Questi giorni sono stati così intensi e pieni di umanità e santità: a Poggio Renatico, lo abbiamo visto, ci ha accolto l’Albero di cui parla l’Apocalisse, le cui foglie non appassiranno. I frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal Santuario. I frutti del Signore servono come cibo per il cammino e le foglie come medicina. Dio è per noi rifugio e fortezza, aiuto infallibile che si è mostrato nelle angosce. Perciò non temiamo se trema la terra, se vacillano i monti nel fondo del mare. L’Apostolo ci ricorda che cosa siamo: collaboratori di Dio. “Voi siete campo di Dio, edificio di Dio”. Ho visto il vostro logo, disegnato proprio come un campo visto dall’alto, compreso nel suo insieme, in ciò che ci unisce al prossimo. Perché ci ha preso con sé e legandoci a Lui, Lui si è legato a noi! Qualcuno, immediatamente, pensa di poterne fare motivo di vanto, di orgoglio, dimenticando la gioia di essere preso, “assunto” dal Signore! In realtà, Lui ci adotta non ci assume. Ci fa molto più che azionisti! “Secondo la grazia di Dio che mi è stata data”, a ciascuno la sua. Costruiamo questa casa con la nostra presenza, con il nostro servizio, secondo il nostro dono e questo lo capiamo spendendoli. È anzitutto una casa di preghiera, dove semplicemente ascoltare il Vangelo e aiutarsi a comprenderlo e a viverlo! Questo è il primo modo per volersi bene. Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?”. Se al centro c’è Gesù troveremo il centro della nostra vita.
Oggi ricordiamo la dedicazione della Basilica del Laterano, la cattedra del successore di Pietro. Questo ci aiuta a comprendere la grande opportunità di essere cattolici, uniti in una comunione sempre più grande del nostro piccolo, parte di un popolo enorme, universale, senza confini. Guai se il piccolo non si inserisce in questo grande. Era il 9 novembre del 324 quando Papa Silvestro, Silvestro I, consacrò quella Basilica, costruita per volere dell’Imperatore Costantino. È la Chiesa madre e a capo di tutte le Chiese, di Roma e del mondo. Perciò, oggi tutte le Chiese cattoliche ricordano questo giorno, celebrando l’unità che il Papa, con la sua Chiesa, svolge per tutte le diocesi del mondo. Unità e pace sono sempre legate. Amiamo e difendiamo l‘unità nella Chiesa, quella visibile per aiutare quella invisibile, proteggendola da ciò che la umilia e la divide, il nemico peggiore perché più invisibile, che divide credendo di difenderla. Mai umiliare il Vescovo di Roma! Il Papa, in quanto Vescovo di Roma, è il pastore dei pastori. Un antico inno orientale, per la dedicazione della chiesa, canta: “Questo luogo non è una semplice casa, è il cielo sulla terra, perché contiene il Signore. Se tu vuoi esaminare Dio freddamente, egli è infinitamente lontano, ma se tu lo vuoi cercare con il cuore, egli è interamente presente sulla terra. Se tu lo vuoi possedere, ti sfugge ma se tu l’ami, l’hai accanto a te. Se tu lo studi, egli sta nel cielo, ma se tu credi in lui, egli è in questo luogo. E perché egli resti con noi, uomini della terra, gli abbiamo costruito una casa, gli abbiamo preparato l’altare, la mensa ove la Chiesa si nutre con il pane della vita”.
Dio ha fiducia in noi! Non siamo una casa qualunque. La sua casa, e noi, tempio santo. È proprio la nostra misera umanità che viene indicata tempio di Dio. La cordicella della Parola di Dio ci libera dall’interesse, dal mettere al centro noi perché perderemmo Dio e ridurremmo la sua casa a banale luogo del benessere individuale. Noi siamo il tempio di Dio proprio, e sempre, con la nostra umanità. Ma anche attraverso di essa! Non fate della casa del Padre mio un mercato. È lui la vera casa di Dio, dove non c’è ombra di mercato ma solo amore gratuito che si dona a tutti senza pretendere. Unità. Siamo dedicati a Dio e al suo Regno e questa è la nostra grande libertà, la forza della sua Chiesa. Noi possiamo gioire di essere pietre vive di questo edificio che unisce tutti. Aiutiamo questa unità, vincendo la divisione. Combattendo chi semina malevolenza, quella che vede i problemi dove non ci sono, che esaspera i temi.
Mater omnium Ecclesiarum, Madre di tutte le Chiese e, soprattutto, madre di tenerezza, con la disponibilità al sacrificio e con quella capacità di ascolto che permette non solo di soccorrere ma, spesso, di prevenire le attese e i bisogni, prima ancora che siano espressi. Quanto è importante avere una casa! Non siamo e non diventiamo una massa indistinta, come un blocco anonimo, followers che tanti cercano con presunzione, orgoglio o delusione. Gesù desidera che siamo uno. Ogni Chiesa è “Dedicata” per significare che non è “mia” o “nostra”, che nessuno la può mai “possedere”, che non può vivere per se stessa ma che è unita all’altra parte della stessa casa che vive nel cielo. Noi siamo figli e pietre vive di questa Chiesa di Roma, fondata dall’apostolo Pietro e Paolo. Dobbiamo anche noi guardare il mondo intero e farlo con la tenerezza e la preoccupazione della Madre. Quante chiese vivono in difficoltà, soprattutto nei Paesi attraversati dalla violenza e dalla guerra che tutto distrugge! Quante chiese in Europa sono diventate come un museo o un club, uguali alle case del mondo, tanto che gli uomini non ci trovano più nulla perché Dio coincide con l’individuo e non ha più niente da dire e da chiedere. Amiamo la Chiesa in un mondo che ha bisogno di case vere, umane, libere, per tutti, porto di rifugio nelle tante tempeste della vita, dove nessuno è straniero. L’apostolo Paolo ammonisce noi, edificio di Dio, di stare bene attenti a come costruiamo. Non serve il superfluo ma il cuore, facendo attenzione se costruiamo per noi stessi e non per gli altri. È facile, per tutti, rendere la casa del Signore un mercato. E tutti lo facciamo: ci vuole davvero poco, a volte basta essere solo come si è! Mercato sono le chiacchiere, le mormorazioni, le gelosie che tanti sentimenti consumano e disperdono. Il mercato non è la nostra vera umanità, è solo desiderio di possedere che annulla la fraternità e profana l’amore che non si vende e non si compra. È una casa bellissima, perché Sua, perché per tutti e perché di solo amore. Rendiamola bella con la nostra presenza, con il nostro zelo, cioè con amore appassionato e fedele, evitando di farne un mercato e riempiendola del nostro amore gratuito. Rendiamola casa piena di premura per chi abbiamo vicino, dove noi e tanti possiamo vedere e vivere fin da adesso un amore senza limiti, senza paura di manifestarlo. E portiamo con noi questa casa perché dal nostro cuore si riversi l’amore che qui viviamo, come quel fiume del tempio le cui acque risanano e fanno rivivere tutto. E quanti cuori aridi e sofferenti hanno bisogno di quest’acqua! È per questo che siamo santi e per questo vogliamo andare incontro a tutti.
