1. «Così dice il Signore: maledetto l’uomo che confida nell’uomo… e dal Signore allontana il suo cuore». Miei cari fratelli e sorelle, la parola di Dio oggi fa risuonare nel nostro cuore una maledizione ed una benedizione, una beatitudine e un «guai a voi». Essa delimita due territori nei quali l’uomo può dimorare: “luoghi aridi nel deserto”, «terra di salsedine dove nessuno può vivere»; luoghi dove fiorisce la vita.
L’abitare nell’uno o nell’altro ambito dipende da una scelta fondamentale, da un’alternativa basilare: “confidare nell’uomo”; “confidare nel Signore”. Il punto capitale del dialogo che il Signore tesse con noi oggi è allora questo: su quale fondamento vogliamo fondare la nostra vita.
In un intervista che ho dato alcune settimane orsono ad un quotidiano ho detto che nella nostra Regione l’uomo vuole provare a vivere bene prescindendo da Dio. è come una sfida: “vedete che si può vivere anche senza Dio!”.
La parola di Dio oggi ci aiuta a capire in profondità lo stile proprio di questa vita vissuta “come se Dio non ci fosse”. E lo fa con due espressioni terribili: l’uomo che vive così è «come pula che il vento disperde»; è uno che si riduce a sperare soltanto in questa vita.
La cosa sconcerta non poco: ma come? L’uomo che confida solo in se stesso «e dal Signore allontana il suo cuore» non è l’uomo di oggi sicuro di sé? non è diventato autosufficiente artefice del proprio destino colla potenza della sua tecnica, colla costruzione di società di autonomi e di uguali?
In realtà , in profondità la verità sull’uomo di oggi che «dal Signore allontana il suo cuore», lo dice la parola di Dio. è un uomo che accorcia la propria speranza dentro i confini di questa vita costringendosi a fondare il senso del proprio vivere su realtà inconsistenti, giungendo ormai a teorizzare il “diritto a morire”. è un uomo che non è più capace di costituire legami stabili con l’altro, costringendosi ad una solitudine nella quale ciascuno finisce per perdere se stesso. è un uomo che giunge a degradarsi ai suoi occhi giungendo a pensare di essere un incidente casuale dell’evoluzione della materia: «come pula che il vento disperde».
è a questo uomo che oggi la parola di Dio dice: «Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti». La risurrezione di Gesù è un fatto accaduto dentro la nostra storia, che ha mutato radicalmente la nostra condizione umana, Gesù non è risorto per se stesso, ma «come primizia». Risorgendo, Egli ha posto nel nostro mondo e nella nostra storia l’inizio di una vita nuova; ha inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà .
Colui che affonda le radici della sua vita nel Signore risorto, «Ã¨ come un albero piantato lungo l’acqua, verso la corrente stende le radici, non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi … non smette di produrre frutti».
2. Miei cari diaconi, fra i gesti che voi sarete chiamati a compiere nelle divine Liturgie ce n’è uno particolarmente significativo. Siete voi che prendete il libro dei Vangeli dalla mensa dell’altare, lo aprite davanti ai fedeli e lo proclamate: siete i testimoni della Risurrezione del Signore. Siete coloro che proclamando il Vangelo, narrate l’opera che Dio ha compiuto a salvezza dell’uomo, così che cessi di confidare in se stesso, ma si radichi e si fondi nel Signore.
Quanto fate nelle divine Liturgie sia l’ispirazione fondamentale della vostra vita quotidiana: i testimoni quotidiani del fatto che l’uomo può fidarsi di Dio, perché il Signore non è invidioso della felicità dell’uomo ma lo ama. Dite questo amore col vostro servizio.
