giubileo delle famiglie

Bologna, Cattedrale

“Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1,23-24).

Ecco il senso profondo di questo Giubileo del Duemila, il traguardo spirituale, apostolico, pastorale di questo Anno Santo: l’annuncio forte, deciso, trasformante – a noi stessi e a tutti – di Gesù di Nazaret, unico necessario Salvatore, nel quale si compendia l’intero disegno di misericordia del Padre e ogni energia riscattatrice, purificatrice, rinnovatrice dello Spirito di Dio.

Non solo i cuori dei singoli e le singole famiglie, ma tutta l’umanità deve essere raggiunta da questa “buona notizia” e da questa novità di vita. “Guai a noi – a tutti noi che ci diciamo cristiani – se non predicassimo il Vangelo” (cf 1 Cor 9,16).

Ebbene, in questo progetto salvifico del Signore la famiglia ha un posto privilegiato e una funzione specifica. La famiglia, come la Chiesa intera, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia.

In essa tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. “I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell’ambiente nel quale è inserita” (Evangelii nuntiandi 71).

Proprio per ottenere la grazia di cominciare a vivere sul serio secondo questo ideale alto e bellissimo, le famiglie sono qui radunate oggi in preghiera.

Come la grande Chiesa, così la piccola Chiesa domestica – la famiglia – ha bisogno di essere continuamente illuminata e rianimata da questa visione di fede.

Esponendosi alla luce della parola di Dio, essa si fa luminosa a se stessa, si “legge” nella sua ultima verità, si coglie nella sua identità, si dispone a farsi annunciatrice del messaggio di Cristo con l’originalità e la forza tipica che le viene dal sacramento del matrimonio.

La grazia sacramentale, custodita e quotidianamente ravvivata, non esclude affatto e non altera i valori umani dell’amore sponsale; anzi li recupera nella loro autenticità, li filtra, li eleva fino a trasfigurarli in segno operante dell’amore stesso che Dio nutre per le sue creature e dell’amore che Cristo regala, con fedeltà che non viene mai meno, alla sua bella Sposa – bella perché continuamente abbellita da lui – che è la santa Chiesa Cattolica.

I coniugi – divenuti “una sola carne” (cf Gen 2,24) – insieme, nel sacramento, sono immagine viva del “Cristo totale”: cioè del “mistero grande” (cf Ef 5,32), per cui il Signore Gesù, “capo”, e l’umanità redenta, suo “corpo”, sono una sola ineffabile, palpitante realtà.

Artefice principale di questo “mistero grande” è lo Spirito Santo, che è l’autore di ogni autentica comunione. E’ lui, lo Spirito unificante, l’abbraccio d’amore che avvince la Trinità delle auguste persone in un solo Dio; è lui l’operatore di quella singolarissima unità personale della natura divina e della natura umana che il Signore Gesù attua e vive in se stesso come vero Dio e vero uomo; è lui il legame che unisce in un unico corpo Cristo e la Chiesa; è lui il realizzatore e l’anima dell’Alleanza nuova ed eterna tra il Creatore e gli uomini, stipulata nel “corpo dato” e nel “sangue versato” di colui che è al tempo stesso l’Unigenito del Padre e l’Unigenito di Maria.

Ed è ancora lui che nel sacramento del matrimonio stringe indissolubilmente i due sposi in un essere solo, che è comprincipio di santificazione entro la compagine familiare e deve diventare comprincipio di evangelizzazione per gli altri.

Sia la Chiesa per attendere efficacemente alla salvezza del mondo sia il mondo per lasciarsi salvare, hanno un estremo bisogno di famiglie credenti, capaci di restare salde anche nelle prove e nelle tensioni; hanno estremo bisogno di famiglie nelle quali una gioiosa e generosa fecondità inquieti esemplarmente la volontaria sterilità – mara e miope sterilità – di tante coppie; hanno estremo bisogno di famiglie nelle quali la fedeltà a un amore unico e definitivo sia un motivo di richiamo e di speranza per le troppe famiglie disgregate.

Se alla famiglia cristiana non verrà meno la letizia e la fierezza della sua splendida diversità nella squallida omologazione della cultura mondana dominante, essa sarà davvero testimone persuasiva del Redentore, morto per noi e risorto; essa diventerà davvero principio di salvezza per la stirpe umana; essa davvero apparirà la promotrice instancabile della civiltà dell’amore.

26/03/2000
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