A Betlemme per l'Epifania

Il Custode: «Ora dobbiamo essere vicini alle nostre comunità»

Fra Patton: «Vorremmo vedere una pace un po’ più reale e costruttiva in cui le persone vengono riconosciute nella loro dignità»

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BETLEMME – Secondo Natale di guerra. Sofferenze nella popolazione e mancanza di pellegrini, vitali per l’economia locale.

«È un Natale in “tono minore” – ha detto fra Francesco Patton, Custode di Terra Santa che domenica 5 ottobre ha fatto il suo ingresso a Betlemme per la festa dell’Epifania – anche perché mancano i pellegrini, se non rarissimi gruppi. Vorremmo vedere una pace un po’ più reale e costruttiva, cioè non semplicemente l’assenza della guerra, ma una pace in cui le persone vengono riconosciute nella loro dignità e hanno tutte quante gli stessi diritti oltre che gli stessi doveri. Dal punto di vista cristiano, sappiamo che la speranza ha un valore anche di tipo teologico religioso ed è legata al rapporto con Gesù Cristo morto e risorto. Se Lui veramente è al centro della nostra esistenza, come cantiamo nel Te Deum, non saremo né confusi, né delusi, né falliti in eterno. È Lui la speranza che non delude».

I pellegrini bolognesi hanno avuto modo di pregare con lui nella chiesa di santa Caterina al suo arrivo, dopo l’accoglienza della comunità di Betlemme che lo ha accompagnato a piedi dalla Tomba di Rachele, appena oltrepassato il muro di separazione venendo da Gerusalemme, fino alla chiesa della parrocchia passando festosamente per il centro della città. Intorno a lui tanti fedeli, le autorità civili, religiose e militari, molti frati francescani della Custodia, gruppi e associazioni e in particolare gli scout locali. Al corteo si sono uniti anche i bolognesi che alla fine della celebrazione hanno avuto modo di salutarlo e incontralo personalmente.

«Il messaggio di speranza – ha spiegato ancora fra Patton – è che la guerra finisca presto e che di conseguenza, finendo la guerra le persone possano riprendere una vita normale, che i pellegrini possano tornare perché senza di loro, di fatto, non c’è lavoro. E questo vuol dire che le famiglie sono in sofferenza, hanno bisogno di aiuto per pagare le rette scolastiche, per i medicinali, per tutto quanto».

Ai francescani fu affidata la Custodia e la cura dei Luoghi Santi nel 1342 da Papa Clemente VI. Attualmente la Custodia di Terra Santa è una provincia dell’Ordine francescano dei frati minori e comprende i territori di Israele, Palestina, Giordania, Siria, Libano, Egitto, Cipro e Rodi. I francescani prestano il loro servizio nei principali santuari della Redenzione, tra i quali un posto di rilievo spetta al Santo Sepolcro, alla basilica della Natività a Betlemme e alla chiesa dell’Annunciazione a Nazaret.

«I frati – si legge sul sito ufficiale della Custodia che riporta alcuni dati della loro presenza – svolgono attività pastorale in diverse parrocchie, esprimendosi anche con opere di carattere sociale: scuole, collegi, case per studenti, sezioni artigianali, circoli parrocchiali, case di riposo per anziani, doposcuola, laboratori femminili, colonie estive, ambulatori. Le loro scuole forniscono formazione a circa 10.000  alunni fra cattolici, non cattolici e non cristiani».

«La prima cosa che ci è stata chiesta – spiega il Custode – è quella di dimorare nei luoghi santi. La seconda, di celebrare Messe cantate e Divini uffici, quindi di pregare. Infine, di essere una comunità proveniente da più paesi. Continuiamo a vivere la nostra missione nei santuari, pregando nei santuari e con questo volto internazionale». Dal 7 ottobre non ci sono più pellegrini e i Luoghi santi sono tornati ad essere poco frequentati come al tempo delle chiusure per il Covid o nei mesi di maggior tensione tra israeliani e palestinesi dei decenni scorsi. In questo contesto aumenta così la «dimensione sociale» della missione della Custodia: aiutare ed essere vicini alle esigenze delle comunità cristiane locali che soffrono per la crisi economica.

«Quando ci sono i pellegrini – conclude fra Patton – noi frati insieme con i fedeli locali accogliamo quanti vengono qui. Ma ora siamo soli e dobbiamo assistere le nostre comunità». Ecco allora un invito: «È assolutamente possibile venire qui e spero che quanto prima vengano superati quegli ostacoli di carattere economico, legati al costo maggiore di biglietti e assicurazioni, e che i cristiani tornino a visitarci, sia per ravvivare la loro fede, perché lo scopo del pellegrinaggio è sempre quello di approfondire la propria fede, ma anche per esprimere vicinanza alla comunità cristiana che vive qui. La comunità locale ha bisogno di non sentirsi isolata e di respirare una vicinanza molto concreta, con il sostegno anche economico che portano i pellegrini».

Qui il servizio del Christian Media Center sull’ingresso del Custode a Betlemme del 5 gennaio e della Festa dell’Epifania. Dal minuto 1,25 si parla del pellegrinaggio bolognese e viene intervistato monsignor Stefano Ottani, vicario generale della diocesi di Bologna, che ha guidato il gruppo in Terra Santa.

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