Presenti anche le rappresentanze di Unitalsi e del Vai, associazioni che da sempre sono vicine al mondo dei malati
Una reclusione sanitaria forzata lunga 27 anni che si trasfigura in un gioioso canto d’amore.
È la storia della beata Maria Rosa di Gesù, la cui memoria liturgica è stata celebrata quest’anno nella zona pastorale di San Giorgio/Bentivoglio/Argelato.
L’idea infatti, dallo scorso anno, è quella di rendere questa celebrazione itinerante, in particolare nei territori nei quali sono presenti importanti strutture sanitarie. La celebrazione ha avuto luogo nel dies natalis della beata, il 1 dicembre, presso la Chiesa parrocchiale di Bentivoglio, a pochi passi dall’Ospedale e dall’Hospice.
Comunità della zona che sempre più si sentono interpellate dalla presenza di queste strutture come luoghi privilegiati nei quali condividere il dono della speranza cristiana. Ha presieduto la celebrazione padre Danio Mozzi, religioso Camilliano, cappellano dell’Ospedale Rizzoli e presidente dell’Associazione Italiana di Pastorale della Salute.
Era presente anche la madre generale delle Francescane Missionarie di Cristo, suor Lorella Chiaruzzi, con la postulatrice Suor Gabriella Bertot, insieme ad alcuni parenti della beata.
Padre Danio si è soffermato sui lunghi anni vissuti dalla beata nell’isolamento dell’Ospedale Bellaria a causa della malattia fortemente invalidante. Maria Rosa ha vissuto anche momenti di grande dolore, ma non è tanto la quantità di sofferenza da lei vissuta che rende preziosa la sua testimonianza, ma la sua capacità di farne l’occasione di un amore più grande, di dono, di servizio. Per la sua fede, Maria Rosa ha trasformato la malattia in una vocazione speciale dentro la sua vocazione religiosa. Maria Rosa ha fatto risplendere in modo straordinario quanto san Giovanni Paolo II per primo ha poi affermato: e cioè che i malati sono essi stessi soggetti privilegiati di evangelizzazione.
Era presente anche una rappresentanza di Unitalsi e del Vai, associazioni che da sempre sono vicine al mondo dei malati. L’idea è che durante questo anno – anche con l’aiuto di una mostra itinerante e di incontri di approfondimento – la conoscenza della bellissima e toccante storia della Beata Maria Rosa possa essere diffusa e conosciuta nelle parrocchie della zona e che possa ispirare progetti di più consapevole impegno pastorale nei confronti degli infermi.
