Diario dalla Tanzania/2

Zuppi celebra il Corpus Domini a Mapanda

La Messa e la lunga processione dalle nuove opere parrocchiali alla prima chiesa che ha ospitato i missionari

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La cronaca e le immagini delle celebrazioni del Corpus Domini a Mapanda.

Domenica 22 giugno 2025: la domenica del Corpus Domini vede la comunità di Mapanda radunata nel capannone che funge da chiesa provvisoria. Finché martedì non sarà solennemente dedicata al culto divino la nuova capiente Chiesa di San Giovanni Battista non viene utilizzata. Dopo una rapida ripassata alla lingua swahili con don Davide, il cardinale Zuppi presiede l’unica Celebrazione eucaristica in tutto il territorio della parrocchia, grande come metà diocesi di Bologna. Il coro, composto di oltre 150 cantori, raccoglie i gruppi musicali delle varie chiese che circondano Mapanda. La liturgia scorre lenta e solenne.

Il rito fa percepire con chiarezza che la dedicazione della chiesa fatta di muri, è soprattutto la festa di un popolo consacrato dall’amore di Dio che si è radunato attorno al Vangelo di Cristo e all’Eucaristia, grazie al ministero di numerosi presbiteri bolognesi che si sono alternati in questo territorio, ricevendo dai vescovi locali il mandato di annunciare la morte e la risurrezione di Cristo e di impiantare comunità cristiane, nel grande abbraccio della comunione cattolica.

«Il Corpo di Cristo – dice l’Arcivescovo è il mistero dell’Eucaristia che contempleremo sull’altare e che riceveremo nel sacramento, ma è anche il mistero della Chiesa che vediamo concretamente nelle nostre persone, in tutto il popolo dei credenti, come anche nei tanti fratelli e sorelle che celebrano la liturgia in cielo». Tradotto in swahili da don Davide, il Cardinale ricorda il vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Proprio quando finisce la giornata in mezzo al deserto e ciascuno sarebbe portato a pensare solo a se stesso e ai propri bisogni, Gesù dice: «Voi stessi date loro da mangiare». «Gesù – prosegue l’Arcivescovo – prende il nostro poco inadeguato e lo dona, se anche noi doniamo. Vedo in quei 5 pani i 50 anni di amicizia tra di noi che Gesù ha reso pieni per tutti, moltiplicando il poco della nostra vita. Il mondo è diventato più piccolo e abbiamo vissuto la gioia di amarci come fratelli. Un mondo nuovo è possibile! Un giovane completa la sua iniziazione cristiana con il sacramento della confermazione, poi tutti i membri dell’assemblea portano all’altare il poco da mettere nelle mani di Gesù».

Scarica qui il testo integrale dell’omelia dell’Arcivescovo

Dopo la comunione inizia la processione con il Santissimo Sacramento. Il Corpo del Signore attraversa la strada principale di questo grande villaggio di Mapanda sviluppato in gran parte lungo i crinali delle montagne. Il tempo è uggioso, ma la festa è solennissima. Passa il Signore. Alla fine saranno più di 5 ore di celebrazione. Il coro canta senza stancarsi. I bambini rendono onore al passaggio del Signore, portato a turno dal Cardinale, da don Giovanni e don Davide.

«Viviamo in un mondo litigioso – aveva spiegato ancora il Cardinale – ingiusto, dove i fratelli alzano la mano contro i loro fratelli. Un mondo dove nulla è gratuito perché tutto è piegato all’interesse personale, al guadagno, al benessere privato. Violenze grandi come la guerra che si impadronisce di interi paesi e uccide tante vite. Ma anche un mondo segnato da violenze piccole, ingiustizie, mancanza di rispetto, sfruttamento. La Chiesa è l’inizio di un mondo nuovo, dove impariamo ad amarci gli uni gli altri. Non è un sogno. È come la nostra amicizia che è diventata le nozze d’oro tra le nostre Chiese, la comunione che ci rende una sola cosa, anche se diversi, uniti e mai divisi».

La processione si conclude alla antica Chiesa ottagonale, che era stata costruita inizialmente come sussidiaria di Usokami e oggi divenuta non più sufficiente, per la comunità. Grazie, Signore, perché la tua fedeltà sostiene la nostra speranza.

Andrea Caniato

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