Art city

Il Tavolo delle Trattative per dare gambe alla pace

Zuppi, Lepore, De Paz e Lafram seduti insieme per dialogare intorno all'opera di Bergonzoni

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Un confronto sulla pace a più voci all’interno di una performance artistica.

L’installazione «Il Tavolo delle Trattative» realizzata dall’artista bolognese Alessandro Bergonzoni in occasione di Art City ha visto come ultimo atto, lunedì scorso a palazzo Pepoli, «P’arti in causa: (h)torto o (h)ragione?», una performance che ha fatto dialogare l’arcivescovo Matteo Zuppi, il sindaco, Matteo Lepore, il presidente della Comunità Ebraica, Daniele De Paz e il presidente dell’Ucoi, Yassine Lafram.

L’opera, un tavolo senza gambe sostenuto da protesi provenienti dal Centro di Riabilitazione di Emergency in Iraq, è un richiamo alle ferite della guerra e alle vite umane spezzate dai conflitti. Su quel tavolo, incalzati dalle domande di Bergonzoni, i quattro hanno accettato di calarsi gli uni nei panni degli altri, invertendo simbolicamente i ruoli in una conversazione che ha visto alternarsi scambi scherzosi e riflessioni profonde.

«Mettersi nelle scarpe degli altri – le parole di Zuppi, che doveva immedesimarsi nel sindaco Lepore – è ciò che dobbiamo fare sempre: capire i bisogni altrui come se fossero i nostri. Oggi è necessario cercare il dialogo anche quando sembra impossibile». Durante il suo discorso, l’arcivescovo ha lanciato un messaggio di pace. «Per superare i conflitti – ha aggiunto Zuppi – occorre partire dalla sofferenza e ricordarsi che la guerra è una pandemia che riguarda tutti. Dobbiamo continuare a metterci nei panni degli altri: le lacrime sono tutte uguali, ciò che conta di più è fare proprie quelle delle altre persone».

«Essendo sindaco – ha aggiunto Lepore – quando esco di casa tante persone mi fermano per segnalarmi problemi della città e chiedermi di risolverli. Non so se fare il vescovo sia lo stesso, ma vedo che Zuppi è molto amato dai cittadini».

In un’ottica di dialogo Lafram, che per l’occasione vestiva i panni del capo della comunità ebraica, ha ricordato l’importanza di poter pregare in un luogo sicuro. «Come presidente della Comunità Ebraica – si è immedesimato Lafram vivrei con preoccupazione la presenza costante delle forze dell’ordine davanti alla Sinagoga. Pregare dovrebbe essere un momento di pace e riconciliazione con Dio».

Daniele De Paz, nei panni del presidente dell’Ucoi, ha ribadito, per quanto sia complesso, l’importanza di costruire un dialogo. In particolare, il capo della comunità ebraica ha ricordato il Patto d’Intesa firmato nel 2021 per la creazione di una Casa del Dialogo tra culture e religioni proprio a Bologna. «Quella firma – dichiara De Paz – non è stata solo simbolica, ma rappresenta il punto di partenza di un’idea. Per arrivare a costruire questo progetto serve grande preparazione, ma sono convinto che Bologna possa diventare un riferimento internazionale da questo punto di vista».

Al termine dell’evento, le considerazioni dell’artista. «Il desiderio – conclude Bergonzoni – era quello di vedere, invertendo i ruoli, se sarebbe scattata un’idea di “altro” e di “oltre”. In parte, questo lavoro c’è stato, con ironia, ma anche con una certa profondità».

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