L’orizzonte della nostra riflessione è quello indicato da Papa Leone XIV alla Chiesa italiana: “È necessario uno slancio rinnovato nell’annuncio e nella trasmissione della fede. Si tratta di porre Gesù Cristo al centro e, sulla strada indicata da Evangelii gaudium, aiutare le persone a vivere una relazione personale con Lui, per scoprire la gioia del Vangelo. In un tempo di grande frammentarietà è necessario tornare alle fondamenta della nostra fede, al kerygma. Questo è il primo grande impegno che motiva tutti gli altri: portare Cristo “nelle vene” dell’umanità (cfr Cost. ap. Humanae salutis, 3), rinnovando e condividendo la missione apostolica: «Ciò che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi» (1Gv 1,3)”.
Gesù sa che nel cuore della gente c’è tanta attesa di speranza. Non si vive bene spenti, sonnambuli, rassegnati, alla ricerca ossessionata di prove e conferme, fragili proprio perché senza una speranza che permetta di andare oltre il presente. Se la nostra è accesa, accendiamo la speranza e la fede. È sempre una questione di amore: quando le sentiamo nel cuore non possiamo tenerle per noi e questo ci sottrae dall’individualismo che ci rende paralleli, indifferenti, chiusi. Dobbiamo restituire il tanto che abbiamo ricevuto. Possiamo dare concretezza, avvicinare al cuore di Dio, perché non resti distante, irraggiungibile, e aiutarlo a raggiungere i tanti che “non sanno distinguere la mano destra dalla sinistra!”.
Possiamo svelare nel cuore delle persone il Signore che tutti cercano, fare riconoscere nel Dio ignoto il volto buono e amico di Gesù. Ne abbiamo bisogno in un mondo pieno di disillusione e di tante speranze individuali che perdono però proprio la speranza, si chiudono, si lasciano imprigionare dal consumismo, nell’unica speranza di ottenere oggi quello che serve per sé. Il mondo non è lo stesso senza il Vangelo. C’è bisogno della sua umanità, perché senza speranza finisce per dominare solo la forza, il possesso, l’io. La speranza unisce sempre agli altri, perché è personale, ma la possiamo vivere solo con il prossimo. Gesù è diventato il divino missionario della speranza. Siamo allora “gente di primavera”.
La speranza è quella del seminatore. Il seme, in realtà, è il più piccolo, come ci ricorda Gesù. Vuol dire che è possibile a tutti. “Missionari di speranza tra le genti”, perché è diffuso il senso di smarrimento, solitudine e abbandono: lo vediamo negli anziani, nella difficoltà di trovare disponibilità al soccorso di chi ci vive accanto, nella solitudine. La prossimità: siamo tutti interconnessi ma non siamo in relazione. L’efficientismo, e l’attaccamento alle cose e alle ambizioni ci inducono ad essere centrati su noi stessi e incapaci di altruismo.
Il Vangelo, intorno al quale sempre si suscita una comunità al cui centro c’è sempre Gesù, ci restituisce un’umanità integra, sana, redenta. Ecco: possiamo diventare tutti costruttori di comunità, mettendoci al servizio della comunità e tessendo relazioni di amore gratuito. L’attività missionaria nasce da una necessità: come si diffonderebbe il Vangelo se non vi fosse la missione? Il Vangelo non si diffonde da sé. La fede deve essere portata, deve essere annunciata dalla viva voce: da persona a persona.
La rete di comunicazione della fede dev’essere umana. Dio ha bisogno dell’uomo. La carità di Dio mette in movimento la carità dell’uomo, urge oggi come ieri, come ai primi tempi del cristianesimo. La missione ci ricorda che il Vangelo è universale, per tutti, e allarga il nostro cuore, aiutandoci a essere fratello di tutti. Non si limita né geograficamente né etnicamente e culturalmente. Dal Vangelo deriva tanto umanesimo, perché si occupa della vita dell’uomo, della sua esistenza fisica, della sua dignità personale, della sua perfezione morale, della sua libertà sociale: in una parola, dell’essere umano in quanto tale, nella “sua inviolabile integrità di figlio di Dio, di fratello di Cristo, di tabernacolo dello Spirito Santo, di membro d’un solo corpo mistico”.
Signore Gesù! Rendici tutti uno in Te e capaci, per tua virtù, di trasmettere al mondo la tua pace e la tua salvezza.
