Dal settimanale Bologna Sette

Cimiteri, luogo di incontro tra vivi e dormienti

La riflessione di monsignor Stefano Ottani, vicario generale, sulla resurrezione della carne e l'offerta di modi e luoghi adeguati per la conservazione delle urne cinerarie

Su Bologna Sette di domenica 16 aprile la riflessione e proposta del vicario generale monsignor Stefano Ottani.

La Pasqua appena celebrata è occasione propizia per riconsiderare il rapporto con la morte e i morti, così come attualmente si concepisce sotto vari profili, a partire dalla necessità di luoghi in cui custodirne la memoria. La storia dimostra che i riti che accompagnano il congedo dei vivi dai morti costituiscono la prima testimonianza di civiltà, caratterizzata dalla specificità dell’essere umano non riducibile alla sola dimensione biologica.

La fede cristiana nella risurrezione annuncia la vittoria sulla morte e la speranza della vita eterna; il culto dei santi ci insegna che il vero giorno natalizio è quello della morte, ossia della nascita alla vita eterna e alla beatitudine. La procedura canonica stabilisce che il processo di canonizzazione si radica nel luogo in cui uno è morto, perché quella è la sede in cui si raccoglie tutto, non solo il suo corpo ma anche la sua testimonianza di vita.

Due elementi nuovi si inseriscono nel contesto tradizionale: la presenza di diverse concezioni religiose e l’incremento della pratica della cremazione. Si può affermare che proprio l’attuale, e crescente, prevalenza della cremazione ponga nell’immediato il problema della gestione dei cimiteri, diventati progressivamente in gran parte inutilizzati, mentre si fa avanti la richiesta di luoghi e modalità di conservazione delle ceneri. Il pluralismo religioso, in un sano contesto di laicità, richiede apertura e rispetto reciproco, non solo formale. La cronaca recente ha riportato alla ribalta la questione della sepoltura in terra straniera di non cattolici, cui dare onore, doveroso e solidale.

Il termine “cimitero” significa “dormitorio” e fa quindi riferimento ad una concezione in cui la morte è equiparata al sonno, da cui prima o poi ci si risveglierà. Non è difficile capire che tale idea è frutto di una visione caratterizzata dalla fede in una vita ultraterrena, propria del cristianesimo, di parte dell’ebraismo e dell’islam. Ad essa si possono in qualche modo ricondurre altre tradizioni religiose che comunque non esauriscono nell’esistenza terrena l’orizzonte della vita. Il superamento di antiche contrapposizioni ideologiche ha condotto la Chiesa cattolica ad ammettere pacificamente la cremazione, che certamente non ostacola il dogma della risurrezione della carne, sottolineando in ogni caso il rispetto dovuto anche a ciò che resta della persona dopo la morte, per motivi spirituali, antropologici, culturali e affettivi.

Interessanti, pertanto, e certamente da prendere in attenta considerazione sono le proposte di dare nuovo significato alla situazione attuale trasformando i cimiteri, rimasti vuoti, in parchi urbani in cui i vivi si incontrano con i dormienti. La fede cristiana che annuncia la risurrezione della carne trova qui il luogo del ricordo, della preghiera e dell’attesa. Parallelamente è urgente offrire modi e luoghi adeguati per la conservazione delle urne cinerarie dopo la cremazione.

Articolo completo su Bologna Sette del 16 aprile 2023

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