Mercoledì pomeriggio il cardinale Zuppi ha presieduto, insieme a una delegazione della Cei, la Messa in suffragio del Papa in San Pietro all’altare della Cattedra.
dal sito www.chiesacattolica.it
Papa Francesco ci chiede di “essere pellegrini insieme, comunità cristiana forte perché piena di amore vero, umano, di relazioni personali perché al centro c’è la relazione con la Parola”. Lo ha sottolineato il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei, nell’omelia della Messa in suffragio di Papa Francesco, celebrata all’Altare della Cattedra, nella Basilica di San Pietro. “La Parola di Dio ci dice che la vita passa attraverso la sofferenza, che la morte è un inizio, che niente è perduto perché si trasforma, è avanti, non indietro”, ha ricordato il Card. Zuppi evidenziando che “stolti e tardi di cuore lo siamo nel comprendere come solo vivendo le sofferenze possiamo entrare nella sua gloria”. “È questo – con la sua vita, le sue parole, la sua testimonianza ancora più evidente quando risaltava la forza nella fragilità del corpo – che ci ha trasmesso Papa Francesco”. Secondo il Presidente della CEI, Bergoglio “ha indicato la gioia e non la tristezza, ha messo al centro le parole di Gesù, il kerigma, liberando da tante glosse, personali e ecclesiastiche, che lo rendevano inefficace, tanto da non parlare più al cuore, quasi da pensare di non avere niente da dire a chi, invece, cercava proprio le parole di vita eterna che solo Lui ha vere”.
“Ringraziamo – ha affermato – per il dono di questo padre e Pastore, fratello, che ha speso fino alla fine la sua vita, con tanta libertà evangelica, senza supponenza, scegliendo la semplicità e ricordando che questa è, nella tradizione francescana, sorella germana della povertà”. Il Presidente della Cei ha quindi evidenziato che il Pontefice è stato “semplice e normale, ma non per banalità o minimalismo, anzi, al contrario per comunicare ancora di più la grandezza di Dio, la gloria dell’umile che libera dalla tentazione di quella vuota dei farisei o dell’arrogante”. “Ha voluto – ha aggiunto – la Chiesa credibile perché povera e amica dei poveri”.
“Preghiamo insieme a questo popolo immenso in una casa comune segnata da tante divisioni, incapace di pensarsi insieme, di ascoltare il grido dei poveri, che costruisce altre lance e distrugge le falci e dove, pericolosamente, ci si lascia persuadere dalla logica della forza e non da quella del dialogo, dal pensarsi senza o sopra gli altri e non dal faticoso ma indispensabile pensarsi insieme”, sono state ancora le parole del Card. Zuppi che ha indicato la lezione di un Papa che “ci raccomanda anche, in maniera speciale, la capacità di dialogo e di incontro, che non è negoziare”. “Negoziare è cercare di ricavare la propria ‘fetta’ della torta comune, mentre invece – ha precisato – occorre cercare il bene comune per tutti”.
Oggi, ha osservato, “sentiamo Papa Francesco che si affianca, come ha fatto, nel nome di Gesù ai credenti spenti di entusiasmo e imprigionati dalla paura. Ci ha fatto vedere, anche fino alla fine, come seguire la strada di Gesù sia donarsi, individuare i luoghi dove è umiliato per trovarvi gioia. E ci ricorda di essere nella gioia, come nel suo ministero ha sempre indicato”. “Prendiamo – ha concluso – le sue parole e i suoi gesti che ci aiuteranno ad aprire gli occhi, a non tornare ad Emmaus, alla sicurezza senza speranza, per camminare di nuovo insieme”.