Messa per la Festa del Crocefisso a Porretta Terme

Davanti alla croce possiamo fare come la folla – non si impiega molto e lo facciamo anche senza sceglierlo, basta farsi convincere dal pensiero comune o dall’onda mediatica! – dove alcuni si girano dall’altra parte (oggi qualcuno riuscirebbe a farsi pure un selfie!), altri insultano la sofferenza, umiliandola, facendo mancare dignità e rispetto. Basta, infatti, la supponenza, o non aver riguardo di ciò che questo provoca in chi sta male: rabbia e sconforto che spengono la voglia di vivere. Possiamo, come i farisei, provare soddisfazione, come chi pensa di aver difeso la verità. Non c’è nulla di più diabolico del male che usa la verità per ucciderla: è così per il giustizialismo che offende la giustizia o quando si uccide per presunto troppo amore, che di amore non ha nulla perché è solo possesso.

Si bestemmia Dio quando si uccide per odio, qualunque persona sia e qualunque idea abbia in testa e questo inizia con la menzogna o il pregiudizio, tanto che Gesù ci ammonisce quando ci dice che basta dire pazzo per essere omicidi. Davanti alla croce i potenti pensano cinicamente “se l’è cercata”, “chi si credeva di essere”, “è solo un effetto collaterale”. I discepoli scappano: essi vogliono anche bene a Gesù, ma ne vogliono di più a se stessi. Noi ci siamo molto perfezionati sull’idea del “salva te stesso”, ne abbiamo fatto quasi un dovere nell’idolatria del nostro io, tanto che sappiamo che resta solo un discepolo, oltre la Madre e alcune donne, quello che Egli amava e dai cui era amato, amato più della propria tristezza e paura. Cosa dobbiamo fare? Restare sotto la croce insieme a Maria, anche per amore di questa Madre che resta sempre vicina ai suoi figli. Non sarebbe Madre se non restasse!

La croce è una spada che le trafigge l’anima, insopportabile. La guerra produce solo croci, è una fabbrica di morte che segna anche i cuori di chi sopravvive, con una ferita che non si rimargina mai. Davanti alla croce il cuore del cristiano si commuove e lì inizia la nostra conversione. È un problema di cuore. San Francesco guardò la croce e si sentì guardato, interrogato da un amore così, custodito da un amore così per cui ogni nostra croce sarà abbracciata dalla sua croce. “All’improvviso l’immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto gli parla, movendo le labbra. Da quel momento si fissò nella sua anima santa la compassione del Crocifisso e, come si può piamente ritenere, le venerande stimmate della Passione, quantunque non ancora nella carne, gli si impressero profondamente nel cuore. Da allora, non riesce più a trattenere le lacrime e piange anche ad alta voce la passione di Cristo, che gli sta sempre davanti agli occhi. Riempie di gemiti le vie, rifiutando di essere consolato al ricordo delle piaghe di Cristo”.

La croce scandalizza una fede che pensa di farci star bene senza combattere il male, che rassicuri e cancelli il sacrificio mentre l’amore chiede amore, e l’amore non ha paura di sacrificarsi perché l’amore combatte ciò che lo minaccia e per questo va oltre le misure, è scomodo, inquieto, vince la paura di amare fino in fondo e supera l’idea di aver fatto già abbastanza. Non è un problema di forze o di coraggio, che nessuno ha o che può darsi, ma di amore! La croce è l’amore di Dio che capiamo solo con amore, altrimenti la si può ammirare, o più facilmente la evitiamo perché scandalizza sempre. In fondo siamo così simili alla prima generazione cristiana che non poteva raffigurarla; noi non la vogliamo vedere, la nascondiamo, la rendiamo virtuale oppure talmente lontana che ci arrendiamo senza fare nulla, credendo, fatalisticamente, di rimandare, dimenticando e addormentandoci per la tristezza come fecero i discepoli nell’Orto degli Ulivi. Ma a loro e a noi non è chiesto coraggio, ma amore! La croce non giudica ma salva.

La croce del Figlio di Dio ci aiuta a vedere le tante croci. Guardiamole. Commuoviamoci. E facciamolo in questo mondo che si crede equilibrato e saggio perché salva se stesso, che si risparmia e si conserva perché ha paura dell’amore, che non sa donare senza tornaconto o rende tutto interesse, che sciupa il tanto che ha perché esalta se stesso e non si spende, in fondo, mai per nessuno. Commuoviamoci in questo mondo che esalta un’idea astratta di forza, di autosufficienza, in fondo disumana ed irreale, in un mondo che si entusiasma per le cose, attratto da ciò che è vano e che soddisfa senza fatica, un mondo stordito tanto da accettare come normale la solitudine o la violenza. In un mondo che pensa di vincere le paure distruggendo i ponti e alzando i muri, che spesso fa fatica a distinguere il falso dal vero e ad accorgersi della sofferenza, noi guardiamo un amore così grande per capire la salvezza. La croce è terribilmente vera: è un ponte che unisce gli uomini tra loro e ci aiuta a non scappare davanti alla nostra personale debolezza, alla fragilità che portiamo dentro di noi.

La fragilità, infatti, è parte della nostra vita! Per questo esaltiamo la croce, cioè ritroviamo l’amore di Dio che ci aiuta a restare sotto le croci dei suoi e nostri fratelli. Non amiamo il dolore, la debolezza. La croce è amore per la debolezza nostra che è divenuta la croce di Gesù. È l’amore dei martiri antichi e di quelli nuovi, quelli che verranno ricordati oggi nella preghiera ecumenica del Giubileo. La testimonianza dei tanti martiri ci ricorda che non ci è chiesto di essere eroi ma di amare! Sempre con San Francesco preghiamo così, facendoci conquistare da un amore che è un dolce forza per imparare a morire per amor dell’amore tuo: “Rapisca, ti prego, o Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell’amor tuo, come tu ti sei degnato di morire per amore dell’amor mio”.

Porretta Terme (Alto Reno Terme), Piazza della Libertà
14/09/2025
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