11 Novembre

Il Cardinale Zuppi in Ungheria all’abbazia di Pannonhalma

Un centro spirituale e culturale di grande importanza

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In occasione della festa di San Martino, il Cardinale Zuppi ha visitato l’arciabbazia di Pannonhalma.San Martino  è considerato il primo santo non martire a essere onorato nella Chiesa occidentale ed è noto per la sua carità e per il servizio pastorale come vescovo di Tours in Francia, ebbe proprio in Ungheri a Pannonhalma, i suoi natali.

In suo onore, alla fine del decimo secolo venne fondata l’abbazia benedettina, che fu completata dal re Santo Stefano. Considerata il vero centro propulsore della vita spirituale e culturale dell’Ungheria, con le sue istituzioni scolastiche e accademiche, Pannonhalma registrò i momenti fiorenti e quelli drammatici della storia ungherese, sopravvivendo alle soppressioni ottomane e alle politiche religiose dell’impero asburgico.

La concelebrazione, presieduta dal Cardinale Zuppi alla quale insieme alla comunità monastica hanno participato gli studenti e i docenti delle scuole collegate all’abbazia, intendeva celebrare l’ottavo centenario dell’attuale chiesa abbaziale. Erano presenti con l’abate ordinario Cirill e l’abate emerito, il nunzio apostolico in Ungheria, mons. Michael Banach, il vescovo luterano János Szemerei e il segretario di Stato Miklós Soltész.

La vostra – ha detto il Cardinale all’omelia – è una casa nel cuore dell’Europa e ne rappresenta le radici più profonde, superando da sempre tutte le frontiere, come la stessa figura di San Martino testimonia. Il cuore del vostro grande e splendido monastero è questa Chiesa, – ha proseguito l’arcivescovo – la roccia sulla quale avete costruito nei secoli una casa capace di resistere alla forza delle piogge e dei venti, anche quelli terribili della violenza. È stato così negli anni della Seconda guerra mondiale, quando è diventata un luogo di accoglienza per i bambini e per i tanti ebrei perseguitati, così come casa per i rifugiati nel 2015 o per i molti recenti profughi dell’Ucraina, il cui dramma portiamo nel cuore chiedendo il dono della pace. La santità non conosce limiti e parla l’unica lingua che non annulla le differenze”.

L’Arcivescovo ha ricordato la figura gentile e sapiente di padre Gerard Bekes, monaco di Pannonhalma, da lui conosciuto e apprezzato come suo professore nella Facoltà di Sant’Anselmo a Roma.

 

 

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