Messa per i malati davanti alla Madonna di San Luca

L’Apocalisse è speranza, perché ci rivela quello che saremo e che già possiamo scorgere nella fragilità e nella contraddizione della nostra vita. È speranza non perché ci evita lo scontro con il drago e i suoi tanti alleati. La speranza non cerca un mondo che non esiste, ma l’altro mondo proprio nel nostro, quando si mostrerà pienamente qualcosa che è già dentro di noi, in mezzo a noi. Iniziando dal nostro corpo, che non sarà un altro, ma la pienezza del nostro. Bologna è stata costruita proprio con le dodici porte della Gerusalemme del cielo. Ci sono dei momenti e dei segni che ci aiutano a riconoscere questo nel caos del mondo e anche nel caos del nostro corpo, che non è come lo desideriamo, non è più come lo abbiamo conosciuto, che ci ha tradito, che non ci piace più, che non riesce più a compiere quello che prima era abituale, tanto da darlo per scontato. L’amore non è fuori di noi, ma dentro. Noi siamo di creta e capiamo la bellezza straordinaria del nostro vaso non perché non è più di creta, ma per la luce, la forza, la bellezza che contiene. Noi siamo tutti simili, come lo sono le nostre mani, ma nessuno è mai uguale agli altri, perché ognuno è una ricchezza unica, irripetibile e incomparabile. Nessuno nella storia può sostituirti e l’amore significa proprio riconoscere questo valore! E quando avviene cambia tutto.

Siamo di creta ed è proprio quando siamo fragili, consapevoli della nostra debolezza, che siamo forti perché capiamo la vera forza. Il nostro è un mondo sconsiderato, folle, perché ha paura della debolezza, si crede forte, indistruttibile, e così finisce per giocare con la vita, pensando di determinarla, di diventar onnipotente! Non perdiamo tempo con il superfluo e non cerchiamo la forza che pensiamo ci protegga e ci garantisca, ma che in realtà ci rovina, ci esalta e ci abbatte. Protagonismo e nichilismo. La debolezza, la sofferenza spesso ci spingono a non buttar via il superfluo, ma cerchiamo l’essenziale. E l’essenziale è davvero sempre l’amore.

Tutti lo capiamo oggi sperimentando con la nostra Madre la gioia di essere suoi, la grazia della sua scelta di prendere dimora dentro di noi. Insieme a Colei che per prima si affidò alla sua promessa. Maria è nostra Madre, mia Madre, che mi fa scoprire e riscoprire i tanti fratelli e sorelle. La presenza di Maria, nella sacra immagine che questa sera veneriamo, ci aiuta a scoprire quell’icona viva che è la sua Chiesa, che è composta da ognuno di noi, perché è la sua famiglia, quella che oggi vediamo così larga, tanto da farci sentire familiare il mondo intero perché il nostro cuore si allarga con Lei! Lasciamoci guardare e guardiamo l’immagine, come quando tra poco passerà in mezzo a noi. Viene in mezzo a noi per aiutarci ad alzare lo sguardo, a non avere paura di portare nei nostri occhi i suoi occhi, nel nostro cuore il suo, nei nostri volti il suo, volti che chiedono di essere ricordati, aiutati, direi “adottati”, perché tutti abbiamo bisogno proprio di questo: di una Madre che ci aiuti a trovare speranza nella nostra vita. Nella nuova Gerusalemme non ci sarà bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio è nei cuori di ognuno, li illumina, li difende. Ecco, questo lo viviamo oggi: l’amore che vediamo, dona luce, consolazione, orientamento, ci dà forza vera. Se amiamo Gesù,

Egli verrà con il Padre, verrà a noi, insieme, dentro ciascuno e prenderà dimora presso di lui. Diveniamo noi la sua casa, sperimentiamo la consolazione e la difesa che il Paraclito ci dona e ci fa sentire.  Ci insegnerà ogni cosa e ci ricorderà tutto ciò che ci ha detto. Ne abbiamo proprio bisogno, perché dimentichiamo, diventiamo tristi per questo, abbiamo timore di smarrire quello che ci è di più caro, di non riconoscere più, perdiamo quello che ci sembra bello e quindi eterno. Lo Spirito ci ricorderà sempre, in tanti modi, quello che conta, ci farà sentire amati da Lui. La pace che ci lascia non è farci gli affari nostri, non avere problemi. Questa la dà il mondo per poi toglierla, come sappiamo e vediamo drammaticamente. Per questo ricordiamoci che abbiamo sempre con noi il Paraclito. Gesù lo sa che abbiamo bisogno di qualcuno che ci ricordi e ci faccia sentire il suo amore, la sua presenza. Non si scandalizza mica! Ci aiuta ed è contento di aiutarci, perché ci ama. Aiuta e si fa aiutare, per questo la sua è pace vera. Non dice queste parole standosene tranquillo, ma proprio poco prima di perdere la pace e la vita. È pace vera, non qualche facile parola di consolazione, buttata lì da chi sta bene, parole che invece fanno arrabbiare chi è in difficoltà. Ci invita a non essere turbati non come chi dà rassicurazione stando in piedi, ma come uno che si china concretamente sulla nostra condizione e la fa sua. Parla come uno che soffre per amore. E per questo il suo è amore vero e ci insegna a riconoscere l’amore vero e a non avere anche noi paura di amare, per rendere questo amore vivo in mezzo a noi e verso tutti. Perché noi non possiamo più fare tante cose, ma certamente possiamo fare la cosa più importante: l’amore.

