.
Ciò comporta il pieno recupero del magistero sociale della Chiesa, perché la pluralità dei suoi carismi e ministeri possa esprimere una pastorale “integrale” e “integrata”, in grado di affrontare le grandi sfide del nostro tempo, lungo la via tracciata da Cristo stesso: dalla Rivelazione accolta nella fede, dalla Liturgia della nuova alleanza, dalla testimonianza della Carità, l’azione pastorale della Chiesa deve trasfigurare tutto l’uomo, in tutte le sue dimensioni di vita, in tutte le sue età, in tutte le sue espressioni esistenziali, perché possa raggiungere la gioia piena, in quel “posto” che Gesù stesso gli ha preparato (Cf. Gv 14, 2).

04/05/2006
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