Terza Veglia di Avvento

1. La parola dell’Apostolo questa sera ci guida a meditare il Mistero cristiano nel suo cuore. Il Mistero cristiano è Dio che manda il suo Figlio «perché ricevessimo l’adozione a figli». è Dio che nel suo Figlio comunica a noi la sua stessa vita “rivestendoci di Cristo” e così ci introduce nella sua stessa divina famiglia.

L’Apostolo vuole renderci consapevoli dell’assoluta novità di questo evento. Esso spezza in due parti la storia: «prima che venisse la fede» [cioè che accadesse quel fatto che solo la fede mi fa riconoscere] – quando «eravamo come schiavi degli elementi del mondo».

Ma quell’evento soprattutto cambia radicalmente la condizione di ciascuno di noi: prima “schiavi” ora “liberi”; prima “schiavi” ora “figli”. Non solo la condizione di ciascuno di noi singolarmente preso, ma anche l’assetto oggettivo della comunità umana: «Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo e donna, poiché tutti

voi siete uno in Cristo Gesù».

Il Mistero opera questa trasformazione in quanto si comunica all’uomo ed in quanto l’uomo entra in esso: «quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo»; «che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbá-Padre». Ecco, vedete? Quando il Mistero si comunica [= lo Spirito mandato nei nostri cuori]; quando  l’uomo vi entra [= battesimo in Cristo],

tutta la sua condizione è trasformata. Comunicandosi, il Mistero ci trasforma.

Questa trasformazione è un cammino poiché Dio  si comunica a noi in Cristo progressivamente, e lo Spirito mandato nel nostro cuore prende progressivamente dimora in esso. Il Signore cioè viene, desidera venir continuamente nella nostra persona: il suo avvento è sempre imminente. Ciascuno di noi può applicare a sé la seconda antifona: «rallegrati, esulta, santa città di Dio: a te viene il tuo Re. Non temere: la tua salvezza è vicina».

2. La Chiesa in questo Ufficio vigilare ci mette accanto Maria come Colei che ci insegna a vivere l’avvento del Signore, ad accogliere il Mistero che trasforma la nostra persona.

Il responsorio della seconda lettura parlava di un «gran nugolo di testimoni», in particolare di Abramo e di Sara. Ma è soprattutto Maria che sa guidarci.

Il Signore non si fa conoscere che a chi lo attende; e si rivela loro progressivamente. E la condizione necessaria è la fede: «A Dio che si rivela è dovuta “l’obbedienza della fede”, per la quale l’uomo si abbandona a Dio tutto intero liberamente, come insegna il Concilio. Questa descrizione della fede trovò una perfetta realizzazione in Maria». In Lei il Mistero prese dimora perché ella si abbandonò a Dio tutta intera liberamente,

ed attraverso di lei il Mistero iniziò a vivere nel nostro mondo.

La preghiera con cui termineremo questo Ufficio vigilare dice sinteticamente tutto: «guarda, o Padre, il tuo popolo che attende con fede il Natale del Signore». L’attesa è la fede; è attesa non di un fatto passato ma di una trasformazione della nostra persona in Cristo: Cristo nasce in noi.

16/12/2006
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