BOLOGNA – Padre Olinto Marella sarà beatificato a Bologna nel pomeriggio di domenica 4 ottobre 2020. Lo ha annunciato l’Arcivescovo Card. Matteo Zuppi durante la Benedizione della Madonna di San Luca alla Città e all’Arcidiocesi avvenuta oggi in Piazza Maggiore. La cerimonia di beatificazione si svolgerà durante la S. Messa solenne nel giorno della festa di San Petronio e di quella di San Francesco.
“Il riconoscimento del miracolo è stato una gioia per la nostra comunità e per i devoti di Padre Marella in Italia e all’estero – afferma l’Arcivescovo Zuppi – e adesso la notizia della data della beatificazione arriva come un bellissimo regalo per tutti”.
La data della cerimonia è indicata anche sul sito della Congregazione per le cause dei Santi della S. Sede e la notizia del giorno in cui Padre Marella sarà beatificato giunge a completamento di quella del 28 novembre scorso quando Papa Francesco aveva autorizzato la medesima Congregazione a promulgare il decreto che ha riconosciuto il miracolo: la guarigione, avvenuta nel 1985 a Bologna, di un uomo che dopo un intervento chirurgico aveva rischiato di perdere la vita a causa di episodi emorragici.
Olinto Marella, nato a Pellestrina (VE) il 14 giugno 1882, è morto il 6 settembre 1969 a San Lazzaro di Savena (BO). Il padre Luigi era medico condotto dell’isola e la madre Carolina De Bei era insegnante. Secondo di quattro fratelli, entra in seminario, studia prima a Venezia poi a Roma, dove ha come compagno di corso Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII. Viene ordinato sacerdote il 17 dicembre 1904 a Venezia.
Il 25 settembre 1909 viene sospeso “a divinis” per aver dato ospitalità allo “scomunicato” Romolo Murri, suo amico fin dal seminario. Nel 1924 giunge a Bologna come insegnante di storia e filosofia nei licei classici Galvani e Minghetti. Il 2 febbraio 1925, festa della “Presentazione al Tempio”, per volontà del Card. Nasalli Rocca viene riabilitato.
Torna così ad esercitare il suo sacerdozio che lo vede impegnato soprattutto nelle periferie della città tra i poveri e i derelitti, diventando un fulgido esempio di carità. Si iscrive alla San Vincenzo, trasforma in piccole cappelle alcune cantine dei palazzoni appena costruiti detti “degli umili”.
Il periodo bellico lo vede autore di tanti gesti di coraggio e di altruismo, accoglie infatti nelle sue case rifugio un numero elevato di orfani, sbandati e di poveri. Fonda la prima “Città dei ragazzi” impegnandosi come educatore e le “Piccole operaie” per occuparsi del doposcuola e dell’avviamento al lavoro. Il “padre dei poveri” muore nella sua “Città dei ragazzi” a 87 anni, lasciando una eredità di amore e carità.