Assunzione al cielo della Beata Vergine Maria
Villa Revedin – 15 agosto 2005

La fede della Chiesa nel mistero che oggi celebriamo è stata solennemente

espressa da Pio XII nel modo seguente : <(Maria)… per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo>.

La parola di Dio appena proclamata ci aiuta a penetrare colla nostra fede

in questo mistero. Mettiamoci dunque al suo ascolto.

1. «Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono

morti». Questa parola dell’Apostolo è la risposta alle

supreme domande che ogni uomo che sia pensoso del suo destino non può non

farsi: quale è la sorte dei morti? Che cosa è la morte? è la

fine di tutto me stesso? Il mio destino finale è quel po’ di

polvere che resta nel sepolcro? A queste domande la fede cristiana risponde

colle parole dell’Apostolo in due tempi, per così dire.

«Cristo è risuscitato dai morti»: Gesù di Nazareth,

uno morto e sepolto duemila anni fa, oggi è veramente, realmente vivo

col e nel suo corpo. Non semplicemente vivo nel suo messaggio; nel ricordo

che di Lui hanno conservato e conservano i suoi discepoli; nel suo influsso

sulla storia. No, vivo corporalmente nella sua propria identità personale.

Dunque, almeno in Cristo la morte è stata vinta; non ha detto l’ultima

parola. E noi che abbiamo a che fare con questa vittoria sulla morte? Ecco

il “secondo tempo” della risposta dell’Apostolo alle nostre

domande.

Cristo risorto è «primizia di coloro che sono morti». Nella

tradizione ebraica la “primizia” era il primo manipolo preso dalla

messe già matura ed offerto a Dio. Pertanto la “primizia” rappresentava

l’inizio e la certezza della messe che sarebbe stata raccolta dopo.

Che la risurrezione di Gesù sia una “primizia”, sta ad

indicare che quanto è accaduto in lui, è destinato ad accadere

in ciascuno di noi. La sua risurrezione non è un evento isolato: è la

prima volta di quanto accadrà anche in ognuno di noi. In Cristo risorto,

dunque, è stata vinta anche la mia, la tua morte: ogni morte. Fate bene

attenzione: sto parlando della persona nella sua interezza, anche nel corpo.

Siamo cristiani se riteniamo vero ciò che l’Apostolo ci ha appena

detto:«come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la

vita in Cristo».

Il fatto che Maria, anzi, il suo corpo, terminato il corso della sua vita

terrena, non abbia conosciuto la corruzione del sepolcro sta a dimostrare la

verità delle parole di Paolo. Il Signore ha voluto rendere subito partecipe

della sua vittoria la sua Madre Santissima, e così – come diremo

fra poco – «ha fatto risplendere per il (suo) popolo pellegrino sulla

terra, un segno di consolazione e di sicura speranza».

2. Carissimi fratelli e sorelle, c’è qualcosa di molto grande

e di molto profondo in questo mistero dell’Assunzione al cielo di Maria;

se cogliamo questo, veramente il nostro vivere quotidiano viene trasformato.

Perché Cristo non ha voluto che sua Madre conoscesse la corruzione

del sepolcro? Perché era legato alla sua persona da un vincolo indistruttibile

di amore, e l’amore non può sopportare la morte della persona

amata. Maria – come abbiamo sentito nel Vangelo – era profondamente

consapevole che su di Lui si era posato questo sguardo di predilezione. Ella

aveva fatto spazio nella sua vita, nel suo cuore a questo amore; ne era stata

trasfigurata e trasformata. Che cosa fu per Maria il “termine della sua

vita terrena”? la pienezza di una vita trasformata dall’amore.

Diciamo: muore come Cristo ed in Cristo. Non poteva essere corrotta dalla morte

una tale vita.

E qui noi scopriamo il senso profondo di questa solennità. Se noi viviamo

come Cristo è vissuto; se, semplicemente e quotidianamente, sacrifichiamo

la nostra vita con Cristo nell’amore vero, la nostra vita ci viene ridata

in Lui e da Lui, incorruttibile e trasfigurata. Ci dice l’Apostolo: «certa è questa

parola. Se moriamo con Lui, vivremo anche con Lui» (2 Tim 2,11). In Cristo

ci viene ridonata la nostra vita ormai liberata dalla stessa possibilità di

morire.

Se, come ha fatto Maria, durante la nostra vita terrena aderiamo a Cristo;

se questa adesione diventa sempre più un vero olocausto di amore perché la

nostra vita si va consumando nella fedeltà alle parole di Cristo, allora

il momento della morte è il momento in cui ritroviamo la vita piena.

Ritroviamo la nostra umanità, dotata di una pienezza per noi inimmaginabile.

Nulla di ciò che è fatto per amore va perduto. Se tutta la nostra

vita è amore come Cristo ha amato, essa nella resurrezione di Cristo è pienamente

trasformata in vita eterna. Dentro alla morte di ciascuno di noi germoglia

la vita. Ma se viviamo nella logica contraria, la nostra sarà una morte

eterna.

Veramente la luce dell’Assunzione di Maria  ci dona la comprensione

piena del senso vero della vita: già da ora stiamo seminando nel nostro

corpo incorruttibile il germe della sua incorruttibilità o il germe

della sua morte eterna.

 

15/08/2005
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