incontro della stampa cattolica italiana nel 40° di fondazione

Bologna,auditorium Santa Clelia

Il saluto che vi rivolgo è particolarmente cordiale, soprattutto nella consapevolezza di quanto la vostra attività sia rilevante per la vita ecclesiale e per la stessa convivenza civile; un’attività che vuol inverare la professione del giornalista entro l’esplicita e certa appartenenza alla famiglia dei credenti e al gregge di Cristo.

Mi è caro poi, nell’occasione del 40° dell’UCSI emiliano-romagnola, esprimervi anche a nome dell’intero episcopato della regione, oltre che mio personale, stima, gratitudine, incoraggiamento, unitamente all’augurio per un avvenire sempre più vitale, illuminato, socialmente incisivo.

Credo si debba riconoscere senza mezzi termini che la vostra è una militanza, impegnati come siete in una lotta che, beninteso, non è contro nessuno ed è al servizio di tutti, ma nondimeno è autentica lotta: lotta quotidiana contro il dilagare dell’insipienza; lotta contro il progressivo estenuarsi di quei valori che rendono davvero umana e degna la vita; lotta contro i compromessi e i cedimenti alla cultura dominante e all’esaltazione del vuoto spirituale e del nulla.

La vostra professione vi chiama ogni giorno a dare testimonianza alla verità, non però nella ricerca speculativa e teoretica, ma entro il mondo della “notizia”.

Testimonianza nobile e meritoria, ma anche ardua ed esigente. Esige la fatica di attenersi ai fatti e di riferirli come sono accaduti; esige la forza morale di non sacrificare mai la verità agli eventuali scaltri progetti dei signori della politica, dell’economia, dell’informazione; esige l’attitudine a chiamare le cose con il loro nome senza rivestirle di ambigue perifrasi.

Testimonianza nobile e meritoria, ma quanto insidiata! Insidiata dal tornaconto e dalle ambizioni personali di molti, dalle ideologie preconcette, dalle attese morbose dei lettori e dall’avidità di ottenere a tutti i costi “audience” e consenso.

Ovviamente l’importanza della “notizia” non può essere disattesa. L’abilità del giornalista, però, non sta nel crearla a qualunque prezzo, ma nella capacità di presentare gli avvenimenti, le dichiarazioni, le novità culturali, in modo che senza essere amplificati o distorti sappiano suscitare attenzione e interesse.

Gesù ha colto il nesso profondo che c’è tra il culto della verità e la possibilità di sussistenza di una condizione effettiva di libertà, quando ha affermato: “La verità vi farà liberi” (cf Gv 8,32). In realtà, solo gli uomini che hanno il culto della verità sono davvero liberi; e inversamente solo gli uomini davvero liberi possono servire sul serio la verità.

Qualcuno crede che non possa essere sufficientemente libero colui che possiede delle certezze. E si illude di essere lui adeguatamente libero perché, non avendo convinzioni che lo impegnino, si mantiene aperto e disponibile ad accogliere di volta in volta contenuti ideali e orientamenti pratici sempre mutevoli. Ma questa è la liberta della foglia caduta dall’albero, che è in balìa di ogni soffio di vento autunnale. Alla fine è la libertà di essere schiavi di tutti e di tutto.

Senza dire che non c’è alcun uomo, per quanto agnostico e antidogmatico ritenga di essere, che non abbia i suoi indiscutibili assiomi. Sicché quando pare colpevolizzare ogni fede e ogni certezza, in realtà colpevolizza le fedi e le certezze altrui.

Grande è invece la fortuna, anche agli effetti di ciò che è richiesto dalla vostra professione, di chi ha accolto con semplicità nel suo spirito la “luce vera che illumina ogni uomo”, la luce del Verbo eterno di Dio del quale tra pochi giorni ancora una volta festeggeremo la nascita umana. Solo una robusta fede nel Dio vivo e vero, infatti, può salvare dalla troppa credulità e dalle varie infatuazioni che periodicamente ci vengono proposte dalla vicenda mondana.

Nell’appassionata adesione a Cristo, unico Maestro verità, – al cui splendore imparagonabile tutti i miti impallidiscono e tutte le apparenti autorevolezze si ridimensionano – potrete far maturare sempre più in voi e nel vostro lavoro il rispetto per la sana ragione, l’abitudine a valutare criticamente ogni enunciato e ogni posizione sociale, politica, culturale, il dono di cogliere e di far cogliere agli altri il senso ultimo e autentico di tutte le domande, di tutti gli aneliti, di tutte le inquietudini degli uomini del nostro tempo.

E’ il mio sincero augurio e la preghiera che rivolgo al Signore per voi.

15/12/1999
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