La pagina biblica ascoltata nella prima lettura non è solo materialmente l’inizio di tutta la narrazione biblica, ma ne costituisce il principio e il fondamento. Attraverso un linguaggio semplice, figurato, che non manca di utilizzare antichi miti debitamente purificati, viene comunicato all’uomo la spiegazione radicale di tutta la realtà : «in principio Dio creò il cielo e la terra». Se poi prestiamo attenzione ai singoli momenti in cui si svolge la narrazione, vediamo che ogni realtà è posta in essere semplicemente mediante la parola di Dio: «Dio disse: … e così avvenne». All’inizio del suo Vangelo Giovanni scrive: «tutto è stato fatto per mezzo di lui [cioè della Parola, del Logos] e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste» .
Miei cari amici, la spiegazione della realtà che la fede ebraico-cristiana ci offre poggia dunque su due colonne: la realtà ha avuto inizio dal Logos divino; la realtà ha in sé stessa un senso, un’intrinseca intelligibilità .
Questa spiegazione configura e per così dire plasma la nostra collocazione dentro alla realtà : configura il modo giusto di rimanervi dentro. La “cifra” della nostra dimora nel mondo è la ragionevolezza; più precisamente i padri della nostra civiltà preferivano dire, la ragione esercitata con rettitudine [recta ratio]. Conserva l’ordine della ragione – scrive un Padre della Chiesa – e l’ordine della ragione conserverà te.
In un Salmo troviamo una domanda sconvolgente: «quando si scuotono le fondamenta, il giusto che cosa può fare?» [Sal 11(10), 3].
Miei cari amici, quando si vedono le scene che abbiamo visto a Catania la scorsa settimana, non ci si può non chiedere: si stanno scuotendo le fondamenta? tanta è la follia – la negazione della ragione – che quei fatti mostrano. Non ci si può non chiedere: come si è arrivati a cancellare totalmente la “cifra” della dimora umana nella realtà , sostituendo anche nel cuore dei giovani [arrestati nove minorenni!] alla luce della ragione la tenebra della follia?
Come avete sentito il primo gesto che Dio compie nella sua opera creatrice è la separazione della luce dalle tenebre. Presso tutte le culture luce-tenebre sono metafore che significano sapienza-stoltezza, ragionevolezza-stupidità . Quando questa divisione non è più custodita, la realtà ricade interamente nel caos primordiale. E si troverà sempre qualche “profeta del niente” disposto a chiamare questa ricaduta conquista di libertà , corrompendo in primo luogo gli animi dei giovani.
«Quando si scuotono le fondamenta, il giusto che cosa può fare?». Noi stiamo celebrando questa divina Eucarestia per ricordare un giusto: un umile eroe che ha dato la vita per riportare l’ordine della ragionevolezza, della legge, dentro la realtà e la realtà dentro l’ordine e la ragionevolezza. Rendiamo gloria ed onore a questo giusto e a tutti coloro che come lui hanno dato la vita; così come ai tanti che quotidianamente custodiscono il bene della nostra dimora, della nostra convivenza; preghiamo che il Signore doni conforto alle famiglie devastate da questa morte. A voi tutti dico con semplicità : siate fieri di portare la divisa che portate; sia vostra gioia più grande la buona testimonianza della vostra coscienza.
Ma questo doveroso gesto che stiamo compiendo non sarebbe interamente vero e buono se non ci portasse tutti ad una considerazione seria delle responsabilità di ciascuno: la morte di un giusto non può lasciarci come ci trova.
Siano sconfessati tutti quei “profeti del nulla” che confondono ed educano a confondere libertà e permissivismo, autoaffermazione ed individualismo, degradando la convivenza umana a conflitto di forze opposte, negando che esista un bene comune costituito dalla nostra stessa umanità .
«Dio disse: sia la luce! E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre». Risplenda nel cuore di ciascuno la luce della verità e del bene. Ed il sacrificio di una vita donata ci spinga tutti ad impedire che “le fondamenta siano scosse”.
