Emergenza alluvioni

La voce dei parroci e delle comunità

La paura e la speranza delle persone e dei territori

Un viaggio nei territori maggiormente colpiti dalle inondazioni attraverso le parole dei sacerdoti

Ancora una volta l’Emilia-Romagna si ritrova ad affrontare l’emergenza maltempo e le sue conseguenze: paesi e campi invasi dall’acqua, vite messe a repentaglio, attività produttive in ginocchio. Ancora una volta, dunque, abbiamo deciso di raccontare le storie delle comunità della Diocesi coinvolte, attraverso la voce dei loro parroci. «Quello che sta accadendo in queste ore – racconta don Gabriele Davalli, parroco a Budrio e Moderatore della Zona pastorale – è esattamente la fotocopia di quello che abbiamo già vissuto nel maggio dello scorso anno. L’argine anche questa volta non ha retto ma, a differenza del 2023, la rottura si è verificata poche centinaia di metri più avanti. Nella mia parrocchia sono circa quaranta le famiglie che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni, per un totale di 120 persone circa. Il Comune ha trasformato il Palazzetto dello sport in un Centro di accoglienza nel quale, al momento, sono accolte una ventina di persone. Le altre hanno trovato ospitalità da parenti e amici – prosegue don Davalli proprio mentre sta per raggiungere, ancora una volta, il Palazzetto di Budrio –. Inutile dire che qui lo scoraggiamento e la frustrazione sono gli stati d’animo più diffusi. Non dimentichiamoci che questa gente sta vivendo la sua terza alluvione in cinque anni: oltre a quella del maggio 2023, questa zona venne colpita anche nel 2019 – ci ricorda – senza considerare l’impatto sociale, economico e psicologico causato dal Covid. Auspico che anche da quest’ultimo punto di vista le Istituzioni possano dare una mano. Per fortuna, comunque, siamo una comunità coesa e, anche personalmente, cerco di stare vicino alla popolazione sia fisicamente che con i mezzi di comunicazione».

Da Castel Guelfo, invece, abbiamo ascoltato la testimonianza del parroco don Gregorio Pola. «Purtroppo anche qui ci si sono molte similitudini con quanto accaduto lo scorso anno – afferma -. La notte fra mercoledì e giovedì è stato il momento più critico, che ha portato il nostro Comune ad essere di nuovo allagato. Anche la scuola materna, tra l’altro, ha subito dei danni. Per fortuna non mi risultano sfollati ma, girando per le nostre strade, ovunque vedo persone impegnate nel tirar fuori dall’acqua i loro effetti personali, tentando di salvarli. La vicinanza mia e della comunità parrocchiale è totale: cerchiamo di farci prossimi alleviando il dispiacere e, a volte, la rabbia delle persone».

«Anche qui le case sono state risparmiate, ma i campi sono completamente allagati – racconta invece don Cesare Caramalli, parroco a Sant’Antonio della Quaderna, nel Comune di Medicina –. Non possiamo negare che fra la popolazione c’è rabbia e frustrazione, perché l’impressione è che molte parole siano rimaste tali nel lasso di tempo fra questa inondazione e quella di sedici mesi fa. Qui ci conosciamo tutti, la comunità è piccola e coesa: faremo fronte alle difficoltà, ancora una volta, anche con la forza della solidarietà e della preghiera».

L’alluvione ha colpito ancora anche le parrocchie di Botteghino e del Farneto. Il parroco, don Matteo Prosperini, in contatto con alcune famiglie, ha sottolineato lo sconforto e il dramma che le ha nuovamente colpite. Dice il parroco: «Il fiume Zena è esondato ancora negli stessi punti in cui lo aveva fatto nel 2023. Questa volta, però, in modo più violento, anche psicologicamente, perché le persone che già erano state coinvolte speravano di non rivivere quella tragedia. Le famiglie speravano fossero stati realizzati gli interventi di messa in sicurezza, forse programmati, ma ancora non sono stati avviati. Nella gente c’è sconforto. Che ne sarà? Riaccadrà così ogni anno? La mia – sottolinea il parroco – non è una polemica, ma voglio dare voce alle tante famiglie colpite. Devo sottolineare che, come la scorsa volta, anche oggi tante persone – scouts, tanti cittadini e lo stesso Comune di san Lazzaro e di Pianoro – interverranno per dare una mano e farsi vicini alle famiglie ancora toccate da questo dramma».

«Come già l’anno scorso, la zona di Selva Malvezzi è finita “sott’acqua” a causa della rottura dell’argine del fiume Idice: la rottura è avvenuta a Vedrana, ma l’acqua, defluendo, ha invaso anche Selva». Così monsignor Federico Galli, parroco di diverse comunità nel territorio di Molinella e Moderatore della omonima Zona pastorale, spiega la situazione che si è creata in una parte del territorio delle sue parrocchie con l’alluvione dei giorni scorsi. «Per fortuna la chiesa e i locali parrocchiali sono un po’ sopraelevati – spiega – ma molte case e i campi coltivati sono stati allagati, e diverse strade sono interrotte. So che anche qualche famiglia è stata evacuata». «Insomma, tutto come l’anno scorso, forse un po’ meno ma non molto – conclude –. L’argine infatti era stato rifatto per circa 4 chilometri, ma dove era “vecchio”, l’acqua lo ha travolto».

Marco Pederzoli

hanno collaborato
Chiara Unguendoli e Daniele Binda

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