Le parole di Zuppi, Bersani, Casini, Melloni, Biscaglia, monsignor Porcarelli e Matzuzzi.
«Ha lasciato tanta intelligenza e soprattutto l’indicazione dell’assoluta centralità di Cristo. E questo credo che sia la vera bussola per tutti noi». Sono le parole dell’arcivescovo Matteo Zuppi che è intervenuto martedì scorso all’incontro all’Archiginnasio dal titolo «Biffi e la città» a ricordo del decimo anniversario della morte del cardinale che fu arcivescovo di Bologna dal 1984 al 2004. Numerosi hanno partecipato all’appuntamento che ha segnato l’inizio di una serie di iniziative che proseguiranno fino a novembre nel ricordo del cardinale Giacomo Biffi. «Ha seminato tantissimo – ha proseguito l’arcivescovo -. Sono stato a Mapanda, nella missione della Chiesa di Bologna, e lì si capisce, per esempio, quanto i suoi frutti vanno avanti e durano degli anni. Era libero perché concepiva il cristianesimo come un avvenimento, una persona, un disegno divino attuato nella storia. Questa era la chiave della sua libertà: non un cristianesimo poco pasquale o poco gioioso, non un cristianesimo solo culturale. È un fatto e non deve essere ridotto a ideologia. Auspicava che Bologna diventasse quella che era convinta di essere: sapiente, intelligente, amante della vita, davvero ospitale e fraterna verso tutti».
La serie di appuntamenti dal titolo «Biffi e Bologna, il sapore dei tortellini, la sfida attuale della vita eterna» è proposta dalla chiesa di Bologna, dalla Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna e dal Centro culturale Enrico Manfredini. Sono in programma inoltre altri incontri: giovedì 25 settembre nell’Aula Magna del Seminario un incontro su «Biffi e la teologia», mentre martedì 25 novembre nel Salone Bolognini di San Domenico una riflessione su «Biffi e i giovani».
«Sono eventi – ha spiegato monsignor Gabriele Porcarelli, già segretario del cardinale Biffi – che vogliono ripercorrere la vita, la storia, le opere e in qualche modo quella coscienza che l’arcivescovo ha rappresentato per la Chiesa di Bologna e per la città. Vogliamo insieme ripercorrere anche alcuni momenti fondamentali. Il ricordo personale, come suo segretario per otto anni, va alla vita vissuta tutti i giorni con lui nell’impegno quotidiano per la Chiesa di Bologna a cui teneva in modo particolare. Nella sua agenda tutti i giorni, tutte le settimane, tutti i mesi c’erano gli appuntamenti della vita diocesana che preparava con molta attenzione, con molta determinazione. Davvero dedicava tempo alla preparazione delle omelie, degli interventi perché nulla fosse lasciato al caso». «È stato un tesoro – ha affermato Pier Ferdinando Casini, già Presidente della Camera – un testimone scomodo del nostro tempo, un’espressione di un cattolicesimo molto coerente ma a volte anche capace di asperità, come è giusto che sia, perché non mi risulta che Cristo duemila anni fa fosse molto comodo per chi si trovava sulla sua strada. Biffi era un milanese a tutto tondo, che non avrebbe mai pensato di vivere a Bologna, che è arrivato in una città che vedeva distante da sé ma che ha profondamente amato, al punto poi di stabilirsi a Bologna fino agli ultimi anni della sua vita. Per cui diciamo che è stata una grande ricchezza per la Chiesa italiana e anche per la nostra città». Le parole di Pier Luigi Bersani, già Segretario del Pd, richiamano Biffi come uomo del confronto, di un dialogo schietto senza fronzoli nel quale riconoscere «un’intelligenza vivissima e ironica con un’umanità cattivante». Si confrontò con il cardinale intorno al tema della sua «presunta» definizione di «Bologna città sazia e disperata: «Da lì venne anche per noi un colpo di frusta per tornare ai fondamentali. Ci aiutò nella nostra discussione in quegli anni Ottanta della “Milano da bere”, ad andare a riprendere il senso delle cose che facevamo. Non ho mai visto uno così milanese e assieme così emiliano. E quindi nel mio immaginario mi è sembrato un piacentino. Ci ho ritrovato nel suo modo di dire e di fare qualcosa di casa mia». Del rapporto tra Biffi e l’ex sindaco Guazzaloca ha parlato invece Enrico Biscaglia, già Direttore generale del Comune di Bologna. «Il rapporto tra i due è stato molto significativo – ha detto Biscaglia -. Avevano qualcosa in comune nell’amare Bologna: la petronianità per Biffi, la bolognesità per Guazzaloca. E così hanno valorizzato tante cose come ad esempio il museo della Madonna di San Luca al Cassero di porta Saragozza e la statua di San Petronio sotto le Due Torri. Il rapporto tra i due era di una sintonia che non aveva bisogno di parole né, tanto meno, di fare programmi comuni».
All’incontro è intervenuto anche lo storico Alberto Melloni, segretario della Fondazione per le Scienze religiose, che ha ripercorso la biografia di Giacomo Biffi, in particolare negli anni precedenti al suo arrivo a Bologna, ripercorrendo la formazione, gli studi, l’esperienza pastorale di parroco e infine il contesto ecclesiale e sociale di quegli anni.
«I dieci anni dalla morte del cardinale Giacomo Biffi – ha detto il giornalista Matteo Matzuzzi, moderatore dell’incontro – significano molto per la Chiesa di Bologna per la Chiesa italiana e universale. Più si distanzia il tempo dall’evento, la salita al cielo, più si ha la capacità di cogliere la profondità di quanto detto, di quanto scritto, soprattutto in un mandato così lungo, quasi vent’anni, sulla Cattedra di Bologna. E forse credo che oggi avrebbe molto da dire anche alla Chiesa universale. Chissà cosa direbbe davanti ad esempio alle lezioni del nuovo pontefice, Leone XIV. Forse avrebbe qualche consiglio da dare o molto più probabilmente rimarrebbe in silenzio a guardare gesti, parole, fatti di questo Papa americano preso anche lui dall’altra parte del mondo e capitato sulla cattedra romana».