Adesso sappiamo dove andremo e sappiamo anche che torna a noi. Non si dimentica, ci porta già oggi quello che saremo, ci fa risorgere con Lui. Maria genera Lui. Tanti aspettano la Resurrezione. L’aspettano gli ucraini con ansia, pregando Dio che, con responsabilità e urgenza, si trovino i modi migliori per arrivare all’unica vittoria, che è per tutti, quella di una pace giusta e sicura. Aspettano Resurrezione gli abitanti di Gaza, a cominciare dai più piccoli, segnati come sono da una sofferenza enorme che coinvolge tutti e che significa sete, fame, freddo, malattie, sofferenze insopportabili e ingiuste. L’aspetta il dolore di popoli interi vittime di violenza, ma anche di disquilibri che non possiamo accettare come normali.

Il Risorto invia i discepoli a comunicare la Pasqua. Sentiamo tanto amore, forte, che non si rassegna al male e che produce amore, persone che sconfiggono il male vicino e lontano, amandoci e amando con la preghiera.  L’amore non è mai inutile e sempre produce vita, anche quando a noi sembra di non far nulla! L’amore senza fine di Gesù, che porta a vivere la sofferenza di tutti, è la follia della Croce che rende anche le nostre sofferenze un grido d’amore verso Dio e il passaggio non verso il nulla ma verso la pienezza della vita. La sofferenza domanda conforto, cura. Aiutiamo questa Madre sua e nostro, mia e nostra. Guai a ignorarla, a negarla! Che mondo sarebbe? Che cosa diventiamo volgendoci dall’altra parte come il sacerdote e il levita? Che mondo disumano quando la vita vale solo se forte e falsamente piena! Non troviamo risposta, ma troviamo l’amore di Dio che ci risponde liberandoci dal dubbio di dove sta Lui e facendoci sentire amati.

Facciamolo anche amandoci tra di noi, l’amore non si riceve mai soltanto, ma sempre si mette in circolo, si dona, anche quando, ripeto, ci sembra di “non dare nulla!”. “Cristo non ha soppresso la sofferenza; non ha neppure voluto svelarcene interamente il mistero: l’ha presa su di sé, e questo basta perché ne comprendiamo tutto il valore”. Con Maria, Madre dei dolori, percepiamo la solidarietà, il poter essere gli uni per gli altri. Ci aiuta sempre ad alzare lo sguardo, come avverrà oggi, per cercare con i suoi i nostri occhi. La sofferenza rimane sempre carica di mistero, difficile da accettare e da portare. Ma diviene prova di un amore vittorioso, perché ci ama fino a prendere su di sé le nostre ferite, il nostro dolore, soprattutto quello innocente, e a rendere questo occasione di amore ancora più forte.

Maria, tu ci mostri Gesù e vediamo con occhi di speranza dentro tutti i mali che affliggono l’umanità. Risorgendo, il Signore non ha tolto la sofferenza e il male dal mondo, ma li ha vinti alla radice. Alla prepotenza del Male ha opposto l’onnipotenza del suo Amore. Grazie Dio del tuo amore, grazie che stai dalla nostra parte e grazie perché siamo affidati a Maria e tu la affidi a noi. Nessuno è solo e l’amore di Dio arriva attraverso questa Madre alla quale apparteniamo e che ci appartiene, alla quale possiamo sempre affidarci ma che ci è anche affidata. Amiamoci gli uni gli altri, amiamo facendo sentire la nostra vicinanza. Amiamoci gli uni gli altri perché solo l’amore dà la vita, e la rende piena e bella nonostante le tante difficoltà. È e sarà sempre amore pieno.

Cattedrale di San Pietro, Bologna
25/05/2025
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